INCONTRO CON CARLA VIAZZI AUTRICE DI “LA PENULTIMA MOSSA”
INDAGINE, TRA IL ROMANZO E LA RICOSTRUZIONE REALE DELLA MORTE DI UN MITO DELLA MUSICA: JOHN LENNON.
di Cristina Marra
20/01/2021
Le interviste di Cristina
Reggio Calabria. Una morte eccellente avvenuta quarant’anni fa che ha lasciato attoniti milioni di fans in tutto il mondo e che è ancora avvolta in un alone di dubbi e mistero, diventa un romanzo giallo “La penultima mossa” (Morellini) che si legge col ritmo di una canzone. L’autrice è Carla Viazzi che dedica a John Lennon una storia fatta di ricostruzioni reali e di indagini fittizie che tentano di fare luce sulla morte di un mito della musica internazionale e sui rapporti umani spesso annientati da amori malati o voglia di sopraffare e plagiare l’altro. Viazzi, giornalista televisiva e inviata in trasmissioni quali La vita in diretta, I fatti Vostri e Buona Domenica, di cui è stata anche autrice, ha diretto In Fly, la rivista degli aeroporti d’Italia, ha un blog laviazzina.it e da lettrice forte di romanzi di genere si è dedicata a un libro cui la cronaca cede il passo alla finzione come se fosse una partita a scacchi in cui le mosse dell’ispettore Seth Carlsen cercano di comprendere la strategia dell’omicida di Jo Nolan, leader dei Tricks, ucciso davanti agli occhi della moglie l’8 dicembre del 1980.
Carla, rievochi la vicenda dell'omicidio di John Lennon a quarant'anni dalla morte, come mai hai scelto di dedicarti a questo delitto?
«La storia dell’assassinio di Lennon, apparentemente chiara e lineare, negli anni ha suscitato dubbi e perplessità. Per usare un termine attuale si è parlato spesso di complotto: a partire dalla presunta sostituzione di Paul McCartney con un sosia, passando per un ipotetico coinvolgimento dell’Fbi nell’assassinio, per approdare alla tesi che Mark David Chapman volesse uccidere Yoko Ono e non John Lennon. Ecco, era già un giallo, si trattava solo di scriverlo e siccome nessuno lo aveva ancora fatto ci ho provato io».
Nel romanzo ricostruisci avvenimenti della vita del tuo protagonista Jo Nolan strettamente connesse a quelle di Lennon. Mi racconti com'è stata la tua ricerca e quanto ti sei divertita a miscelare verità e finzione narrativa?
«Ovviamente ho letto molti libri, visto documentari e spulciato internet accuratamente. La fonte primaria, perché è quella che ha smosso la mia curiosità iniziale, è il film “Nowhere boy” (di Sam Taylor-Wood) su John Lennon da giovane, che me lo ha fatto vedere sotto una nuova luce. È stato un lavoro stimolante e divertente perché dovevo fare combaciare degli avvenimenti partendo spesso da presupposti totalmente diversi o inventati. Nel libro Yoko Ono alias Yumi Kimura dice: “Lo scopo è trovare la verità e per farlo non si deve scendere a compromessi, ma essere coraggiosi”. Io non ho cercato la verità, al massimo il verosimile. Il libro ha una sua struttura, ma la trama l’ho disegnata io e mi sono presa tutte le libertà artistiche del caso. Quello che però era importante era rimanere fedeli ai veri caratteri dei protagonisti, in modo che gli escamotage potessero essere credibili».
I capitoli sono scanditi da titoli che riportano al gioco degli scacchi e l'ispettore Carlsen ha una scacchiera alla centrale e afferma che "negli scacchi come nella vita serve strategia e non tattica". Possiamo leggere il romanzo come se fosse una partita a scacchi tra colpevole e lettori/detective?
«Assolutamente sì. Attraverso le mosse dell’ispettore si scopre la strategia del colpevole. La tattica è legata alla relazione causa/effetto, mentre la strategia è un percorso articolato su più mosse, che richiede progettazione. Bisogna provare a entrare nella mente dell’avversario per portarlo dove serve. Tra l’altro quando ho scritto il libro gli scacchi non erano al centro dell’attenzione. Adesso grazie alla fiction “La regina di scacchi” si è risvegliato l’interesse verso questo gioco che gioco non è, perché è una vera e propria forma d’arte, non solo per l’incalcolabile numero di combinazioni, ma soprattutto per il concetto, unico nel suo genere, di “scacco matto”».
L'ispettore Seth Carlsen è un investigatore attento e osservatore, che rapporto ha con la sua squadra?
«Ha un rapporto di grande fiducia con l’agente Moore, che è un po’ il suo braccio destro. Ma i giocatori di scacchi sono abituati a seguire i propri ragionamenti. Non a caso nasconde ai suoi collaboratori alcuni particolari e nonostante il suo capo voglia chiudere il caso, lui segue il suo istinto e si ostina ad andare a fondo nelle ricerche».
Con le coppie di Jo e Yumi e Seth Darla indaghi i rapporti sentimentali spesso rovinati dalla competizione professionale? É l'amore il filo conduttore del romanzo?
