INCONTRO CON PINO IMPERATORE AUTORE DI "CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERÒ"
RIFLESSIONI AMAROGNOLE IN GIALLO SULLA VITA E L’AMORE.
di Cristina Marra
10/06/2019
Le Interviste di Cristina
Cosenza. Una scrittura camaleontica come lo è Napoli per l'autore che nei suoi romanzi la fa protagonista, ma anche ispiratrice e suggeritrice, a volte spiona e complice, altre gelosa o nerissima.
La grande duttilità espressiva e formale di Imperatore trasforma storie ascoltate per strada, frasi sentite tra i vicoli, scene intraviste o raccolte per caso in una narrazione ricca e piena di voci e al tempo stesso fluida e scattante che si lascia assorbire e bere tutta d'un fiato lasciando però un retrogusto amarognolo di riflessioni e considerazioni sulla vita e l'amore.
Dopo "Aglio,olio e assassino" la squadra investigativa allargata di Imperatore ritorna in grande spolvero nel secondo romanzo "Con tanto affetto ti ammazzero" in cui il profumo della cucina di una trattoria di Mergellina , il mistero di un antico palazzo, la sparizione di una nobildonna, le beghe amorose di un ispettore affascinante, e il legame indissolubile tra un meticcio e una barboncina non danno tregua al lettore che preso letteralmente per la gola e "per le risate" si sente parte della grande famiglia dei Vitiello che da ristoratori si scoprono anche detective e si lasciano coinvolgere nelle indagini dall'ispettore Scapece del dirimpettaio commissariato.
Imperatore racconta l'esistenza di una donna ricca e generosa che giunta quasi alla fine dei suoi giorni fa un bilancio sofferto ma onesto delle proprie scelte e errori, dolori e mali. La baronessa DeFlavis amata e rispetatta da tutti, vive nella grande villa di Roccaromana fino al suo novantesimo compleanno, quando durante il ricevimento scompare insieme al suo maggiordomo Kiribaba.
L'indagine è affidata all'affascinante e intrigante ispettore Gianni Scapece, che sfugge alla solitudine della sua casa vuota rifugiandosi nella calda, accogliente e rumorosa trattoria Parthenope di proprietà della famiglia Vitiello capitanata da nonno Ciccio. La trattoria diventa, per mano di Imperatore, un surrogato del commissariato.
Scapece estimatore di Holmes sia in quanto a metodo che all'utilizzo di una lente d'ingrandimento che un pò portafortuna un pò vezzo viene spesso utilizzata sulla scena del crimine, utilizza il ragionamento e l'osservazione per ricostruire le dinamiche di un crimine e venire a capo di un enigma come nella migliore tradizione del poliziesco classico anglosassone.
Tutti i Vitiello, cane e cuoche comprese, sono invitati a indagare e a turno accompagnano Scapece nei sopralluoghi. La ricerca della nobildonna porta alla scoperta di una Napoli inedita e delle sue isole dove in dimore favolose abitano i figli della De Flavis. Le case diventano con Imperatore personaggi reali che raccontano storie ed avvenimenti storici, custodiscono segreti o sono testimoni di crimini.
L'autore riesce a raccontare il male col sorriso, a nascondere dietro a una risata un tormento, un rimpianto o un rimorso. Il retrogusto amaro arriva con la parte diaristica in cui la baronessa si lascia andare al racconto della sua vita dorata e ne viene fuori un personaggio doppio che sa nascondersi dietro una maschera e far apparire e trasmettere il suo lato piu' umano e solidale celando quello piu' sofferente e nero.
L'autore mette insieme un gruppo investigativo inusuale e sui generis col cane Zorro che interviene con azioni fulminee e con i contributi esilaranti dei Vitiello offre uno sguardo allargato sul crimine o sul male affidandolo ai diversi punti di vista, come in una grande scena teatrale emerge una coralità di intuizioni e trovate geniali che coinvolge tutti i componenti della squadra.
