“LA FELICITÀ È UNA PAROLA SEMPLICE” INTERVISTA ALL’AUTRICE ARIANNA PAPINI

PREMIO ANDERSEN COME MIGLIORE ILLUSTRATORE E AUTRICE DI OLTRE 150 LIBRI PER BAMBINI, ECCO IL SUO ULTIMO LAVORO.

di Cristina Marra 28/04/2021
Le interviste di Cristina
FELICITà PAPINIReggio Calabria. Arianna Papini ha vinto i più prestigiosi e ambìti premi del mondo dell’editoria per bambini e ragazzi tra i quali l’Andersen come miglior illustratore nel 2018. Autrice e illustratrice di oltre 150 libri, collabora con editori italiani e stranieri e partecipa annualmente a mostre personali e collettive internazionali.

Per Camelozampa editore indipendente che pubblica libri di qualità alta sia nei contenuti che nell’utilizzo di materiali ecologici, Papini “La felicità è una parola semplice” e “traccia una strada verso un futuro per ricominciare a viver la felicità” dopo il periodo buio della pandemia. Il picture book rivolto a lettori di ogni età è un canto alla felicità, alla volontà di riscoprirci capaci di provare felicità e di allontanare timori e paure e riprendere a fare sogni e non più terribli incubi.

La commozione che si prova nel leggere e guardare le illustrazioni è rigenerante, è una commozione che trasmette gioia seppure i ricordi sono tristi. La semplicità è l’ingrediente principale della felicità. I gesti  comuni e affettuosi a cui prima non si prestava troppa attenzione  e si dava per scontato che ci sarebbero stati per sempre, invece  sono venuti meno e l’autrice sprona e incoraggia a ricominciare a vivere, a recuperare presto una normalità felice. Il ricordo della nostra felicità semplice deve essere la partenza per una nuova fase di vita in cui abbracci, natura, viaggi, musica e sogni saranno la nostra cura, la nostra terapia per guarire dalla solitudine  e dal distanziamento sociale.

L’autrice da esperta arteterapeuta in questo libro ci suggerisce il percorso da seguire fatto di ricordi e di futuro.   


ARIANNA il libro è un inno alla ripartenza, al ritorno alla felicità, quanto è stato difficile scriverlo e illustrarlo condensando in poche tavole i sentimenti vissuti nell'anno appena trascorso?

È stato così facile… nel senso dell’urgenza. Dovevo farlo, era impellente dire della felicità che attiene a ogni tempo poiché qualsiasi vissuto insegna a migliorarci, a comprendere quante cose abbiamo, sempre. Quindi facile, come respirare.

Come hai scelto i protagonisti?felicità papini

Non li ho scelti, come al solito. I protagonisti dei miei libri arrivano in sogno, nei pensieri, sono loro a scegliere me. Un po’ come i gatti e i figli. È una magia conoscere chi ci ha scelti, e anche una grande responsabilità poiché non possiamo deluderli. Così poi inizia il lavoro serio, rigoroso e allo stesso tempo lieve come tutto il narrare…

Semplicità è sinonimo di felicità? Basta poco per cancellare la paura e tornare ad essere felici?

Semplicità può essere sinonimo di felicità, sì. Non sempre ma molto spesso. In fondo ciò che ci fa “girare” verso l’infelicità è spesso la complessità della nostra mente, del pensiero. Tutto accade, cose bellissime e terribili ma se noi siamo in grado di utilizzare gli eventi, con semplicità, acchiapparli in punta di matita e dare colore, forma, parola a quanto avviene allora la felicità si affaccia alla nostra vita e noi ci vergogniamo di provarla a volte, con tutto ciò che ci accade intorno. La semplice felicità del fare arte sarà il mio prossimo corso di illustrazione e spiega, moltissimo, la semplicità del risorgere di questo tempo. La paura a mio parere non va mai cancellata, è così preziosa. La paura ci fa resistere, ci salva spesso la vita, che coraggio potremmo avere in assenza di paura? Quindi secondo me non si tratta tanto di cancellarla quanto di accoglierla, capirla, lavorarla. A volte ci sono vere e proprie fobie. Io sono sempre per capire, indagare. Una volta vista l’origine della paura tutto si attenua e diventa parte della vita e questo sì che ci fa tornare ad essere felici...

