INTERVISTA AD ANTONELLO DI CARLO, AUTORE DI "VIAGGIO IN SICILIA SULLE ORME DI GOETHE".
UNA NARRAZIONE ORIGINALE, UN INTERCALARE DI PROSA E POESIA, DOVE I PAESAGGI DIVENTANO LUOGHI DELLO SPIRITO
di Alma Daddario
04/08/2022
Interviste
Roma. “L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto…”, scriveva il giovane Johan Wolfgang von Goethe reduce dall’immaginifico incontro con una terra di mostri e prodigi, di contrasti e paradossi, di cui il letterato tedesco non tardò a innamorarsi. Lo scrittore Antonello Di Carlo ne ripercorre l’esperienza nel libro “Viaggio in Sicilia” edito da Libeccio Edizioni, attraverso una narrazione originale, un intercalare di prosa e poesia, dove i luoghi reali si intervallano a tappe immaginarie, e i paesaggi diventano luoghi dello spirito. Alter ego di Goethe, l’autore intraprende in quest’opera un nuovo viaggio, spiazzante e singolare: esperimento riuscito di un percorso che è valsa la pena di ripetere in un panorama postmoderno così poco compreso. Lo incontriamo durante una delle svariate presentazioni romane.
D – Il giovane letterato tedesco Goethe si mette in viaggio per moda, seguendo la tradizione del Gran tour, o per altre esigenze?
R - “Quel che per ora sta a cuore a me, è d’arricchirmi di quelle impressioni sensibili che non danno né i libri né i quadri. Per me l’importante è di prendere ancora interesse a ciò che si agita nel mondo, di mettere alla prova il mio spirito d’osservazione, d’esaminare fino a qual punto arrivino la mia scienza e la mia cultura, d’essere sicuro che il mio occhio è lucido, limpido e puro e se le rughe, che si sono scavate ed impresse nella mia anima, si possono ancora spianare”. Lo spirito con cui Goethe intraprese il viaggio non era né quello pioneristico dei grandi viaggiatori come G. Forster o W. Humboldt, ma nemmeno quello limitato di tanti cavalieri “italomani” , per lo più giovani rampolli di famiglie aristocratiche che oltrepassavano le Alpi per completare la propria formazione artistico-culturale in Italia. Nessuna di queste due motivazioni albergavano nell’animo di Goethe, il quale infatti scriveva: “non capisco come si possa andare in giro per il mondo senza vedere niente oltre la punta del proprio naso” - e poi ancora – “Il viaggiatore nordico crede di venire a Roma per trovarvi come un’appendice della sua esistenza, per completare ciò che gli fa difetto; ma a poco a poco finisce con l’accorgersi… che per questo dovrebbe trasformare completamente il suo modo di sentire e incominciare tutto daccapo”. Nel periodo italiano si definirà uno Strebender, non si sente più un viandante ma un viaggiatore consapevole di quello che ricerca in un viaggio intrapreso con l’unico scopo di verifica di tutto quell’insieme di ideali e di convinzioni estetiche già acquisite, infatti, non a caso, in una sua lettera a Langer, scriveva: “A Roma amico mio… a Roma! Parigi deve essere la mia scuola, ma Roma sarà la mia università”. Inutile dire che alla fine tutta la penisola italiana, dal Brennero alla Sicilia, sarà l’università per Goethe e i luoghi visitati diventeranno le biblioteche e le pinacoteche accademiche.
D– Può esserci un'affinità elettiva tra il poeta tedesco e il personaggio di Odisseo?
R - Sicuramente esiste, infatti come Goethe (e Odisseo), io cerco l’avventura, perché in essa vedo l’unico veicolo in grado di farmi uscire dalla banalità e dalla monotonia della vita, che, in sua assenza, spegnerebbe in me desideri e interessi, senza i quali non riuscirei mai a saziare il bisogno di conoscere lo sconosciuto, l’inesplorato. Lo stesso Goethe non fa mistero riguardo a tale argomentazione; infatti, nel “Viaggio in Italia” e in altre sue importanti opere, come nel “Faust” e nelle “Affinità elettive” si evidenzia la sua naturale propensione a dar spiegazione e conoscenza al De Rerum natura, alla stregua dell’Ulisse dantesco. L’Eroe “dall’agile mente e dal multiforme ingegno”, che dal Sommo Poeta viene collocato nell’ottava bolgia, esattamente tra i consiglieri fraudolenti, ma dallo stesso è ammirato, perché superando le colonne d’Ercole, non si era fermato al “Quia”, spingendosi ben oltre quelle, metaforico limite della conoscenza umana del tempo. È questo il presupposto di partenza da cui Goethe non prescinde, e che lo spinge a vivere e a provare l’esperienza del Gran Tour in Italia.
