“MAMMA È MATTA, PAPÀ È UBRIACO” DI FREDRIK SJÖBERG

INDAGINE SU UN DIPINTO ALLA RICERCA DEL TALENTO E DEI SEGRETI ESISTENZIALI DEL SUO ARTISTA.

di Cristina Marra 11/02/2020
Recensione letteraria
mamma è matta papà è ubriacoReggio Calabria. Con “Mamma è matta, papà è ubriaco” Fredrik Sjöberg ha unito alla sua abilità di entomologo quella di detective e di scrittore di gialli per ricercare e indagare la vita di un artista, Anton Dich, scomparso, dimenticato e abbandonato, ma anche il talento e le sue possibili ragioni, sia esso trasmesso, ereditato o nato spontaneamente, che è assolutamente dovuto al caso.

Il caso ha anche voluto che Sjöberg si imbattesse in un dipinto, “Hanna e Lillan”, che lo attrae al punto da spingerlo a investigare per tre anni sulla vita del pittore e delle due ragazze ritratte, e a lasciarsi andare a una ricostruzione che spesso si apre a riflessioni e affermazioni, domande e possibili risposte che riguardano l’esistenza e la casualità.

Con meticolosità, arguzia e anche un po' di ironia, Sjöberg rimettere insieme i pezzi di una vita misteriosa e solitaria come quella di Anton Dich, l’artista danese autore del dipinto che ritrae due giovani donne nel 1921. Il libro prende la forma di una biografia che attraverso la storia di un uomo racconta un’epoca con incursioni personali dell’autore.

Entomologo, collezionista e giornalista culturale, Sjöberg ci ha abituati a una scrittura influenzata dai suoi studi e dalle sue ricerche e a un occhio attento a focalizzare dettagli e particolari apparentemente insignificanti o superflui. La ricerca sulla vita di Dich inizia dal ritratto di Hanna e Lillan, cugine, le madri erano sorelle, due giovani malinconiche e tristi “come quando tutto il male ti cammina dentro, arriva allo stomaco e si fa così nero e pesante da convincerti che in fondo l’unico a cui dare la colpa di tutto sei tu. Credo che si sentissero così, quell’estate. E Anton lo capì”.

Di una di loro, Dich diventa il patrigno e se le due ragazze nascondono esistenze complicate, pure un’altra donna, Eva Adler, moglie di Dich, diventa personaggio centrale della storia e chiave di lettura. Già moglie e vedova del famoso pittore Ivar Arosenius, appartiene alla famiglia degli Adler che a quel tempo aveva rapporti con intellettuali e artisti. “Eva è la chiave” scrive l’autore “me ne sono accorto subito. O almeno così credevo. Una chiave perduta, purtroppo. Se c’è qualcuno in questa storia che avrei voluto invitare a bere qualcosa una sera d’estate, in un posto davanti al mare dove chiacchierare a quattr’occhi, quel qualcuno è lei”.

L’autore mette insieme pezzetti di vita di Dich, dettagli e curiosità che lo riportano a esperienze personali e a ripercorrere esistenze di altri artisti tra le quali quella di Amedeo Modigliani. Il mito di Modì lo infila in “un gioco eccitante, inebriante, in cui ora, con mia grande gioia, mi ritrovavo coinvolto” e anche se Modigliani non compare in nessun quadro di Dich, c’è uno schizzo che ritrae la sua ragazza. Il dipinto “Saint Pancrace” del 1920, intitolato al paesino in cui Dich e Eva vissero per qualche tempo è un racconto “andato perduto” e si può interpretare a piacimento, ma quella data dà inizio a un breve periodo, “il migliore mai vissuto dall’ Anton Dich artista”.

Sjöberg procede intersecando testimonianze su Dich con intuizioni e ricordi e si lascia trasportare anche dagli aneddoti che “come acque sotterranee, filtrano dalle rocce delle generazioni. Solo sporadici ricordi di infanzia, null’altro, eppure, o forse proprio per questa ragione mi rivelano qualcosa” ed è tutto un susseguirsi di sensazioni, luoghi, da Verona a Mentone, da Parigi a Leopoli, problemi economici, vergogna e delusioni come Dich scrive più volte a Nils. Il caso, come accadeva nella sua precedente esperienza di entomologo, aiuta ancora l’autore e, un incontro con la figlia di Hanna apre altri scenari e aggiunge altri tasselli. Ma il caso, continua Sjoberg “conduce il suo gioco con spietatezza esemplare, al punto che alla fine si è tentati di rifugiarsi nel calore del risentimento, noto anche a molti pittori”.  

Incipit “ Nella mia infanzia c’era un uomo che si chiamava Adolf. E’ l’unico Adolf che abbia mai conosciuto, o anche solo visto. In effetti aveva un nome antiquato”

Titolo: Matta è matta, papà è ubriaco
Autore: Fredrik  Sjoberg
Editore: Iperborea
Prezzo: euro 16,50
 

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