“I MENECMI”, OLTRE LA FARSA
AL TEATRO ARCOBALENO L'INTENSA RIVISITAZIONE DELLA COMMEDIA DI PLAUTO DA PARTE DI VINCENZO ZINGARO
VITO BRUSCHINI
01/03/2025
VISTO E RECENSITO

È un infallibile meccanismo drammaturgico utilizzato anche da Shakespeare e Goldoni, senza dimenticare le decine e decine di commedie e film che hanno sfruttato questo schema per divertire i loro spettatori.

Vi risparmio quindi la descrizione della trama che si dipana con i classici scambi di personaggi, gli equivoci generati dalla somiglianza dei gemelli, le evoluzioni a volte acrobatiche di Menecmo, per soffermarmi sull’adattamento di Vincenzo Zingaro che, pur mantenendo la struttura portante della commedia, è riuscito con rara abilità drammaturgica a trasformare la farsa in un apologo moderno che ha molto da insegnarci.
All’apertura del sipario una voce fuori campo ci dà le coordinate per orientarci nella poetica di Zingaro. “E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, i grando flutti del mare, il lungo corso dei fiumi, le profondità dell’oceano, il volgere degli astri… e si dimenticano di se stessi”. Questa frase di S. Agostino è il messaggio che Zingaro ci affida e lo svolge alternando nel corso della rappresentazione situazioni esilaranti a scene intimistiche nell’affannosa ricerca di se stessi, fino a regalarci nel finale un’intensa commozione, nel momento in cui i due gemelli, dopo i numerosi equivoci che hanno provocato, tornano a essere se stessi riconoscendosi dietro due identiche maschere.
Vincenzo Zingaro ci facilita questa lettura rendendo doppio lo spazio scenico. Il palcoscenico reale è sormontato da un secondo palcoscenico (che definiremmo dell’immaginario) dove entrambi sono guarniti con identici arredi scenografici, così da creare una sorta di “specchio metafisico” dove agiranno i suoi personaggi, come suggerisce lo stesso Zingaro nelle sue note di regia.

Commovente è l’anelito alla libertà nella dichiarazione dello schiavo Messenione che ha un solo sogno: tornare nella sua patria finalmente da liberto. La straordinaria interpretazione di Rocco Militano restituisce al personaggio tutta la sua umanità e il suo dramma, in modo particolare nella scena finale della commedia.
L’altro servo di Menecmo è Spazzola, così chiamato perché sempre affamato fino all’ingordigia e a tavola “spazzola” tutto quel che può essere ingoiato. Giovanni Ribò lo interpreta con stile ed eleganza.

Altra colonna portante della compagnia è Annalena Lombardi che interpreta Erotia, la meretrice amante di Menecmo Primo. Indimenticabile il suo acuto da soprano (fuori scena) nel corso di un incontro “olimpico” con Menecmo Secondo (che ritiene essere Menecmo Primo) che a quanto pare sembra ben più dotato del suo gemello.
Esilarante fino alle lacrime l’interpretazione di Laura De Angelis nella parte dell’ancella di Erotia. La Deangelis non si risparmia neppur lei e interpreta anche il personaggio della gelosissima moglie di Menecmo Primo. Battute a cascata arrivano dall’anziano padre interpretato da Maurizio Castè, che con le sue cadenze romanesche fa divertire la platea ogni volta che apre bocca.
Ed ecco l’entrata di Fabrizio Passerini sulle divertentissime note della musica del Maestro Giovanni Zappalorto. Passerini interpreta due personaggi: il cuoco che deve preparare il suntuoso banchetto di Menecmo Primo, e il medico che deve diagnosticare la sua pazzia. Passerini nei panni del medico supera se stesso e ci fa ridere fino alle lacrime caratterizzando con straordinaria abilità entrambi i personaggi.
E infine ecco irrompere sul palcoscenico Piero Sarpa nella doppia interpretazione di Menecmo Primo e Secondo. Piero è così bravo da cambiare modi di gesticolare e di parlare quando interpreta il Primo o il Secondo Menecmo. Domina il palcoscenico con abilità di consumato attore, pur essendo giovanissimo e riesce a mantenere sempre alta l’attenzione della platea, naturalmente grazie alla ritmata e perfetta regia di Vincenzo Zingaro.
Vi chiedo di fare attenzione all’ultima scena, quando, dando le spalle alla platea, Menecmo scopre il doppio palcoscenico, quindi il doppio della vita. Sembra di percepire negli occhi di Piero Sarpa la sorpresa e la relativa presa di coscienza.
Insomma in questo teatro si riesce a fare arte anche con una farsa.
VITO BRUSCHINI
AL TEATRO ARCOBALENO
FINO AL 9 MARZO
VIA F. REDI 1/A
INFO: 06.44248154