“LA GEOGRAFIA DEL DANNO” DI ANDREA DE CARLO:TRE GENERAZIONI SOTTO LA LENTE D’INGRANDIMENTO
“HO INDAGATO SU UNA MISTERIOSA STORIA DELLA MIA FAMIGLIA. QUELLO CHE HO SCRITTO È TUTTO ASSOLUTAMENTE VERO”, HA DICHIARATO LO SCRITTORE
CRISTINA MARRA
16/11/2024
LE INTERVISTE DI CRISTINA
Da pochi giorni in libreria “La geografia del danno” di Andrea De Carlo è una storia vera che racconta un’indagine familiare che copre tre generazioni e diversi luoghi.
De Carlo con uno stile impeccabile ed elegante racconta un segreto custodito per anni e che lo riguarda da vicino e la ricerca della verità. In prima persona e col ritmo proprio dell’investigazione che procede per indizi, dettagli, testimonianze e piccole intuizioni, lo scrittore viaggia nel tempo e nei luoghi, dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento ai tempi odierni, dall’Italia al Cile, alla Tunisia.
Andrea, dopo le tue indagini nei sentimenti e nei rapporti di coppia hai sentito l’esigenza di una storia di ricostruzione, di un puzzle familiare a cui mancavano dei tasselli. Ti sei sentito davvero un detective?
Beh, è stato come proprio come cercare di risolvere un cold case, a cento anni di distanza da un fatto traumatico che aveva provocato conseguenze in tre generazioni della mia famiglia, e che era rimasto coperto da un’ombra di reticenza, bugie, omissioni, verità alterative.
Scritto in prima persona è stato anche un metterti a nudo. Il protagonista sei tu, con le tue emozioni e il tuo rapportarti con personaggi reali e vicini alla vita vita? E’ il libro della tua formazione?
È una storia totalmente vera, e quindi avevo stabilito dall’inizio che non avrei romanzato niente, non avrei inventato dialoghi né colmato con la fantasia i vuoti che non sarei riuscito a colmare.
Sapevo di espormi, ma era indispensabile raccontare tutto in prima persona, e per così dire in presa diretta, senza filtri. Faccio inevitabilmente parte della storia, ma i veri protagonisti sono i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni dei quali non sapevo quasi nulla quando ho cominciato a scrivere.
Scrivi “in questa storia ogni domanda sembra tirarsene dietro un’altra” ripercorri attraverso fotografie e ricordi le vicende della tua famiglia, ma ricostruisci anche momenti storici e tappe geografiche, è una storia che viaggia su due piani?
Sì, perché le vicende personali si inseriscono inevitabilmente nei grandi movimenti collettivi di cui avevano fatto parte, come l’emigrazione dei siciliani in Tunisia e quella dei piemontesi in Cile, avvenute entrambe alla fine dell’Ottocento. Ci sono attraversamenti di oceani e continenti, in fuga dalla povertà e all’inseguimento di sogni, e scoperte, rivelazioni di talenti, incontri, guerre…
Giancarlo e Giuliana i tuoi genitori “giovani idealisti e sognatori, impegnati insieme ai loro amici a immaginare un’Italia diversa, e intenti a leggere, discutere, progettare furiosamente tutto il tempo”, quanto due loro figure come loro oggi sono diventate rare?
Credo che i giovani sognatori esistano ancora, però il nostro tempo continua a ridurre gli spazi di attenzione, e accelera i tempi della disillusione.
La verità perché è spesso difficile da dire?
Perché rivelerebbe realtà dolorose, rapporti complicati, bugie stratificate.
Scrivere questo libro e scegliere l’immagine di copertina e vederlo stampato e in libreria che emozioni ti ha trasmesso? Scoprire ma anche immaginare sono andate di pari passo?
Scrivere questo libro è stato un viaggio di scoperta, durante il quale ho avuto diverse rivelazioni.
Avere tra le mani il libro stampato con la fotografia di mia nonna Doralice in copertina è stata un’emozione unica da quelle che avevo provato con i miei libri precedenti. I commenti che ricevo dai primi lettori confermano che questa è proprio una nuova avventura narrativa.
