CON FLAVIO MASSARUTTO IL JAZZ INCONTRA IL FUMETTO
SCRITTORE E CRITICO MUSICALE, MASSARUTTO HA SCRITTOP DUE LIBRI SUL RAPPORTO TRA QUESTE DUE FORME D’ARTE. LO ABBIAMO INCONTRATO
LAURA PAPA
30/12/2024
LETTO E RECENSITO
Il primo dei due libri che voglio suggerirvi è “Assoli di China”. Tra jazz e fumetto lo scrittore racconta di come Batman incontra Charme Parker sopravvissuto a quella notte fatale all’hotel Stanhope. Di come un ufficiale dell’esercito nazista salva un jazzista in cambio di un autografo.
Di come il batterista Joe vola in Africa grazie ad un tamburo magico. Si parla poi dei fumettisti jazzofili Guido Crepax e Louis Joos e di personaggi famosi come Mister No e Dick Tracy, ma anche di autori underground, di nuovi talenti, degli esperimenti con i nuovi media e delle fanzine. Un viaggio alla scoperta delle vite illustrate delle leggende della musica afroamericana e all’essenza della musica nera. Il tutto in punta di china.
Una vasta ricognizione del jazz raccontato dai fumetti, oltre centocinquanta opere, in gran parte inedite in Italia, analizzate per temi.
Il secondo libro s’intitola “Il Jazz dentro. Storia e cultura del fumetto a tempo di Jazz” L’analisi si fa sempre più approfondita: il jazz è stato ed è più di una semplice ambito della vita culturale e sociale che non abbia attraversato, condizionato e trasformato. Non a caso il Novecento è stato definito “il secolo del jazz”. Ma lo stesso si può dire del fumetto.
Questo libro analizza come i fumetti abbiano raccontato l’impatto del jazz sulla società americana ed europea, e lo fa attraverso una serie di capitoli dove le questioni dell’identità nazionale, razziale, di genere e di orientamento sessuale rivelano paure e desideri inconfessati, stereotipi ancora oggi presenti, istanze di liberazione sociale ed esistenziale. Particolare attenzione è poi rivolta all’immagine del musicista di jazz e alla complessità e contraddittorietà della sua rappresentazione.
I cinque capitoli, organizzati per aree tematiche, sono accompagnati da un ricco corredo iconografico di pubblicazioni spesso rare e introvabili e da una storia completa disegnata da Davide Pascutti.
Flavio Massarutto (Pordenone 1964) è scrittore e critico musicale. Collabora con il quotidiano il manifesto ed il suo supplemento culturale Alias. Ha pubblicato racconti, storie a fumetti e volumi di saggistica tra i quali Assoli di china. Tra jazz e fumetto (Stampa Alternativa, 2011), finalista al Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana 2012, e Il Jazz dentro. Storia e cultura nei fumetti a ritmo di jazz (Stampa Alternativa, 2020), Menzione Speciale del Premio Franco Fossati 2021. Il suo ultimo libro Mingus (Coconino 2021), con i disegni di Squaz (Pasquale Todisco), è stato pubblicato in Italia, Francia e Stati Uniti.
Abbiamo chiesto allo scrittore di spiegarci questa particolare connessione tra Jazz e fumetto…
Cos’è per te il JAZZ, cosa rappresenta e cosa rimanda l’ascolto di un pezzo Jazz nella tua anima?
La prima cosa che associo al jazz è la libertà. Forse per questioni generazionali ho sempre associato questa musica alle questioni sociali e politiche. In generale posso dire che amo il jazz per la sua capacità di esprimere tutte le infinite sfumature delle emozioni umane. Ecco definirei il jazz come una musica umanista.
Come definiresti l’arte dei fumetti? E perché secondo te non è ancora abbastanza equiparata alla moderna letteratura libraria?
La definizione di narrazione sequenziale per immagini mi sembra quella che maggiormente ne definisce le caratteristiche. Per me il fumetto sta dentro l’universo del raccontare ma con una sua particolare ambiguità che lo rende sfuggevole, selvatico. Perciò se rimane al di fuori dell’accademismo o comunque marginale alla cultura cosiddetta alta va bene perché quella è la sua natura. Se invece c’è qualcuno che ritiene il fumetto arte minore o solo per bambini questo è un altro ragionamento.