D – Nel percorso narrativo, quanto ti sei immedesimato nel protagonista del viaggio?
R - Direi a priori, ne spiego le ragioni. Aver letto “Italienishe Reise” anche in tedesco, mi ha permesso di comprendere quanto fossero mancanti di qualcosa le traduzioni e gli adattamenti dell’opera in italiano, che, a mio parere, non avevano dato giusta enfasi a un quid rappresentante il volano del viaggio stesso. In realtà compresi che quel quid, il quale tanto aveva catalizzato la mia attenzione, non era per me importante, non perchè fosse assente, ma perché rappresentava solo ciò che io stavo cercando: vivere personalmente l’emozione del viaggio e completare l’itinerario in Sicilia, includendo nello stesso anche diverse altre tappe come quelle di Ragusa e di Siracusa. Così, dall’apice del mio indomabile campanilismo e investito in pieno da uno Sturm und Drang post litteram, iniziai a meditare sulla possibilità di rivisitare, di rivivere, ma senza stravolgerle, le tappe e le esperienze vissute dal Poeta, concentrando l’attenzione, quale figlio di quella amata terra, alla parte finale del Gran Tour. Il mio narcisismo mi ha fatto indossare i panni del giovane e avventuroso poeta trasferendo in lui le mie parole, le mie emozioni, e, soprattutto, le mie rime, che apportando a questo mio lavoro musicalità, eleganza e ritmo, ben si sposano con l’accento epico-descrittivo dello stesso.
D – Perché la scelta di intercalare tappe e descrizioni proprio con i versi ?
R - La scelta è dipesa dal mio amore verso la poesia lirica, quindi anche neoclassica e romantica e, soprattutto perché, avendo indossato i panni del giovane Goethe, ho voluto identificarmi a 360 gradi nel personaggio, ovviamente limitatamente al Goethe poeta. È stato un esperimento divertente ed esaltante che ha riscosso una buona accoglienza da parte di critica e lettori.
D – Tappe reali miste a tappe immaginarie in questo viaggio nella terra del mito, perché?
R - Goethe commise l’imperdonabile errore di apportare diverse variazioni al rigido canone del Gran Tour, pentendosene profondamente. Pertanto ho inserito sia le tappe che Goethe avrebbe visitato sicuramente, nel caso in cui non avesse “variato il suo viaggio” (vedi Erice, Trapani, Mazara del Vallo, Marsala, Ragusa e Siracusa), sia le tappe che mi stavano più a cuore perché profondamente legate alla mia infanzia.
D – C’è un luogo in particolare dell’isola che ha maggiormente impressionato Goethe?
R - Si. La Sicilia J
D– Che ne pensava questo tedesco, degli isolani?
R - Verso i Siciliani provava grandissimo rispetto e, al contempo, timore riverenziale, infatti nel suo Viaggio in Italia non fa mistero alcuno di questo e lo ribadisce spesso.
D – Cosa rappresenta la Sicilia nel giovane Goethe che parte, e cosa gli lascia dentro al ritorno?
R - Ho un solo modo per rispondere esaustivamente a questa domanda, Goethe scriveva: “L’Italia senza la Sicilia non lascia nell’animo immagine alcuna. È qui che si trova la chiave di tutto”.
D – La scrittura può essere – nell'intento di Goethe e nel tuo – un modo per fermare il tempo?
R - La scrittura è lo strumento ideale per manipolare il tempo e lo spazio e per creare un ponte di pura empatia letteraria con i lettori.
Nota sull’autore:
Antonello Di Carlo è uno scrittore siciliano nato a Palermo nel 1974 e dal 2000 vive a Reggio Emilia. Ha conseguito studi giuridici, ma il liceo classico ha sempre plasmato e forgiato la sua indole di scrittore appassionato di letteratura, poesia, filologia, filosofia, storia, lingue straniere. Autore di romanzi, saggi, componimenti poetici, per le opere pubblicate ha ricevuto recensioni, sia a livello nazionale che internazionale, come quella pubblicata dal Sun (Florida State), oltre a riconoscimenti e patrocini come: il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità della Regione Siciliana, il patrocinio da Sicindustria, patrocinio e diploma accademico dall’Accademia nazionale di lettere, arti e scienze Ruggero II di Sicilia, il patrocinio dall’associazione Sicilia Antica, il patrocinio dai Comuni di Palermo, Bagheria, Monreale, Caltanissetta, Taormina, Agrigento, Calatafimi-Segesta, Messina, Castelbuono, Polizzi Generosa, Trappeto, Ascoli Piceno, dall’Ente Parco delle Madonie, dall’Ente Parco Gole dell’Alcantara. Tra i riconoscimenti più significativi quello di membro onorario della National Italian Foundation per meriti letterari, e l’ Encomio della città di New York City. Nel mese di giugno 2021 è stato insignito del premio alla carriera “Città di Firenze” e a settembre dello stesso anno del premio alla carriera GMGA Publishing. Nel maggio 2022 è stato nominato cavaliere emerito per la cultura da parte dell’Accademia Ruggero II di Sicilia.
