“IL DIARIO DI ANNE FRANCK”, IL MESSAGGIO DI UNA RAGAZZINA TEDESCA NELL'ORRORE DELLA SHOAH
EMOZIONANTE MESSINSCENA DEL REGISTA EMILIO LERICI AL TEATRO BELLI
di Salvatore Scirè
20/02/2020
Recensione teatrale

Un lavoro che si è fatto apprezzare per il grande lavoro di regia, curata egregiamente da Carlo Emilio Lerici, e per l’indiscutibile bravura di tutto il cast, impegnato in un atto unico di un’ora e tre quarti, che però sono volate via lasciando i presenti letteralmente con il fiato sospeso fino alla fine. Non perchè non si sapesse come si sarebbe conclusa la vicenda, ma per l come si sarebbe giunti alla parola “fine”.
Non stiamo a ricordare la storia di Anne Franck, un personaggio ormai appartenente alla storia: dal suo celebre diario – il diario di una adolescente quattordicenne che in pochi mesi ha visto capovolgere il significato della parola vita – è stata tratta questa drammatica e riuscitissima pièce teatrale.

In sintesi, i coniugi Otto e Edith Franck vengono nascosti in un soffitta da due olandesi (il signor Klamer e Miep), insieme alle loro due figlie Margot e Anne. Per un debito di gratitudine, il signor Otto Franck fa ospitare anche in coniugi Herman e Petronella Van Daan , con il loro figlio Peter. Poco dopo si aggregherà anche un dentista, il signor Dussel.
La bellezza della narrazione teatrale consiste proprio nell’aver saputo ricostruire e far respirare a tutti gli spettatori il diffuso clima di fosca pesantezza e di terrore che pervadeva quell’ambiente angusto, ma anche la speranza che un domani tutto potesse finire con il ritorno alla normalità di tutti i giorni.
La convivenza obbligata accentua simpatie e antipatie preconcette, la scarsità di beni scatena l’egoismo di qualcuno che giunge addirittura a rubare nottetempo gli scarsi viveri disponibili. Le circostanze, inusuali e inimmaginabili, mettono così in luce i caratteri più diversi, contrastanti. Addirittura l’iniziale e reciproca antipatia fra i due giovanetti, Anne e Peter, cambia, fino a lasciar intravedere un barlume di speranza, che si chiama amore, ancorchè adolescenziale.
Colpisce la scenografia realizzata in “sezione verticale”, in modo da poter vedere insieme i due piani in cui è divisa la soffitta, con due stanze per piano.
Come si diceva, pregevole è stato il lavoro di Lerici, nell’aver saputo costruire i singoli personaggi, ciascuno con un proprio e diverso profilo psicologico, ma bravissimi sono stati tutti gli attori della compagnia, che vogliamo ricordare singolarmente: Antonio Salines, indiscusso e carismatico protagonista (Otto Franck), Francesca Bianco (la moglie Edith) , Raffaella Alterio (Anne) Veronica Benassi (Margot), Tonino Tosto (Herman Van Damm), Susy Sergiacomo (Petronella), Vinicio Argirò (Peter), Eleonora Tosto (Miep), Fabrizio Bordignon (Klamer), Roberto Baldassari (Dussel).

Ci auguriamo che questa rappresentazione continui a vivere: il messaggio è importante e il risultato artistico è pregevole.
Uno spettacolo da vedere; e da rivedere!
Per info:
Teatro Belli
Piazza S.Apollonia 11/a – Roma (Trastevere)
Info: 06.5894875