INCONTRO RAVVICINATO CON LA NORVEGESE LONG LITT WOON AUTRICE DI “LA VIA DEL BOSCO”

COME FUGGIRE DALLA DISPERAZIONE E APRIRE GLI OCCHI AL MONDO. IL ROMANZO DELLA RINASCITA.

di Cristina Marra 01/10/2019
Le interviste di Cristina
cri pordenone funghi woodPordenone. Incontro l’autrice malese in una delle sale che ospitano gli appuntamenti di PordenoneLegge, nel cuore della città, mentre fuori migliaia di lettori affollano le altre locations, le strade e le librerie di Pordenone che nei giorni del festival appare come un libro aperto ricco di storie e pronto ad accoglierne altre.

La scrittrice sorridente e disponibile ha appena terminato la presentazione, ma non è stanca di parlare ancora di un libro che racconta una svolta importante della sua vita personale e privata. Long Litt Woon viene dalla Norvegia è di origine malese ma sin da studentessa si trasferisce a Oslo e ci rimane avendo sposato un norvegese.

All’uomo della sua vita, Eiolf, la scrittrice dedica un libro speciale che unisce il ricordo alla rinascita, il dolore alla scoperta, l’assenza all’esplorazione, un libro che come recita il sottotitolo è una storia di lutto, funghi e rinascita ma è soprattutto una guida per far seguire al lettore la sua stessa strada quella “Via del bosco” che l’ha portata a rivedere la luce e a pensare al futuro dopo la perdita del marito e il tunnel oscuro in cui si era rifugiata per fuggire dal dolore. “La via del bosco” edito da Iperborea è un omaggio al marito ma anche al mondo dei funghi, alla scoperta della micologia come terapia contro la disperazione che l’assenza della persona amata provoca senza riserve.

“Il lutto è un dolore che macina lento; divora tutto il tempo che gli serve” e seguire il sentiero dei funghi diventa la medicina per la guarigione dalla malattia dell’anima. Il ricordo del marito Eiolf non abbandona l’autrice che ritrova la presenza del suo compagno dove meno se lo aspetta e comincia a “vedere” con altri occhi e sentirne la mancanza in un modo piu’ costruttivo e meno autodistruttivo. 

“Esplorare e conoscere il mondo dei funghi ti ha fatto uscire dal buio del lutto ma è stata anche un’indagine dentro te stessa?”

“ Sì, certamente, per me lo è stato. Sperimentare la terribile esperienza di una perdita implica dover ridefinire la propria identità. Bisogna assolutamente ritrovare dei punti cardinali, dei riferimenti, e per me esplorare il mondo dei funghi è stato come esplorare anche me stessa”

“Tra le particolarità legate al mondo dei funghi nel libro racconti anche che in Norvegia vige un controllo capillare sui funghi e sin dal 1952 esiste la figura dell’ispettore dei funghi è una figura che compare solo in Norvegia?

“In effetti è una cosa molto particolare e non so bene perché esista solo in Norvegia e invece nei paesi vicini no e neanche è presente una figura simile all’ispettore. Forse  il motivo è da ricercare nella stretta collaborazione tra ricercatori scientifici e amatori di funghi. Gli accademici aiutano i fungaioli nella redazione o revisione di testi e loro ricambiano con la raccolta sul campo. C’è una bella sinergia e quindi la figura dell’ispettore diventa necessaria”

“Nel libro alterni i tuoi progressi nella conoscenza del mondo dei funghi ai ricordi legati a tuo marito e racconti anche che in casa di Eiolf non si mangiavano mai funghi , è un’abitudine abbastanza diffusa un po' in tutta Europa?”

“ Se guardi la mappa dell’Europa c’è molta differenza riguardo al consumo dei funghi, a nord li temono molto invece piu’ a est si va piu’ sono apprezzati e utilizzati. Spesso non si conoscono e non si riconoscono i funghi velenosi e per questo si temono e si evitano e molte volte nel loro utilizzo in cucina spesso vengono gettate via le parti migliori e piu’ gustose e questo è legato alla poca conoscenza, si teme ciò che non si conosce!”
 

Articoli LETTERATURA

Contattaci