INCONTRO RAVVICINATO CON FRANCO VANNI, AUTORE DE “LA REGOLA DEL LUPO”

UN CLASSICO GIALLO CHE PESCA NELLA MIGLIORE TRADIZIONE DEL GENERE DELLA CAMERA CHIUSA E OFFRE TRE POSSIBILI COLPEVOLI.

di Cristina Marra 13/03/2019
Intervista
 FRANCO VANNI, AUTORE DE “LA REGOLA DEL LUPO”Reggio Calabria. La seconda indagine del cronista di nera Steno Molteni, "La regola del lupo" (Baldini+Castoldi), di Franco Vanni arriva con la primavera che investe Milano col suo tepore quando "gli ultimi irriducibili sudavano nei maglioni di cotone".

A non troppa distanza, a Pescallo fiorita e splendida, nel comune di Bellagio, viene rinvenuto il cadavere di un uomo sul tender della sua barca ormeggiata sul lago, si tratta di Filippo Corti, detto il Filippino, colpito a morte da un proiettile nel giorno del suo quarantesimo compleanno che avrebbe festeggiato con i tre migliori amici rimasti increduli a bordo della dodici metri. Del caso si occupa il maresciallo Salvatore Cinà prossimo alla pensione e ovviamente Molteni che dovrà scrivere un lungo articolo per il settimanale "La notte" e iniziare un'indagine fatta di interrogatori e sopralluoghi per ricostruire le vicende personali del giovane uomo d'affari.

Vanni propone un giallo classico che pesca nella migliore tradizione del genere della camera chiusa e offre tre possibili colpevoli. Mentre sul lago la bellezza della natura contrasta con gli stati d'animo e i timori dei sospettati, a Milano, Steno lascia la sua stanza 301 dell'albergo Villa Garibaldi e si mette sulle tracce di parenti e conoscenti del Filippino, un uomo che da figlio della portinaia di uno stabile di pregio nel cuore della metropoli era diventato ben presto un imprenditore senza scrupoli.

Vanni fa emergere il lato nascosto di un giovane che si è sempre considerato diverso dagli altri per estrazione sociale, un lupo solitario in mezzo a un branco di cani addomesticati e addestrati al benessere e al lusso ma che ha saputo raggiungere la vetta del successo e del guadagno facile a costo di sacrificare affetti e sentimenti. Magistrali i camei del mondo animali che fanno capolino nella storia e che contribuiscono a fare di Franco Vanni una voce nuova e fresca della narrativa italiana.
 
Franco, il secondo romanzo di una serialità è una grande sfida. Come ti sei approcciato alla nuova storia?
Ho deciso di conservare il buono che c'era in "il caso Kellan" ma di cambiare rotta, per dare qualcosa di nuovo ai lettori e anche a me stesso. Se nel romanzo precedente la vera protagonista era Milano, e c'era un aspetto di impegno sociale (la lotta all'omofobia), con "la regola del lupo" ho voluto mettermi alla prova con un giallo classico, alla Agatha Christie: ci sono quattro amici in barca, uno di loro viene assassinato. È più asciutto, nella trama e nel messaggio.

Steno nonostante i suoi ventisette anni ha maggiore consapevolezza di sè e delle sue scelte?
Steno cresce con me, e cresce anche per conto suo. Ora è più consapevole e soprattutto meno farfallone con le donne. È pronto ad affrontare una vera storia d'amore, fra l'altro. Peccato che la bella avvocatessa con cui lo troviamo a letto all'inizio del libro non la pensi come lui, e dopo essersi divertita lo abbandoni in camera d'albergo.
Steno è agli inizi della sua carriera e Cinà invece è prossimo alla pensione. Due generazioni a confronto ma anche due bravi investigatori che si completano?Ci tenevo a raccontare due età della vita e due approcci diversi. I personaggi giovani nel romanzo sono entusiasti e impulsivi. L'anziano maresciallo Cinà, che ne ha viste tante, è più pacato e riflessivo. L'obiettivo, però, è lo stesso per tutti: capire chi abbia assassinato Filippo Corti.

I luoghi. Da quelli chiusi delle camere d'albergo, alla barca, alla locanda La Pergola. Come li scegli?
Nei romanzi luoghi che mi affascinano. Amo i vecchi alberghi italiani, con la moquette, i mobili su misura e gli ottoni lucidati. E facendo un weekend con mia moglie mi sono innamorato del borgo di Pescallo, nel Comune di Bellagio: poche bellissime case sul lago placido. Appena lo ho visto, ho pensato che era la perfetta ambientazione per un giallo. Mi ha ricordato i contesti dei gialli britannici del primo Novecento, dove l'omicidio avviene spesso in contesti tranquilli: la campagna inglese, le ville vittoriane, i vagoni fermi lontani da ogni stazione. Più è quieta la quiete iniziale, più è sconvolgente il delitto che la turba.

I luoghi rappresentano anche diversi punti di vista?
Di osservazione?Assolutamente! Mentre la barca su cui avviene l'omicidio è chiusa e isolata, come un set teatrale, la Milano che racconto nei romanzi è frenetica e caotica. Oltre al punto di vista, con i cambi di scena varia anche la velocità della narrazione, in un cambio di ritmo che spero i lettori apprezzino.
La storia ruota intorno alla figura carismatica della vittima. Mi piace definire Filippo un randagio e un solitario, sei d'accordo?Sì, Filippo Corti è un animale selvatico, che mal sopporta la società organizzata e le sue regole. La sua solitaria corsa al successo travolge affetti, norme morali e leggi dello Stato. Ma inevitabilmente la società ha la meglio, e la sua pericolosa parabola finisce con un colpo di pistola in testa.

Che ruolo giocano amore e amicizia?
Nella mia vita, fondamentale. I miei amici e mia moglie sono per me sostegno e ancora di salvezza. Nel romanzo, al contrario, amore e amicizia sono sentimenti che Filippo tradisce continuamente. E proprio da quei tradimenti nasce la ragione per cui gli viene presentato il conto, sotto forma di pallottola.

La natura del lago e il mondo animale sono la chiave di lettura?
Sono sicuramente una delle chiavi di lettura, forse quella a cui ho dedicato più energia nello scrivere. Il libro è pieno di animali, che giocano ruoli simbolici. A partire dalla copertina, incontriamo lupi, cani, struzzi, un piccolo cardellino e addirittura un elefante. Ciascun animale simboleggia un tipo umano, come nelle fiabe dei bambini. Anche se questa è una fiaba nera, che parte con un omicidio e non prevede la morale alla fine.
 

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