IL REGISTA ROBERTO CIMPANELLI DEBUTTA NEL THRILLER “LA PAZIENZA DEL DIAVOLO”

PROTAGONISTA UN EX POLIZIOTTO A CACCIA DI UN SERIAL KILLER CHE UCCIDE LE SUE VITTIME A FIOCINATE.

di Cristina Marra 27/01/2021
Le interviste di Cristina
CIMPANELLI Roma. Più romano di Trilussa ha però la doppia cittadinanza per via della madre americana nata a Nantucket, l’isola da dove è salpata la nave Pequod con a bordo il capitano Achab a caccia di Moby Dick. Da Melville eredita anche il nome Herman, o Ermanno, poco importa perché gli basta fare sesso compulsivo e perdersi tra i titoli della libreria di famiglia, che ha reso fornitissima di titoli polizieschi, per combattere orrore, dolore e solitudine. Ottundere la memoria, stordirsi e sperare che i demoni non si risveglino per venirlo a trovare, a notte fonda.

Ermanno D’amore, ex ispettore è caduto in una voragine dopo la tragedia della basilica dell’Angelo di Dio e da allora ha troncato la sua carriera in polizia portandosi appresso come una seconda pelle una costante, indefinita malinconia e un pizzico di vanità che finge di non esibire: così come finge di non accorgersi dell’interesse che suscita nelle donne.

Protagonista del thriller La pazienza del diavolo (Marsilio farfalle) di Roberto Cimpanelli, Insieme all’ex collega  Walter Canzio della squadra speciale con il quale ha fatto coppia per anni e pronto a fronteggiare anche la morte ed al commissario Gaetano Brugliasco inacidito da anni di lavoro oscuro e ingrato…il mestiere lo conosce bene e non si risparmia, ma la difficoltà di rapportarsi con gli altri, insieme a una notevole dose di misoginia e timidezza l’hanno reso ostico e scostante, che spesso brucia mosche con la racchetta elettrica, Herman è un uomo spezzato in ogni senso che sopravvive aggrappandosi alla doppiezza che lo contraddistingue per non soccombere al Grande Buio che vorrebbe inghiottirlo.

Incubi e ricordi di un’indagine che si è portata via la sua tranquillità e la sua coscienza, D’Amore si ritrova insieme a Walter e Gaetano invischiato in una storia che ben presto si trasforma in una caccia per stanare un killer seriale che uccide con la fiocina criminali arrestati in passato proprio dalla stessa squadra. Cimpanelli al suo esordio nella narrativa non si limita a raccontare con una scrittura adrenalinica e cinematografica che cede brillantemente il passo a riflessioni, a descrizioni di paesaggi e stati d’animo ma si insinua sotto la pelle dei suoi personaggi per trovare l’orrore e il male che li perseguitano e conduce il lettore in una Roma che osserva e soffre e dentro una libreria in cui le parole consolano come i film di cui l’autore è esperto conoscitore.    

 
"In Italia ci sono più scrittori di gialli che lettori" fai dire alla giovane Francesca. Cosa ti ha spinto a buttarti in questa nuova esperienza?CIMPANELLI
 
La frase di Francesca è chiaramente autoironica: anche io faccio parte di quell'esagerato numero di persone che si cimentano con il thriller, poi va da sé che uno su mille ce la fa. Il romanzo è partito come soggetto per un film che ho intenzione di produrre; mia figlia - che di professione fa la sceneggiatrice - l'ha letto e mi ha suggerito di provare ad andare oltre, allargare l'orizzonte narrativo, perché i personaggi lo meritavano e lo richiedevano. Ho seguito il suo consiglio e nell'arco di due anni ho portato a termine il romanzo. Tutto qua.
 