Due arti così affini e apparentemente così distanti (jazz e fumetto) come possono sposarsi? In una si ascolta e nell’altra si osserva (anche se ascoltando ci perdiamo in luoghi immaginari e osservando ci sembra quasi di sentire anche con le orecchie emozioni e sensazioni che le frasi ci rimandano). Cosa le unisce?
Sono entrambe arti del Novecento, della modernità, della urbanizzazione. Sono state attaccate, censurate, messe all’indice. Per decenni i giovani hanno visto nel jazz e nei fumetti un luogo di libertà tanto è vero che molti sono stati artisti in entrambi i linguaggi. Si sono cercate e incontrare e continuano a farlo. Ognuna con i propri mezzi.
Ripercorrendo un excursus storico che parte dalla nascita del Jazz e dalle origini socio-politiche in che modo intreccia la strada del fumetto?
Basterebbe dire che la prima rappresentazione del jazz, nel 1890, è un fumetto, o protofumetto. Oppure che la celebre canzone Heebie Jieebies di Louis Armstyrong è un omaggio al fumetto Barney Google. Il fumetto ha sempre raccontato il jazz e continua a farlo. Ne racconta i luoghi, i musicisti, le leggende. Il jazz è un ottimo argomento narrativo.
Quanto è presente nel fumetto moderno il Jazz?
Oggi molto meno che negli anni Venti, Trenta e Quaranta perché quelli erano gli anni nei quali il jazz era pop e la sua fruizione di massa. Oggi ci sono molte biografie degli Eroi e delle Eroine del passato; il jazz è visto nella sua dimensione storica . Dove il jazz è ancora presente come realtà contemporanea sono i manga. Blue Giant è l’esempio più evidente.
Perché “ASSOLI DI CHINA”? Ci spieghi il titolo?
Il titolo lo ha scelto l’editore, come è normale. Richiama l’idea di imitare l’improvvisazione del jazz con il pennello e la china del disegno.
Domanda difficilissima: quale brano Jazz racchiude il senso di questa arte meravigliosa e quale fumetto per te esplora il Jazz nel migliore dei modi?
Impossibile rispondere. Posso dirti che ci sono due compositori che amo particolarmente e che rappresentano bene il jazz che piace a me: Duke Ellington e Charles Mingus. Oppure due solisti : Eric Dolphy e Albert Ayler. Dovendo indicare un fumetto non ho dubbi: Billie Holiday di Josè Munoz e Carlos Sampayo.
Nei tuoi studi cosa ti ha particolarmente colpito? Quale nuova scoperta relativa a queste arti meravigliose?
La prima cosa evidente è stato scoprire che il legame era profondo, continuativo e numericamente ampio. E che nessuno prima di me aveva compiuto una ricognizione dettagliata.
Andiamo più nel personale: quali sono i tuoi artisti preferiti, sia nel Jazz che nel Fumetto? E perché?
Come ho detto prima Ellington e Mingus per la capacità di costruire nuove forme attraverso la composizione, per la loro creatività nel dirigere gruppi e valorizzare i musicisti, nelle composizioni di Mingus e Ellington c’è tutta la Storia del Jazz, passata, presente e futura. Dolphy è un marziano che ha suonato cose inaudite, Ayler è il Santo Nero, il predicatore del free jazz. Da ultimo Sun Ra, quello che mi ha fatto innamorare del jazz quando ancora non lo conoscevo, ad un concerto a diciassette anni. Per quanto riguarda il fumetto sono particolarmente legato all’universo narrativo di Hugo Pratt. Ho amato alla follia i suoi fumetti, Corto Maltese su tutti. Leggendolo ho avuto per la prima volta la coscienza che il fumetto è un linguaggio.
La lettura di Arzach di Moebius mi ha fatto capire che con quel linguaggio si poteva esprimere qualsiasi cosa. Per completare una cinquina ideale : la coppia Munoz e Sampayo (tutto) per la loro tremenda forza espressiva; Akira di Otomo per la visionarietà; Chris Ware per l’innovazione formale e la densità narrativa.
Come, secondo te, si potrebbe far avvicinare maggiormente un giovane di oggi sia al Jazz che al Fumetto?