«L’amore è una componente importante nella vita come nel mio libro ed è innegabile che le coppie spesso siano segnate da fattori esterni, tra cui anche il lavoro. Ma nel romanzo c’è anche l’amore inteso come amicizia quasi fraterna. Ho cercato di tratteggiare quella tra Lennon e McCartney, fra alti e bassi, liti e riappacificazioni. Credo che anche fra di loro a livello professionale ci fosse tensione e penso che – nonostante le insinuazioni – il loro rapporto altalenante sia stato la vera causa dello scioglimento dei Beatles e che Yoko Ono abbia fatto solo da capro espiatorio e proprio perché amava infinitamente John si è sempre fatta carico di questa responsabilità».
Carla, rievochi la vicenda dell'omicidio di John Lennon a quarant'anni dalla morte, come mai hai scelto di dedicarti a questo delitto?
«La storia dell’assassinio di Lennon, apparentemente chiara e lineare, negli anni ha suscitato dubbi e perplessità. Per usare un termine attuale si è parlato spesso di complotto: a partire dalla presunta sostituzione di Paul McCartney con un sosia, passando per un ipotetico coinvolgimento dell’Fbi nell’assassinio, per approdare alla tesi che Mark David Chapman volesse uccidere Yoko Ono e non John Lennon. Ecco, era già un giallo, si trattava solo di scriverlo e siccome nessuno lo aveva ancora fatto ci ho provato io».
Nel romanzo ricostruisci avvenimenti della vita del tuo protagonista Jo Nolan strettamente connesse a quelle di Lennon. Mi racconti com'è stata la tua ricerca e quanto ti sei divertita a miscelare verità e finzione narrativa?
«Ovviamente ho letto molti libri, visto documentari e spulciato internet accuratamente. La fonte primaria, perché è quella che ha smosso la mia curiosità iniziale, è il film “Nowhere boy” (di Sam Taylor-Wood) su John Lennon da giovane, che me lo ha fatto vedere sotto una nuova luce. È stato un lavoro stimolante e divertente perché dovevo fare combaciare degli avvenimenti partendo spesso da presupposti totalmente diversi o inventati. Nel libro Yoko Ono alias Yumi Kimura dice: “Lo scopo è trovare la verità e per farlo non si deve scendere a compromessi, ma essere coraggiosi”. Io non ho cercato la verità, al massimo il verosimile. Il libro ha una sua struttura, ma la trama l’ho disegnata io e mi sono presa tutte le libertà artistiche del caso. Quello che però era importante era rimanere fedeli ai veri caratteri dei protagonisti, in modo che gli escamotage potessero essere credibili».
I capitoli sono scanditi da titoli che riportano al gioco degli scacchi e l'ispettore Carlsen ha una scacchiera alla centrale e afferma che "negli scacchi come nella vita serve strategia e non tattica". Possiamo leggere il romanzo come se fosse una partita a scacchi tra colpevole e lettori/detective?
«Assolutamente sì. Attraverso le mosse dell’ispettore si scopre la strategia del colpevole. La tattica è legata alla relazione causa/effetto, mentre la strategia è un percorso articolato su più mosse, che richiede progettazione. Bisogna provare a entrare nella mente dell’avversario per portarlo dove serve. Tra l’altro quando ho scritto il libro gli scacchi non erano al centro dell’attenzione. Adesso grazie alla fiction “La regina di scacchi” si è risvegliato l’interesse verso questo gioco che gioco non è, perché è una vera e propria forma d’arte, non solo per l’incalcolabile numero di combinazioni, ma soprattutto per il concetto, unico nel suo genere, di “scacco matto”».
L'ispettore Seth Carlsen è un investigatore attento e osservatore, che rapporto ha con la sua squadra?
«Ha un rapporto di grande fiducia con l’agente Moore, che è un po’ il suo braccio destro. Ma i giocatori di scacchi sono abituati a seguire i propri ragionamenti. Non a caso nasconde ai suoi collaboratori alcuni particolari e nonostante il suo capo voglia chiudere il caso, lui segue il suo istinto e si ostina ad andare a fondo nelle ricerche».
Con le coppie di Jo e Yumi e Seth Darla indaghi i rapporti sentimentali spesso rovinati dalla competizione professionale? É l'amore il filo conduttore del romanzo?
«L’amore è una componente importante nella vita come nel mio libro ed è innegabile che le coppie spesso siano segnate da fattori esterni, tra cui anche il lavoro. Ma nel romanzo c’è anche l’amore inteso come amicizia quasi fraterna. Ho cercato di tratteggiare quella tra Lennon e McCartney, fra alti e bassi, liti e riappacificazioni. Credo che anche fra di loro a livello professionale ci fosse tensione e penso che – nonostante le insinuazioni – il loro rapporto altalenante sia stato la vera causa dello scioglimento dei Beatles e che Yoko Ono abbia fatto solo da capro espiatorio e proprio perché amava infinitamente John si è sempre fatta carico di questa responsabilità».