I disegni dei bambini con arcobaleni e cuori postati sui social o sventolati  sui balconi sono stati il leit motiv contro i timori e hanno incoraggiato. Il tuo picture book è dedicato anche a loro?

Certo che è dedicato a loro. È dedicato a tutti noi. È anche la narrazione di chi, nonostante tutto, in questo tempo sospeso ha ritrovato qualcosa. Una passione. Perché chi aveva la musica, l’arte, ha resistito. Si è perfino potuto godere il tempo ritrovato. La resilienza è una parola molto nominata in questo periodo ma cos’è non lo sa nessuno. La scienza ci racconta di metalli che si piegano senza rompersi ma la psicologia parla spesso di capacità di affrontare e “superare” un evento traumatico. Per me superare non ha senso. Niente si supera. Quando un evento va a far parte della nostra storia e smettiamo di rifiutarlo allora diventa utile, ci rafforza, diventa materiale artistico lavorabile da cui nascono meraviglie. Questo albo è dedicato ai bambini ma loro sanno. È dedicato soprattutto ai loro adulti, poiché molti non sanno e questo non se lo possono permettere perché i piccoli sono lì ad aspettare che tornino. Perché non è tanto ciò che è accaduto fuori quanto ciò che è accaduto dentro le case che conta adesso. L’assenza di sorriso. Il lutto. La paura. I bambini ci aspettano e noi dobbiamo esserci.
 
Nel lockdown e nei mesi a seguire abbiamo iniziato ad ascoltare il silenzio e stiamo imparando a vedere i sorrisi dietro le mascherine. Secondo te cosa ci ha insegnato questo anno difficile? Quanto i libri sono stati un conforto e un viaggio?

Sento sempre parlare di quante cose sono mancate alle persone. Verissimo. Ma le competenze umane che abbiamo acquisito? Perché non se ne parla? Ci siamo accorti di avere troppe cose in casa, per molto tempo non abbiamo dovuto acquistare granché. Ci siamo resi conto di avere case troppo grandi o troppo piccole, prive di verde, di animali. Abbiamo “sentito” nel silenzio delle notti quanto le nostre città siano tanto rumorose da scacciare gli animali. E noi SIAMO animali. Abbiamo capito cosa ci mancava e cosa no. Soprattutto cosa no. E se abbiamo avuto la forza di farlo, nell’accorgercene abbiamo cambiato strada. Il tempo. Soprattutto. È tornato. Tanto tempo. Una meraviglia.

Da incoscienti, pochissimo lavoro ma così tanto pensiero, sogno, speranza. Sentirsi tutti uniti, dentro lo stesso pericolosissimo viaggio, un sentire amoroso dei mondi che questa vita ci ha fatto provare, mi vien da dire per fortuna. Spesso ho pensato ai miei nonni in questo anno. Alla loro saggezza semplice dovuta alle mancanze di base della guerra. Da piccola parlando con loro a volte avrei voluto poter usare così il pensiero. Ecco forse adesso potrò farlo. Io leggo sempre tantissimi libri ma in questo anno e mezzo ho divorato centinaia di romanzi, saggi, libri d’arte. Mi sono mancati i musei fino a piangere. Ma i libri erano qui e leggevo, dipingevo, cantavo, invece di quei dieci minuti la sera due ore o più. Vorrei non perdere questa cosa. Ho voluto segnarla in un libro. Affinché possiamo condividere ancora questo tempo, grandi e piccini, senza bisogno di parlare. E ricordare sempre di quando giocavamo a indovinare i sorrisi.


 

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