“DOVE CROLLANO I SOGNI” IL NOIR DI BRUNO MORCHIO, LANCIA UNO SGUARDO OLTRE IL PONTE
STORIA DI UN CROLLO PSICOLOGICO, ECONOMICO, SOCIALE E SENTIMENTALE.
di Cristina Marra
19/05/2020
Recensione
Reggio Calabria. “Non mi rassegno a invecchiare senza aver vissuto”, esordisce così la diciassettenne Blondi, protagonista del nuovo noir di Bruno Morchio” Dove crollano i sogni” edito da Rizzoli.
Con già alle spalle un’adolescenza di rinunce e privazioni, Blondi si prepara a varcare la tanta sospirata soglia dei diciotto anni che arriverà con l’estate. Blondi vive nel quartiere di Certosa, nella valle del Polcevera, in una parte di Genova dove “tutto è così triste e squallido, un paesaggio dove il cielo è di un azzurro moscio, la luce è sporca, il sole non scalda il cuore e i fiori non riescono a sbocciare” ma Ramona, detta Blondi, non si arrende a un destino da catalogo e sogna una terra lontana, dove rinascere, dove sbocciare dentro, “dove batte il cuore della vita, i sogni diventano veri e la felicità smette di essere una bugia che ci raccontiamo per consolarci”.
Blondi ha scelto la sua terra dei sogni, l’ha incrociata sulla copertina di una rivista e da allora quella fotografia paradisiaca del Costa Rica non l’ha più abbandonata, “bisogna solo trovare il coraggio per raggiungerlo, l’orizzonte, e scavalcarlo”.
Morchio per la quarta volta alle prese con un romanzo senza il detective Bacci Pagano cambia ancora passo narrativo e come pochi riesce a farlo con maestrìa, aleggiando sulla tradizione del genere noir puro e attualizzandolo nella sua Genova abbandonata che diventa specchio sociale del nostro Paese.
Scrive la storia di una generazione che è già sotto le macerie ancora prima del crollo del ponte Morandi, è la storia di un crollo psicologico, economico, sociale e sentimentale e dei frantumi che lascia sopra e sotto la pelle dei suoi protagonisti che all’ombra di quel ponte sono nati e cresciuti e che non hanno abbandonato il quartiere e di chi invece quel degrado vuole scrollarselo di dosso. Morchio non muta la sua indagine intima e intimista, il suo scandagliare non solo la mente ma anche i cuori di giovani e meno giovani che nel romanzo si alternano nel ruolo di vittime e carnefici.
Tutti hanno un lato oscuro, uno scheletro nell’armadio che forse il vicequestore Balbi riuscirà a scovare. Per raggiungere il suo sogno Blondi sa ordine un piano criminale che coinvolge i suoi affetti più cari e lascia una scia di sangue che però non le sporca nemmeno l’anima anzi la giustifica e in cuor suo la riscatta. Intraprendente e volitiva, sa essere la leader del gruppo di amici disillusi che si incontra al bar di Carmine, sa muovere le fila e sfruttare le persone in modo criminale, sa plagiare e convincere e sa che i cocci non fanno per lei e lotta per mantenere intatto il suo vaso di sogni e progetti intatto e inattaccabile.
Sfida il destino, Blondi, e vuole evadere dal mini appartamento che divide con la madre, sfruttata in una casa di riposo e “abituata a gettare merda su tutte le cose belle della vita al solo scopo di non sentirne la mancanza” e che usa la sciatteria “come ticket per occupare di straforo un posto nel mondo”. La giovane Blondi invece fa della sua bellezza un’arma per ottenere ciò che vuole. La protagonista di Morchio è un personaggio doppio che cerca innanzitutto la verità su se stessa, sul suo nome che non la rispecchia e che forse è la chiave per scoprire l’identità del padre mai conosciuto, un po' vittima e un po' mandante di un crimine che rimanda ai rapporti familiari, alla miseria e all’aridità di sentimenti e incomprensioni, invidie e indifferenze tra parenti.
Blondi sa di avere un forte ascendente su Cris, il suo ragazzo “un tipo geloso che basta niente per farlo incazzare”, belloccio ma fragile e ricattabile e lo usa con spietatezza per evadere dai luoghi sovrastati dal ponte Morandi. Blondi vuole la libertà, “mi figuro un tramonto sull’oceano e mi vedo seduta sotto il portico di una grande casa come quelle che si vedono nei film, costruita sulla spiaggia all’ombra delle piante”.
Sa anche sentirsi “sporca”, sa tramare, istigare e forzare la mano eppure le basterebbe un abbraccio ”per spazzare via la cattiveria del mondo”. Il romanzo scorre veloce come sanno fare i sogni e rivela una scrittura sopraffina, un racconto dei personaggi raffinato, crudo e reale. Il ponte è una metafora, un riparo, un collegamento per raggiungere il sogno e realizzarlo. Blondi è una generazione dimenticata, una giovane donna bellissima ma tormentata, è lo sguardo oltre il ponte, è la ricerca di una libertà illusoria. Per un sogno si è disposti a tutto e Morchio sa quanto la mente umana sa cedere al male, ma si è così sicuri che attraversare il ponte rappresenti il traguardo della libertà?
