INTERVISTA AD ALESSANDRO SANNA PER IL SUO SPETTACOLARE “ MOBY DICK”

L’IMMORTALE CAPOLAVORO DI MELVILLE TRADOTTO IN IMMAGINI DA UN GRANDE ILLUSTRATORE.

di Cristina Marra 13/05/2021
Le interviste di Cristina
SANNA MOBY DICKReggio Calabria. Un Moby Dick così non lo avevamo mai letto. La storia del capitano Achab e della balena bianca, capolavoro narrativo di Herman Melville del 1851, tradotto in tutto il mondo, ha avuto diverse edizioni, trasposizioni cinematografiche e teatrali, ha ispirato racconti grafici e serie televisive ma leggerlo per immagini dipinte, espressioni della furia e della violenza, della lotta e del coraggio dei due protagonisti è un regalo che ci ha fatto Alessandro Sanna da pochi giorni in libreria col suo “Moby Dick” edito da Rizzoli con una preziosa prefazione di Giorgio Fontana.

Docente di disegno all’Accademia di Verona, è uno dei più noti e apprezzati illustratori italiani con pubblicazioni e premi internazionali, Sanna stupisce e incanta, agita e affascina. Il romanzo di Melville nell’arte di Sanna diventa un viaggio per mare, una sfida con le onde altissime, un incontro cromatico tra cielo e mare, un racconto in sequenza come un graphic novel ma senza baloon, al quale l’artista ha lavorato sin dal 2012, quando pubblica l’opera in sole seicento copie.

Sanna interpreta “Moby Dick” rappresentando un viaggio dipinto in due tempi, uno dedicato al capitano Achab, alla costruzione dell’imbarcazione  e all’insieme della ciurma, l’altra tutto abissale con la balena che si incontrano al centro del libro.


Alessandro, hai dipinto il capolavoro di Melville con due storie indipendenti, L’uomo e la Balena che confluiscono al centro del libro senza una conclusione. Perché questa scelta? E’ una storia senza fine sempre in progress?SANNA MOBY DICK

Quando leggo un classico per immaginarlo mi concedo la possibilità di avanzare una mia idea sull’opera. Da Moby Dick sono nate molte ipotesi di lavoro e sicuramente mi sono tenuto alla larga dalla rappresentazione pedissequa del racconto. Non volevo illustrare il capolavoro di Melville ma attingere dall’energia del romanzo. Sono nate naturalmente le due storie che confluiscono nel centro del libro. Non c’è un vero e proprio inizio e non esiste una fine. Tutto si crea e tutto si trasforma.

La tua non è una trasposizione artistica ma una personale interpretazione, hai messo su la storia dipinto dopo dipinto, da dove sei partito?

Nel 2012, quando ho realizzato il libro mi sono posto dei limiti molto importanti e tra i tanti il più avvincente e pericoloso è stato di non procedere con un timone o come si suol dire in gergo tecnico, story-board. Questo mi ha permesso di improvvisare e di cambiare rotta all’improvviso come quando si dipinge un quadro informale. Una vera avventura sul filo del rasoio.

E’ la prima volta che ti avvicini a un classico con questo approccio quasi cinematografico?

Il cinema è un alimento di cui non sono mai sazio e sicuramente quando disegno, senza accorgermene cerco ritmo e punti di vista che somigliano a quelle del grande schermo. Non è il mio primo classico. Nel tempo ho lavorato, in modi diversissimi a Don Chisciotte e Pinocchio.

Entrambi i tuoi racconti per immagini iniziano con incontri importanti e una nascita, la nave e Moby Dick. E’ la creazione che intendi celebrare?

SANNA MOBY DICKSicuramente la creazione e la trasformazione della natura. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. Questa frase storica è un buon pensiero sul quale spesso mi metto a ragionare.

Prima Pinocchio e Don Chisciotte, ora Moby Dick, quanto ti appassiona ancora illustrare i classici e quanto è grande la loro attualità?

Non sono solo attuali ma spingono a nuove creazioni e nuove energie creatrici, sempre. In tutti i campi: poesia, arti figurative, teatro, cinema e nuove tecnologie. I classici sono boomerang lanciati verso l’infinito.

Rispetto all’edizione limitata dl 2012 cosa è cambiato nel tuo racconto di Moby Dick?

L’edizione limitata è stata stampata in maniera incredibile ma è interessante anche la versione in quadricromia di Rizzoli perché non è solo il risultato estetico che mi interessa di questo libro ma anche e soprattutto quello concettuale. Poi c’è la prefazione di Giorgio Fontana ad impreziosire il mio lavoro.

E’ la danza sia terrestre che marina che esprime il concetto di battaglia e di caccia?

Una danza della natura con i suoi protagonisti e antagonisti. Non c’è cacciatore e preda ma un grande gioco di madre natura di rigenerazione perpetua del creato.

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