Dedichi il libro “a chi non svilisce o calpesta la vita”. Raccontando di delitti e morte fai un inno alla vita e al suo valore?
«Sì, questo è uno degli scopi del libro. Nei miei romanzi lascio sempre aperto uno spiraglio alla speranza, alla gioia, alla luce, e dunque alla vita. Quella vera, quella che si manifesta lontano dalle tenebre e dal dolore».
Napoli e l'ispettore Scapece al centro della narrazione, eppure emerge una fantastica coralità di personaggi fatta di tante voci ma anche di tanti silenzi.
«Tutti i personaggi dei miei libri hanno eguale dignità e spessore. Mi piace il gioco di squadra; gli individualismi li trovo controproducenti e talvolta inconcludenti. E poco divertenti».
La baronessa De Flavis diventa simbolo della resistenza all'odio e al male in una micro e macro realtà sociale basata sull'arrivismo, sul denaro e sulla violenza?
«Con la sua fermezza e la sua statura morale, la baronessa riesce ad arginare le prepotenze. Al giorno d'oggi ce ne vorrebbero, di persone così!».
La struttura narrativa del romanzo si sviluppa su tre piani narrativi. Quanto è stato difficile costruirla?
«In una scala da uno a dieci, direi nove. Ma al di là delle difficoltà, è stata un'operazione letteraria molto affascinante».
Due famiglie a confronto: quella genuina dei Vitiello e quella fasulla della baronessa. Affronti anche il legame genitori-figli?
«Il rapporto tra Peppe Vitiello e i suoi figli Isabella e Diego è ben diverso da quello che la De Flavis ha con i suoi tre figli. Per le caratteristiche delle rispettive relazioni, siamo agli antipodi. La colpa non è della baronessa ma di una serie di circostanze che hanno corrotto gli animi di Roberto, di Emilia e Simone. Può sembrare scontato dirlo, ma nella realtà non sempre accade che i soldi facciano la felicità e rendano migliori le persone».
Risate, mistero e riflessioni ma anche tanta buona cucina?
«Nei miei libri la buona cucina non manca mai. Buona cucina napoletana, mediterranea, del Sud. È un elemento imprescindibile per le mie storie».
Il lato noir viene fuori dalle riflessioni malinconiche e a cuore aperto della baronessa?
«Sicuramente anche da quelle. Le pagine dei suoi diari sono molto intime e sofferte e testimoniano la presenza del male accanto al bene».
La magia dei luoghi: Mergellina, Posillipo, Capri, Ischia, Sorrento... Con quali occhi indaghi e racconti Napoli?
«Con occhi innamorati. Con il cuore. Con la consapevolezza che Napoli è, checché se ne dica, la città più straordinaria del mondo».
Il rapporto piu' diretto con la morte lo affronti con il personaggio dell'anatomopatologo Lucignano?
«Per il lavoro che fa, Lucignano osserva la morte da una prospettiva differente rispetto a quella comune. È un personaggio dotato di una grande umanità, in grado di stimolare riflessioni profonde sulla nostra condizione esistenziale».
Gli animali-personaggi: Zorro, Bigodina, un micione ma anche ragnetti. Ti diverte molto metterti nei loro panni?
«Tantissimo. Nei miei libri ricorrono spesso: Sansone, Giggetto, Ivana, Aristide, Cico, Nerone, Mustafà e altri ancora. Sono espressione della mia sensibilità animalista».
Cosa ti piace del genere giallo e noir?
«L'idea che possa tenere il lettore col fiato sospeso, alla ricerca di una verità che alla fine potrebbe rivelarsi assai diversa da quella immaginata. Un libro che riesce a sorprendere e a sbalordire dalla prima all'ultima pagina è un ottimo libro».
INCIPIT " L'ispettore capo Gianni Scapece del commissariato di Mergellina, fine indagatore e rubacuori per amore, era un seguace della scuola di pensiero che sosteneva l'esistenza di una proporzionalità diretta fra gli eventi mondani e il rigonfiamento delle sfere".