Il tuo romanzo ha i ritmi del thriller ma lo trovo anche fortemente psicologico, indaghi l'anima dei personaggi scissa in due, possiamo considerarlo un romanzo in cui il Male e il Bene si fronteggiano ma si mescolano e non è facile capire da quale parte stare. Moby Dick romanzo pericoloso, così lo definiscono due tuoi protagonisti e la balena e Acab, il serial killer e le sue vittime sembrano rispecchiare  Herman e i suoi colleghi. il libro di Melville offre diverse chiavi di letture, è un libro di un'attualità disarmante. Bene e Male sono inscindibili nell'animo umano? 
 
E' chiaro che l'asse portante del racconto sia la lotta tra il Bene e il Male, Moby Dick docet, ma anche Stevenson con Jekyll e Hyde dice la sua. E' il tema della Bibbia, di Shakespeare, di Dostoevskij e di gran parte della letteratura mondiale. Io, nel mio piccolissimo, me ne sono servito per mettere in scena personaggi dilaniati da questa dicotomia. Per dirla banalmente, il Bene e il Male fanno parte di noi tutti in quanto  esseri umani: Achab (che dovrebbe essere il Bene) affonda insieme alla balena bianca (il Male), legato a lei dalle corde degli arpioni: non potranno mai più separarsi l'uno dall'altra.
 
Il male intimo e quello più manifesto vengono fuori dalle tue pagine che scavano a fondo senza trascurare la sensibilità e i timori. La pazienza del diavolo parte dalla figura di Herman ma si apre a una coralità di personaggi che diventano testimoni e vittime di dolori acuti e devastanti. Come è stato pensare a questi personaggi, sei partito da Herman?
 
Ovviamente per i personaggi sono partito da Herman, immaginando in un primo momento che dovesse avere un peso maggiore degli altri, però - via via che scrivevo - i vari Gaetano, Walter, Francesca, eccetera, mi hanno preso la mano (e per mano) e sono andati a comporre un coro assortito nel quale Herman non è la voce solista.
Ognuno di loro, poi, è alle prese con il proprio male di vivere e il fatto che abbiano un'assidua frequentazione col dolore, mi sembra che conferisca loro un'umanità che arriva al lettore parlando la sua lingua.
 
Tanti anche i personaggi femminili, Francesca, Virginia, Giulia, Estrella,  donne determinate con un carico di dolore che provano a contrastare cedendo all’amore.L'amore è un antidoto ai loro mali dell'anima?
 
L'amore, dicono, cura tutte le ferite e i personaggi del film in fondo non fanno altro che cercarlo, quest'amore, caricando l'altro del proprio desiderio di amare. Ma più dell'amore, forse cercano redenzione.
 
Nantucket e Cuba due isole presenti nel romanzo come culle di ricordi, affetti familiari. Che rapporto hai con le isole e col mare? 
 
Sono innamorato del mare, montagna e campagna mi deprimono. Le mie isole del cuore sono Sardegna, Sicilia, Lampedusa e Favignana.
 
Via del Pellegrino, l'isola Tiberina, la Roma più vera fanno delle comparsate in questo tuo romanzo che ha i ritmi cinematografici. Roma è l'ambientazione ma è anche la tua spettatrice principale?
 
Conosco Roma e la amo, pur con tutti i suoi mille difetti: Roma non è la caricatura che ne hanno fatto spesso il cinema o la letteratura di scarsa qualità (per non parlare della televisione). I suoi stessi abitanti sono stati spesso ridotti a macchiette fastidiose. Pazienza, la bellezza di Roma ce la possiamo gustare per davvero solo noi romani. E ci dispiace per gli altri. La città è personaggio forte del libro e nello stesso tempo spettatrice delle vicende che racconto.
 
Ci aspettiamo la seconda puntata, avevi già in mente la serialità?
Sto già prendendo appunti per il secondo libro. Mi è stata richiesta una trilogia, debbo capire se ce ne sono i presupposti: seguire i destini di tutti i miei personaggi è una fatica enorme, ma sarebbe bello capire che ne sarà di queste esistenze tragiche. 

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