INTERVISTA A FRANCESCO CAROFIGLIO AUTORE DELLA RACCOLTA “POESIE DEL TEMPO STRETTO”

APPROFITTANDO DELLA SOSPENSIONE TEMPORALE DEL COVID HA RECUPERATO LE SUE LIRICHE COMPOSTE NEGLI ANNI.

di Cristina Marra 08/11/2020
Le interviste di Cristina
poesie carofiglioReggio Calabria. Le custodiva chiuse in un cassetto, forse dimenticate, scritte su fogli ingialliti dal tempo e poi, nei giorni della chiusura forzata, quando fuori dalle mura domestiche regnavano il silenzio e la speranza, le ha fatte uscire, le ha rilette, modificate, eliminate e associate  a suoni e disegni, così Francesco Carofiglio ha dato forma alla sua prima raccolta di poetica “Poesie del tempo stretto” edita da Piemme. Architetto, regista, disegnatore e scrittore di romanzi di successo, Carofiglio anche nelle sue poesie, fa emergere il lato ombroso dei protagonisti e lascia che il tempo parli, e racconti emozioni provate o subite, ricordi suoni sordi, piccoli rumori che tenevano compagnia e non solo.

Le cento poesie accompagnate da altrettanti disegni sono un viaggio nel tempo, in quello passato con stati d’animo e sensazioni nascoste dentro le pagine segrete dell’adolescenza e nell’incontro col presente che strizza l’occhio al futuro.
 
Francesco, dopo la narrativa, il graphic novel, la saga, com'è stato rapportarti con la poesia? 

Leggo poesia da sempre. E scrivo versi da molto tempo, ma non ho mai pensato di pubblicarli. Mi sono accorto, nei mesi scorsi, che era arrivato il tempo di farlo.
 
Il binomio poesie-disegni lo hai pensato da subito?
 
Non ho programmato nulla. Tutto é andato in maniera imprevista, quasi casuale. A un certo punto mi sono reso conto che poesie e disegni stavano parlando la stessa lingua. E in quel momento è nato questo libro.
  
Poesie ripescate, riscritte e alcune eliminate, come hai proceduto nella scelta?
 
Ho scritto, riscritto e buttato via. I versi chiedono precisione, essenzialità, urgenza. Ho lavorato moltissimo e rileggendo ho selezionato secondo i suoni, le parole, i silenzi. Ecco, soprattutto i silenzi.
  
In modo dolcissimo e discreto dedichi la raccolta a Ariel, la tua gatta, quanto è importante per te vivere con lei e cosa in un certo modo senti di doverle?
 
La dedica alla mia gatta é il disegno di copertina. Ariel ha assistito, paziente, alla scrittura di quasi tutti i miei romanzi. Mi ha insegnato il gioco, la rapidità, il contatto. Sono grato alla vita per averla fatta arrivare nella mia casa, minuscola e impertinente, ormai molti anni fa.
 
 Le poesie sono 100 sono simboliche dei cento difficili giorni?
 
Le cose, come dicevo prima, a volte si compongono casualmente. Chissà, inconsapevolmente, forse anche quello che suggerisci tu è il motivo.
 
Nelle poesie brevi e incisive ci sono molti animali, come ne compaiono tanti anche nei tuoi romanzi, Quanto sono indispensabili per te a livello personale ma anche come veri e propri personaggi?
 
La mia immaginazione si muove da sempre in un mondo di prodigi vegetali e animali, abitano spesso i miei sogni. Quando ero molto piccolo mi esercitavo disegnando cavalli, cani, gatti, pesci immaginari. Avevo una cesta preziosissima con gli animaletti. Non è cambiato molto da allora.
 
Il silenzio ma anche le parole, le parole sono spesso una salvezza?
 
Le parole sono un presidio di libertà e bellezza. Sono consolazione e rivolta. A volte indicano anche una strada possibile, per la salvezza.
 
 La raccolta può essere letta come un romanzo poetico in cui il passato incontra il presenta per lasciare aperta la porta del futuro, sei d'accordo con questa mia chiave di lettura?
 
E’ la tua chiave, ma mi piace. La mia sta dentro le cose non dette, quelle sospese, non riesco a dire meglio di così.
 
 Stai continuando a scrivere poesie o stai già lavorando a un nuovo progetto?
 
Scrivo sempre, disegno. Adesso lavoro a un nuovo romanzo molto impegnativo. Userò questo tempo di restrizioni per lavorare nel silenzio a questa storia, perchè lo richiede.
 
Hai presentato il libro in un teatro vuoto, com'è stato calcare un palcoscenico silenzioso?
 
Emozionante, come sempre. Ma anche doloroso. I teatri sono di nuovo fermi, vuoti. Per me, che ci sono cresciuto, nel teatro, è come una mutilazione. Ma capisco anche che è un passaggio complicato, drammatico, inevitabile.

Sarà bello tornarci, in teatro, mi auguro presto.
Sarà come tornare a casa.
 

Articoli LETTERATURA

Contattaci