TITOLO: CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERÒ
AUTORE: PINO IMPERATORE
EDITORE DEA PLANETA
PREZZO EURO 15,00
La grande duttilità espressiva e formale di Imperatore trasforma storie ascoltate per strada, frasi sentite tra i vicoli, scene intraviste o raccolte per caso in una narrazione ricca e piena di voci e al tempo stesso fluida e scattante che si lascia assorbire e bere tutta d'un fiato lasciando però un retrogusto amarognolo di riflessioni e considerazioni sulla vita e l'amore.
Dopo "Aglio,olio e assassino" la squadra investigativa allargata di Imperatore ritorna in grande spolvero nel secondo romanzo "Con tanto affetto ti ammazzero" in cui il profumo della cucina di una trattoria di Mergellina , il mistero di un antico palazzo, la sparizione di una nobildonna, le beghe amorose di un ispettore affascinante, e il legame indissolubile tra un meticcio e una barboncina non danno tregua al lettore che preso letteralmente per la gola e "per le risate" si sente parte della grande famiglia dei Vitiello che da ristoratori si scoprono anche detective e si lasciano coinvolgere nelle indagini dall'ispettore Scapece del dirimpettaio commissariato.
Imperatore racconta l'esistenza di una donna ricca e generosa che giunta quasi alla fine dei suoi giorni fa un bilancio sofferto ma onesto delle proprie scelte e errori, dolori e mali. La baronessa DeFlavis amata e rispetatta da tutti, vive nella grande villa di Roccaromana fino al suo novantesimo compleanno, quando durante il ricevimento scompare insieme al suo maggiordomo Kiribaba.
L'indagine è affidata all'affascinante e intrigante ispettore Gianni Scapece, che sfugge alla solitudine della sua casa vuota rifugiandosi nella calda, accogliente e rumorosa trattoria Parthenope di proprietà della famiglia Vitiello capitanata da nonno Ciccio. La trattoria diventa, per mano di Imperatore, un surrogato del commissariato.
Scapece estimatore di Holmes sia in quanto a metodo che all'utilizzo di una lente d'ingrandimento che un pò portafortuna un pò vezzo viene spesso utilizzata sulla scena del crimine, utilizza il ragionamento e l'osservazione per ricostruire le dinamiche di un crimine e venire a capo di un enigma come nella migliore tradizione del poliziesco classico anglosassone.
Tutti i Vitiello, cane e cuoche comprese, sono invitati a indagare e a turno accompagnano Scapece nei sopralluoghi. La ricerca della nobildonna porta alla scoperta di una Napoli inedita e delle sue isole dove in dimore favolose abitano i figli della De Flavis. Le case diventano con Imperatore personaggi reali che raccontano storie ed avvenimenti storici, custodiscono segreti o sono testimoni di crimini.
L'autore riesce a raccontare il male col sorriso, a nascondere dietro a una risata un tormento, un rimpianto o un rimorso. Il retrogusto amaro arriva con la parte diaristica in cui la baronessa si lascia andare al racconto della sua vita dorata e ne viene fuori un personaggio doppio che sa nascondersi dietro una maschera e far apparire e trasmettere il suo lato piu' umano e solidale celando quello piu' sofferente e nero.
L'autore mette insieme un gruppo investigativo inusuale e sui generis col cane Zorro che interviene con azioni fulminee e con i contributi esilaranti dei Vitiello offre uno sguardo allargato sul crimine o sul male affidandolo ai diversi punti di vista, come in una grande scena teatrale emerge una coralità di intuizioni e trovate geniali che coinvolge tutti i componenti della squadra.
Dedichi il libro “a chi non svilisce o calpesta la vita”. Raccontando di delitti e morte fai un inno alla vita e al suo valore?