E’ con lo stesso spirito che è nato il podcast de La geografia del danno, disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme, con la mia voce e le mie musiche originali, una sorta di compagno di viaggio del libro. Ogni giovedì dal 7 novembre fino alla fine di dicembre uscirà una nuova puntata.
De Carlo con uno stile impeccabile ed elegante racconta un segreto custodito per anni e che lo riguarda da vicino e la ricerca della verità. In prima persona e col ritmo proprio dell’investigazione che procede per indizi, dettagli, testimonianze e piccole intuizioni, lo scrittore viaggia nel tempo e nei luoghi, dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento ai tempi odierni, dall’Italia al Cile, alla Tunisia.
Andrea, dopo le tue indagini nei sentimenti e nei rapporti di coppia hai sentito l’esigenza di una storia di ricostruzione, di un puzzle familiare a cui mancavano dei tasselli. Ti sei sentito davvero un detective?
Beh, è stato come proprio come cercare di risolvere un cold case, a cento anni di distanza da un fatto traumatico che aveva provocato conseguenze in tre generazioni della mia famiglia, e che era rimasto coperto da un’ombra di reticenza, bugie, omissioni, verità alterative.
Scritto in prima persona è stato anche un metterti a nudo. Il protagonista sei tu, con le tue emozioni e il tuo rapportarti con personaggi reali e vicini alla vita vita? E’ il libro della tua formazione?
È una storia totalmente vera, e quindi avevo stabilito dall’inizio che non avrei romanzato niente, non avrei inventato dialoghi né colmato con la fantasia i vuoti che non sarei riuscito a colmare.
Sapevo di espormi, ma era indispensabile raccontare tutto in prima persona, e per così dire in presa diretta, senza filtri. Faccio inevitabilmente parte della storia, ma i veri protagonisti sono i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni dei quali non sapevo quasi nulla quando ho cominciato a scrivere.
Scrivi “in questa storia ogni domanda sembra tirarsene dietro un’altra” ripercorri attraverso fotografie e ricordi le vicende della tua famiglia, ma ricostruisci anche momenti storici e tappe geografiche, è una storia che viaggia su due piani?
Sì, perché le vicende personali si inseriscono inevitabilmente nei grandi movimenti collettivi di cui avevano fatto parte, come l’emigrazione dei siciliani in Tunisia e quella dei piemontesi in Cile, avvenute entrambe alla fine dell’Ottocento. Ci sono attraversamenti di oceani e continenti, in fuga dalla povertà e all’inseguimento di sogni, e scoperte, rivelazioni di talenti, incontri, guerre…
Giancarlo e Giuliana i tuoi genitori “giovani idealisti e sognatori, impegnati insieme ai loro amici a immaginare un’Italia diversa, e intenti a leggere, discutere, progettare furiosamente tutto il tempo”, quanto due loro figure come loro oggi sono diventate rare?
Credo che i giovani sognatori esistano ancora, però il nostro tempo continua a ridurre gli spazi di attenzione, e accelera i tempi della disillusione.
La verità perché è spesso difficile da dire?
Perché rivelerebbe realtà dolorose, rapporti complicati, bugie stratificate.
Scrivere questo libro e scegliere l’immagine di copertina e vederlo stampato e in libreria che emozioni ti ha trasmesso? Scoprire ma anche immaginare sono andate di pari passo?
Scrivere questo libro è stato un viaggio di scoperta, durante il quale ho avuto diverse rivelazioni.
Avere tra le mani il libro stampato con la fotografia di mia nonna Doralice in copertina è stata un’emozione unica da quelle che avevo provato con i miei libri precedenti. I commenti che ricevo dai primi lettori confermano che questa è proprio una nuova avventura narrativa.
E’ con lo stesso spirito che è nato il podcast de La geografia del danno, disponibile gratuitamente sulle principali piattaforme, con la mia voce e le mie musiche originali, una sorta di compagno di viaggio del libro. Ogni giovedì dal 7 novembre fino alla fine di dicembre uscirà una nuova puntata.