Incipit : Tutti nel quartiere mi chiamano Blondi, ma il mio vero nome è Ramona. La mamma ripete di averlo scelto perché le ricordava una bella collega dell’Ecuador a cui era molto affezionata, ma io non l’ho mai bevuta. Le ecuadoriane hanno la pelle scura e i capelli neri e di somigliare a una come me se lo sognano la notte”
Autore Bruno Morchio
Titolo Dove crollano i sogni
Editore Nero Rizzoli
Prezzo euro 18,00
Con già alle spalle un’adolescenza di rinunce e privazioni, Blondi si prepara a varcare la tanta sospirata soglia dei diciotto anni che arriverà con l’estate. Blondi vive nel quartiere di Certosa, nella valle del Polcevera, in una parte di Genova dove “tutto è così triste e squallido, un paesaggio dove il cielo è di un azzurro moscio, la luce è sporca, il sole non scalda il cuore e i fiori non riescono a sbocciare” ma Ramona, detta Blondi, non si arrende a un destino da catalogo e sogna una terra lontana, dove rinascere, dove sbocciare dentro, “dove batte il cuore della vita, i sogni diventano veri e la felicità smette di essere una bugia che ci raccontiamo per consolarci”.
Blondi ha scelto la sua terra dei sogni, l’ha incrociata sulla copertina di una rivista e da allora quella fotografia paradisiaca del Costa Rica non l’ha più abbandonata, “bisogna solo trovare il coraggio per raggiungerlo, l’orizzonte, e scavalcarlo”.
Morchio per la quarta volta alle prese con un romanzo senza il detective Bacci Pagano cambia ancora passo narrativo e come pochi riesce a farlo con maestrìa, aleggiando sulla tradizione del genere noir puro e attualizzandolo nella sua Genova abbandonata che diventa specchio sociale del nostro Paese.
Scrive la storia di una generazione che è già sotto le macerie ancora prima del crollo del ponte Morandi, è la storia di un crollo psicologico, economico, sociale e sentimentale e dei frantumi che lascia sopra e sotto la pelle dei suoi protagonisti che all’ombra di quel ponte sono nati e cresciuti e che non hanno abbandonato il quartiere e di chi invece quel degrado vuole scrollarselo di dosso. Morchio non muta la sua indagine intima e intimista, il suo scandagliare non solo la mente ma anche i cuori di giovani e meno giovani che nel romanzo si alternano nel ruolo di vittime e carnefici.
Tutti hanno un lato oscuro, uno scheletro nell’armadio che forse il vicequestore Balbi riuscirà a scovare. Per raggiungere il suo sogno Blondi sa ordine un piano criminale che coinvolge i suoi affetti più cari e lascia una scia di sangue che però non le sporca nemmeno l’anima anzi la giustifica e in cuor suo la riscatta. Intraprendente e volitiva, sa essere la leader del gruppo di amici disillusi che si incontra al bar di Carmine, sa muovere le fila e sfruttare le persone in modo criminale, sa plagiare e convincere e sa che i cocci non fanno per lei e lotta per mantenere intatto il suo vaso di sogni e progetti intatto e inattaccabile.
Sfida il destino, Blondi, e vuole evadere dal mini appartamento che divide con la madre, sfruttata in una casa di riposo e “abituata a gettare merda su tutte le cose belle della vita al solo scopo di non sentirne la mancanza” e che usa la sciatteria “come ticket per occupare di straforo un posto nel mondo”. La giovane Blondi invece fa della sua bellezza un’arma per ottenere ciò che vuole. La protagonista di Morchio è un personaggio doppio che cerca innanzitutto la verità su se stessa, sul suo nome che non la rispecchia e che forse è la chiave per scoprire l’identità del padre mai conosciuto, un po' vittima e un po' mandante di un crimine che rimanda ai rapporti familiari, alla miseria e all’aridità di sentimenti e incomprensioni, invidie e indifferenze tra parenti.
Blondi sa di avere un forte ascendente su Cris, il suo ragazzo “un tipo geloso che basta niente per farlo incazzare”, belloccio ma fragile e ricattabile e lo usa con spietatezza per evadere dai luoghi sovrastati dal ponte Morandi. Blondi vuole la libertà, “mi figuro un tramonto sull’oceano e mi vedo seduta sotto il portico di una grande casa come quelle che si vedono nei film, costruita sulla spiaggia all’ombra delle piante”.
Sa anche sentirsi “sporca”, sa tramare, istigare e forzare la mano eppure le basterebbe un abbraccio ”per spazzare via la cattiveria del mondo”. Il romanzo scorre veloce come sanno fare i sogni e rivela una scrittura sopraffina, un racconto dei personaggi raffinato, crudo e reale. Il ponte è una metafora, un riparo, un collegamento per raggiungere il sogno e realizzarlo. Blondi è una generazione dimenticata, una giovane donna bellissima ma tormentata, è lo sguardo oltre il ponte, è la ricerca di una libertà illusoria. Per un sogno si è disposti a tutto e Morchio sa quanto la mente umana sa cedere al male, ma si è così sicuri che attraversare il ponte rappresenti il traguardo della libertà?
Incipit : Tutti nel quartiere mi chiamano Blondi, ma il mio vero nome è Ramona. La mamma ripete di averlo scelto perché le ricordava una bella collega dell’Ecuador a cui era molto affezionata, ma io non l’ho mai bevuta. Le ecuadoriane hanno la pelle scura e i capelli neri e di somigliare a una come me se lo sognano la notte”
Autore Bruno Morchio
Titolo Dove crollano i sogni
Editore Nero Rizzoli
Prezzo euro 18,00