«Sì, questo è uno degli scopi del libro. Nei miei romanzi lascio sempre aperto uno spiraglio alla speranza, alla gioia, alla luce, e dunque alla vita. Quella vera, quella che si manifesta lontano dalle tenebre e dal dolore».
Napoli e l'ispettore Scapece al centro della narrazione, eppure emerge una fantastica coralità di personaggi fatta di tante voci ma anche di tanti silenzi.
«Tutti i personaggi dei miei libri hanno eguale dignità e spessore. Mi piace il gioco di squadra; gli individualismi li trovo controproducenti e talvolta inconcludenti. E poco divertenti».
La baronessa De Flavis diventa simbolo della resistenza all'odio e al male in una micro e macro realtà sociale basata sull'arrivismo, sul denaro e sulla violenza?
«Con la sua fermezza e la sua statura morale, la baronessa riesce ad arginare le prepotenze. Al giorno d'oggi ce ne vorrebbero, di persone così!».
La struttura narrativa del romanzo si sviluppa su tre piani narrativi. Quanto è stato difficile costruirla?
«In una scala da uno a dieci, direi nove. Ma al di là delle difficoltà, è stata un'operazione letteraria molto affascinante».
Due famiglie a confronto: quella genuina dei Vitiello e quella fasulla della baronessa. Affronti anche il legame genitori-figli?
«Il rapporto tra Peppe Vitiello e i suoi figli Isabella e Diego è ben diverso da quello che la De Flavis ha con i suoi tre figli. Per le caratteristiche delle rispettive relazioni, siamo agli antipodi. La colpa non è della baronessa ma di una serie di circostanze che hanno corrotto gli animi di Roberto, di Emilia e Simone. Può sembrare scontato dirlo, ma nella realtà non sempre accade che i soldi facciano la felicità e rendano migliori le persone».
Risate, mistero e riflessioni ma anche tanta buona cucina?
«Nei miei libri la buona cucina non manca mai. Buona cucina napoletana, mediterranea, del Sud. È un elemento imprescindibile per le mie storie».
Il lato noir viene fuori dalle riflessioni malinconiche e a cuore aperto della baronessa?
«Sicuramente anche da quelle. Le pagine dei suoi diari sono molto intime e sofferte e testimoniano la presenza del male accanto al bene».
La magia dei luoghi: Mergellina, Posillipo, Capri, Ischia, Sorrento... Con quali occhi indaghi e racconti Napoli?
«Con occhi innamorati. Con il cuore. Con la consapevolezza che Napoli è, checché se ne dica, la città più straordinaria del mondo».
Il rapporto piu' diretto con la morte lo affronti con il personaggio dell'anatomopatologo Lucignano?
«Per il lavoro che fa, Lucignano osserva la morte da una prospettiva differente rispetto a quella comune. È un personaggio dotato di una grande umanità, in grado di stimolare riflessioni profonde sulla nostra condizione esistenziale».
Gli animali-personaggi: Zorro, Bigodina, un micione ma anche ragnetti. Ti diverte molto metterti nei loro panni?
«Tantissimo. Nei miei libri ricorrono spesso: Sansone, Giggetto, Ivana, Aristide, Cico, Nerone, Mustafà e altri ancora. Sono espressione della mia sensibilità animalista».
Cosa ti piace del genere giallo e noir?
«L'idea che possa tenere il lettore col fiato sospeso, alla ricerca di una verità che alla fine potrebbe rivelarsi assai diversa da quella immaginata. Un libro che riesce a sorprendere e a sbalordire dalla prima all'ultima pagina è un ottimo libro».
INCIPIT " L'ispettore capo Gianni Scapece del commissariato di Mergellina, fine indagatore e rubacuori per amore, era un seguace della scuola di pensiero che sosteneva l'esistenza di una proporzionalità diretta fra gli eventi mondani e il rigonfiamento delle sfere".
TITOLO: CON TANTO AFFETTO TI AMMAZZERÒ
AUTORE: PINO IMPERATORE
EDITORE DEA PLANETA
PREZZO EURO 15,00