“IL FICO DI BETANIA” di ALBERTO GARLINI, L’ALBERO CONDANNATO DA GESÙ ALLA STERILITÁ

IL SENSO DELLA VITA, PRENDENDO SPUNTO DALLA POTENTE METAFORA DI UN ALBERO COMUNE: IL FICUS

di Cristina Marra 11/10/2019
Letteratura
cri garlini il ficusReggio Calabria. Un albero e un uomo. Uno radicato nella terra di Palestina “con i rami contorti, le spirali innocenti e frammentarie, le foglie cavernose che si insinuavano nella nebbia”, l’altro in fuga “lacero, sporco, sfinito e maledetto” che davanti a quell’albero vuole mettere radici.

Da questo incontro inconsueto e misterioso comincia “Il fico di Betania” di Alberto Garlini della collana “Il bosco degli scrittori” di Aboca che raccoglie storie che raccontano il mondo a partire da un albero. Garlini sceglie un albero di media grandezza, coltivato in molte varietà nel Mediterraneo: il Ficus.

A questo albero è legato un miracolo di Gesu’ che lo condanna alla sterilità, una maledizione che rimane un mistero che la teologia non ha saputo svelare o comprendere. Garlini tesse intorno al  Fico una storia che ha il sapore del noir e intreccia il mistero dell’albero seccato da Gesu’ con quello che avvolge l’esistenza di un giovane di Gerusalemme e il suo rapporto con Dio.

Il fico prima rigoglioso e accogliente come il ventre di una madre viene reso sterile, privo di vita e riflette quasi il doppio volto dell’animo umano. Intorno all’albero ci si raduna per fare famiglia o per dare un senso a una famiglia lacerata dal dolore, colpita da una perdita. Simone, il protagonista, nel ficus intravede la rinascita, il cambiamento, il lasciarsi alle spalle un passato di violenza perpetrata e subìta e un nuovo sguardo proiettato verso il futuro attraverso gli occhi della sua figlioletta Ester.

Nato a Gerusalemme quando la torre Antonia con la guarnigione romana “rappresentava l’intera estensione del male presente sotto il sole”, Simone diventa un omicida e colpisce con la sica affilata nei vicoli scegliendo esattori delle tasse o ebrei che commerciavano con i dominatori stranieri, ma non spinto dal piacere di dare la morte, piuttosto dal bisogno di provocare Dio, “ogni colpo di sica era uno spillo conficcato nell’occhio divino, ma Dio non rispondeva, rimaneva nascosto nel buio eterno, imperscrutabile, silenzioso, tremendo”.

Se il crimine lo perseguita anche quando prende moglie e ha una figlia, il timore di essere arrestato dai Romani lo mette in fuga fino a quando riesce a salvare solo la piu’ piccola e indifesa delle sue donne, cambia identità e trova riparo in una comunità zelota e in un casolare decrepito in Betania. Lì trova il Fico che cresce generoso come la sua piccola Ester che ammira l’albero con gli occhi di una figlia. Quell’albero-madre le permette di ricostruire un amore perduto e di ricostruire anche il padre, stemperando l’odio che lo assale ancora ogni notte.

Garlini ha una scrittura perforante, che sa andare a fondo e far luce su un animo buio, contorto e secco come il fico e lo fa con una sensibilità rara. Il fico bruciato, privato di linfa vitale appare come l’immagine riflessa di Simone, il suo lato nascosto e invasivo, la sua reazione davanti al rapporto col divino, la sua immagine specchio dell’anima. Era un segnale, un avvertimento per Simone o cos’altro quel gesto definitivo di Gesu’ nei confronti del Fico?

Simone rilegge se stesso, le sue scelte in quei rami rinsecchiti, si interroga sul suo futuro e si condanna per il suo passato. Sono gli occhi innocenti di Ester a fissare costantemente quell’albero nel quale vede la distruzione. Simone si riconosce, fronteggia la sua colpa, esce dal suo inaridimento interiore. Garlini fa venire allo scoperto l’uomo colpevole ma anche vittima che dalla distruzione sa ricostruire, che come una pianta bruciata prova a germogliare ancora.

INCIPIT “ Il fico lo avevo trovato lì. Nessuna fatica per guadagnarlo. Lo vidi di notte, avvolto nel misterioso fenomeno della bruma, così raro nelle terre di Palestina”
 
AUTORE ALBERTO GARLINI
TITOLO IL FICO DI BETANIA
EDITORE ABOCA
PREZZO EURO 14,00

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