“I GUFI DEI GHIACCI ORIENTALI” DI JONATHAN C. SLAGHT, EDITO DA IPERBOREA
RACCONTO DEL GUFO PESCATORE DI BLAKISTON A RISCHIO DI ESTINZIONE
CRISTINA MARRA
09/12/2024
LETTO E RECENSITO
Reggio Calabria. La collana I corvi di Iperborea si arricchisce di un nuovo titolo con “I gufi dei ghiacci orientali” dell’americano Jonathan Slaght.
Il libro, tradotto da Luca Fusari e illustrato in copertina da Hotta Masaatsu è un viaggio, un’avventura, una ricerca, è un racconto in prima persona degli studi dell’autore e scienziato dedicati al gufo pescatore di Blakiston. Esemplare grandissimo, raro e a rischio di estinzione vive in quella lingua di terra dell’Estremo Oriente russo stretta tra il Mare del Giappone e la Cina.
Il naturalista americano attratto sin da bambino da quelle terre selvatiche e selvagge e dal gufo compie quattro anni di ricerca dedicata alla splendida creatura che vive nella costa russa a nord di Vladivostok. Detto il pescatore perché si nutre dei pesci che caccia nei fiume, questa specie di gufo è difficile da individuare l’inverno era il periodo migliore per trovare i gufi, che vocalizzano soprattutto a febbraio e lasciano impronte nella neve lungo i fiumi e la squadra che accompagna Slaght , con a capo Sergej, ha l’obiettivo di catturare i gufi, impiantare loro un devise per registrarne gli spostamenti e poi catturarli dopo qualche mese per riprendere il meccanismo con i dati e studiare un programma di protezione per questa specie in via di estinzione minacciata dall’antropizzazione.
Il gufo pescatore resiste al caldo estivo e al gelo invernale e non migra, per questi rapaci il suono non è così importante: le loro prede vivono in acqua e sono quindi indifferenti alle sfumature uditive del mondo terrestre e dunque deve individuare prede che si muovono sotto la superficie dell’acqua. In quei luoghi incontaminati ma sperduti, racconta l’autore bastava una minima deviazione, e il passaggio da una condizione all’altra era repentino.
Il viaggio di Slaght diventa condivisione di un obiettivo e una meta e il risultato è un diario narrativo in cui viene raccontato ogni aspetto di una spedizione che è anche esplorazione tra fiumi gelati, foreste insidiose e animali pericolosi in cui il confine tra la vita e la morte poteva essere misurato dallo spessore del ghiaccio del fiume. Senza strade e popolato anche da esseri umani inselvatichiti e a volte ostili, tanto appassionante quanto rischioso il viaggio è una splendida avventura ma soprattutto un omaggio narrato al Gufo Pescatore che data la sua reputazione di creatura gagliarda, capace di sopravvivere in un ambiente inospitale, è un simbolo del Litorale tanto quanto la tigre dell’Amur e merita rispetto e protezione.
Il libro, tradotto da Luca Fusari e illustrato in copertina da Hotta Masaatsu è un viaggio, un’avventura, una ricerca, è un racconto in prima persona degli studi dell’autore e scienziato dedicati al gufo pescatore di Blakiston. Esemplare grandissimo, raro e a rischio di estinzione vive in quella lingua di terra dell’Estremo Oriente russo stretta tra il Mare del Giappone e la Cina.
Il naturalista americano attratto sin da bambino da quelle terre selvatiche e selvagge e dal gufo compie quattro anni di ricerca dedicata alla splendida creatura che vive nella costa russa a nord di Vladivostok. Detto il pescatore perché si nutre dei pesci che caccia nei fiume, questa specie di gufo è difficile da individuare l’inverno era il periodo migliore per trovare i gufi, che vocalizzano soprattutto a febbraio e lasciano impronte nella neve lungo i fiumi e la squadra che accompagna Slaght , con a capo Sergej, ha l’obiettivo di catturare i gufi, impiantare loro un devise per registrarne gli spostamenti e poi catturarli dopo qualche mese per riprendere il meccanismo con i dati e studiare un programma di protezione per questa specie in via di estinzione minacciata dall’antropizzazione.
Il gufo pescatore resiste al caldo estivo e al gelo invernale e non migra, per questi rapaci il suono non è così importante: le loro prede vivono in acqua e sono quindi indifferenti alle sfumature uditive del mondo terrestre e dunque deve individuare prede che si muovono sotto la superficie dell’acqua. In quei luoghi incontaminati ma sperduti, racconta l’autore bastava una minima deviazione, e il passaggio da una condizione all’altra era repentino.
Il viaggio di Slaght diventa condivisione di un obiettivo e una meta e il risultato è un diario narrativo in cui viene raccontato ogni aspetto di una spedizione che è anche esplorazione tra fiumi gelati, foreste insidiose e animali pericolosi in cui il confine tra la vita e la morte poteva essere misurato dallo spessore del ghiaccio del fiume. Senza strade e popolato anche da esseri umani inselvatichiti e a volte ostili, tanto appassionante quanto rischioso il viaggio è una splendida avventura ma soprattutto un omaggio narrato al Gufo Pescatore che data la sua reputazione di creatura gagliarda, capace di sopravvivere in un ambiente inospitale, è un simbolo del Litorale tanto quanto la tigre dell’Amur e merita rispetto e protezione.