Viaggio in Sicilia sulle orme di Goethe
Autore: Antonello Di Carlo
Editore: Libeccio Edizioni
286 pagine
15,00 euro
D – Il giovane letterato tedesco Goethe si mette in viaggio per moda, seguendo la tradizione del Gran tour, o per altre esigenze?
R - “Quel che per ora sta a cuore a me, è d’arricchirmi di quelle impressioni sensibili che non danno né i libri né i quadri. Per me l’importante è di prendere ancora interesse a ciò che si agita nel mondo, di mettere alla prova il mio spirito d’osservazione, d’esaminare fino a qual punto arrivino la mia scienza e la mia cultura, d’essere sicuro che il mio occhio è lucido, limpido e puro e se le rughe, che si sono scavate ed impresse nella mia anima, si possono ancora spianare”. Lo spirito con cui Goethe intraprese il viaggio non era né quello pioneristico dei grandi viaggiatori come G. Forster o W. Humboldt, ma nemmeno quello limitato di tanti cavalieri “italomani” , per lo più giovani rampolli di famiglie aristocratiche che oltrepassavano le Alpi per completare la propria formazione artistico-culturale in Italia. Nessuna di queste due motivazioni albergavano nell’animo di Goethe, il quale infatti scriveva: “non capisco come si possa andare in giro per il mondo senza vedere niente oltre la punta del proprio naso” - e poi ancora – “Il viaggiatore nordico crede di venire a Roma per trovarvi come un’appendice della sua esistenza, per completare ciò che gli fa difetto; ma a poco a poco finisce con l’accorgersi… che per questo dovrebbe trasformare completamente il suo modo di sentire e incominciare tutto daccapo”. Nel periodo italiano si definirà uno Strebender, non si sente più un viandante ma un viaggiatore consapevole di quello che ricerca in un viaggio intrapreso con l’unico scopo di verifica di tutto quell’insieme di ideali e di convinzioni estetiche già acquisite, infatti, non a caso, in una sua lettera a Langer, scriveva: “A Roma amico mio… a Roma! Parigi deve essere la mia scuola, ma Roma sarà la mia università”. Inutile dire che alla fine tutta la penisola italiana, dal Brennero alla Sicilia, sarà l’università per Goethe e i luoghi visitati diventeranno le biblioteche e le pinacoteche accademiche.
D– Può esserci un'affinità elettiva tra il poeta tedesco e il personaggio di Odisseo?
R - Sicuramente esiste, infatti come Goethe (e Odisseo), io cerco l’avventura, perché in essa vedo l’unico veicolo in grado di farmi uscire dalla banalità e dalla monotonia della vita, che, in sua assenza, spegnerebbe in me desideri e interessi, senza i quali non riuscirei mai a saziare il bisogno di conoscere lo sconosciuto, l’inesplorato. Lo stesso Goethe non fa mistero riguardo a tale argomentazione; infatti, nel “Viaggio in Italia” e in altre sue importanti opere, come nel “Faust” e nelle “Affinità elettive” si evidenzia la sua naturale propensione a dar spiegazione e conoscenza al De Rerum natura, alla stregua dell’Ulisse dantesco. L’Eroe “dall’agile mente e dal multiforme ingegno”, che dal Sommo Poeta viene collocato nell’ottava bolgia, esattamente tra i consiglieri fraudolenti, ma dallo stesso è ammirato, perché superando le colonne d’Ercole, non si era fermato al “Quia”, spingendosi ben oltre quelle, metaforico limite della conoscenza umana del tempo. È questo il presupposto di partenza da cui Goethe non prescinde, e che lo spinge a vivere e a provare l’esperienza del Gran Tour in Italia.
D – Nel percorso narrativo, quanto ti sei immedesimato nel protagonista del viaggio?
R - Direi a priori, ne spiego le ragioni. Aver letto “Italienishe Reise” anche in tedesco, mi ha permesso di comprendere quanto fossero mancanti di qualcosa le traduzioni e gli adattamenti dell’opera in italiano, che, a mio parere, non avevano dato giusta enfasi a un quid rappresentante il volano del viaggio stesso. In realtà compresi che quel quid, il quale tanto aveva catalizzato la mia attenzione, non era per me importante, non perchè fosse assente, ma perché rappresentava solo ciò che io stavo cercando: vivere personalmente l’emozione del viaggio e completare l’itinerario in Sicilia, includendo nello stesso anche diverse altre tappe come quelle di Ragusa e di Siracusa. Così, dall’apice del mio indomabile campanilismo e investito in pieno da uno Sturm und Drang post litteram, iniziai a meditare sulla possibilità di rivisitare, di rivivere, ma senza stravolgerle, le tappe e le esperienze vissute dal Poeta, concentrando l’attenzione, quale figlio di quella amata terra, alla parte finale del Gran Tour. Il mio narcisismo mi ha fatto indossare i panni del giovane e avventuroso poeta trasferendo in lui le mie parole, le mie emozioni, e, soprattutto, le mie rime, che apportando a questo mio lavoro musicalità, eleganza e ritmo, ben si sposano con l’accento epico-descrittivo dello stesso.
D – Perché la scelta di intercalare tappe e descrizioni proprio con i versi ?
R - La scelta è dipesa dal mio amore verso la poesia lirica, quindi anche neoclassica e romantica e, soprattutto perché, avendo indossato i panni del giovane Goethe, ho voluto identificarmi a 360 gradi nel personaggio, ovviamente limitatamente al Goethe poeta. È stato un esperimento divertente ed esaltante che ha riscosso una buona accoglienza da parte di critica e lettori.
D – Tappe reali miste a tappe immaginarie in questo viaggio nella terra del mito, perché?
R - Goethe commise l’imperdonabile errore di apportare diverse variazioni al rigido canone del Gran Tour, pentendosene profondamente. Pertanto ho inserito sia le tappe che Goethe avrebbe visitato sicuramente, nel caso in cui non avesse “variato il suo viaggio” (vedi Erice, Trapani, Mazara del Vallo, Marsala, Ragusa e Siracusa), sia le tappe che mi stavano più a cuore perché profondamente legate alla mia infanzia.
D – C’è un luogo in particolare dell’isola che ha maggiormente impressionato Goethe?
R - Si. La Sicilia J
D– Che ne pensava questo tedesco, degli isolani?
R - Verso i Siciliani provava grandissimo rispetto e, al contempo, timore riverenziale, infatti nel suo Viaggio in Italia non fa mistero alcuno di questo e lo ribadisce spesso.
D – Cosa rappresenta la Sicilia nel giovane Goethe che parte, e cosa gli lascia dentro al ritorno?
R - Ho un solo modo per rispondere esaustivamente a questa domanda, Goethe scriveva: “L’Italia senza la Sicilia non lascia nell’animo immagine alcuna. È qui che si trova la chiave di tutto”.
D – La scrittura può essere – nell'intento di Goethe e nel tuo – un modo per fermare il tempo?
R - La scrittura è lo strumento ideale per manipolare il tempo e lo spazio e per creare un ponte di pura empatia letteraria con i lettori.
Nota sull’autore:
Antonello Di Carlo è uno scrittore siciliano nato a Palermo nel 1974 e dal 2000 vive a Reggio Emilia. Ha conseguito studi giuridici, ma il liceo classico ha sempre plasmato e forgiato la sua indole di scrittore appassionato di letteratura, poesia, filologia, filosofia, storia, lingue straniere. Autore di romanzi, saggi, componimenti poetici, per le opere pubblicate ha ricevuto recensioni, sia a livello nazionale che internazionale, come quella pubblicata dal Sun (Florida State), oltre a riconoscimenti e patrocini come: il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità della Regione Siciliana, il patrocinio da Sicindustria, patrocinio e diploma accademico dall’Accademia nazionale di lettere, arti e scienze Ruggero II di Sicilia, il patrocinio dall’associazione Sicilia Antica, il patrocinio dai Comuni di Palermo, Bagheria, Monreale, Caltanissetta, Taormina, Agrigento, Calatafimi-Segesta, Messina, Castelbuono, Polizzi Generosa, Trappeto, Ascoli Piceno, dall’Ente Parco delle Madonie, dall’Ente Parco Gole dell’Alcantara. Tra i riconoscimenti più significativi quello di membro onorario della National Italian Foundation per meriti letterari, e l’ Encomio della città di New York City. Nel mese di giugno 2021 è stato insignito del premio alla carriera “Città di Firenze” e a settembre dello stesso anno del premio alla carriera GMGA Publishing. Nel maggio 2022 è stato nominato cavaliere emerito per la cultura da parte dell’Accademia Ruggero II di Sicilia.
Viaggio in Sicilia sulle orme di Goethe
Autore: Antonello Di Carlo
Editore: Libeccio Edizioni
286 pagine
15,00 euro