Non ho ricette e da tempo ho rinunciato al proselitismo. Penso che chi si occupa di queste due espressioni (io lo faccio organizzando e scrivendone) debba essere semplicemente onesto, curioso, aperto. La serietà e la competenza pagano sempre alla lunga. Sia il jazz che i fumetti si rivolgono a tutti i tipi di pubblico e a tutte le generazioni. Ognuno può trovare al loro interno occasioni di lettura e ascolto che li coinvolga e li appassioni.
Laura Papa – GlobalPress Italia
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Di come il batterista Joe vola in Africa grazie ad un tamburo magico. Si parla poi dei fumettisti jazzofili Guido Crepax e Louis Joos e di personaggi famosi come Mister No e Dick Tracy, ma anche di autori underground, di nuovi talenti, degli esperimenti con i nuovi media e delle fanzine. Un viaggio alla scoperta delle vite illustrate delle leggende della musica afroamericana e all’essenza della musica nera. Il tutto in punta di china.
Una vasta ricognizione del jazz raccontato dai fumetti, oltre centocinquanta opere, in gran parte inedite in Italia, analizzate per temi.
Il secondo libro s’intitola “Il Jazz dentro. Storia e cultura del fumetto a tempo di Jazz” L’analisi si fa sempre più approfondita: il jazz è stato ed è più di una semplice ambito della vita culturale e sociale che non abbia attraversato, condizionato e trasformato. Non a caso il Novecento è stato definito “il secolo del jazz”. Ma lo stesso si può dire del fumetto.
Questo libro analizza come i fumetti abbiano raccontato l’impatto del jazz sulla società americana ed europea, e lo fa attraverso una serie di capitoli dove le questioni dell’identità nazionale, razziale, di genere e di orientamento sessuale rivelano paure e desideri inconfessati, stereotipi ancora oggi presenti, istanze di liberazione sociale ed esistenziale. Particolare attenzione è poi rivolta all’immagine del musicista di jazz e alla complessità e contraddittorietà della sua rappresentazione.
I cinque capitoli, organizzati per aree tematiche, sono accompagnati da un ricco corredo iconografico di pubblicazioni spesso rare e introvabili e da una storia completa disegnata da Davide Pascutti.
Flavio Massarutto (Pordenone 1964) è scrittore e critico musicale. Collabora con il quotidiano il manifesto ed il suo supplemento culturale Alias. Ha pubblicato racconti, storie a fumetti e volumi di saggistica tra i quali Assoli di china. Tra jazz e fumetto (Stampa Alternativa, 2011), finalista al Premio Napoli per la lingua e la cultura italiana 2012, e Il Jazz dentro. Storia e cultura nei fumetti a ritmo di jazz (Stampa Alternativa, 2020), Menzione Speciale del Premio Franco Fossati 2021. Il suo ultimo libro Mingus (Coconino 2021), con i disegni di Squaz (Pasquale Todisco), è stato pubblicato in Italia, Francia e Stati Uniti.
Abbiamo chiesto allo scrittore di spiegarci questa particolare connessione tra Jazz e fumetto…
Cos’è per te il JAZZ, cosa rappresenta e cosa rimanda l’ascolto di un pezzo Jazz nella tua anima?
La prima cosa che associo al jazz è la libertà. Forse per questioni generazionali ho sempre associato questa musica alle questioni sociali e politiche. In generale posso dire che amo il jazz per la sua capacità di esprimere tutte le infinite sfumature delle emozioni umane. Ecco definirei il jazz come una musica umanista.
Come definiresti l’arte dei fumetti? E perché secondo te non è ancora abbastanza equiparata alla moderna letteratura libraria?
La definizione di narrazione sequenziale per immagini mi sembra quella che maggiormente ne definisce le caratteristiche. Per me il fumetto sta dentro l’universo del raccontare ma con una sua particolare ambiguità che lo rende sfuggevole, selvatico. Perciò se rimane al di fuori dell’accademismo o comunque marginale alla cultura cosiddetta alta va bene perché quella è la sua natura. Se invece c’è qualcuno che ritiene il fumetto arte minore o solo per bambini questo è un altro ragionamento.
Due arti così affini e apparentemente così distanti (jazz e fumetto) come possono sposarsi? In una si ascolta e nell’altra si osserva (anche se ascoltando ci perdiamo in luoghi immaginari e osservando ci sembra quasi di sentire anche con le orecchie emozioni e sensazioni che le frasi ci rimandano). Cosa le unisce?
Sono entrambe arti del Novecento, della modernità, della urbanizzazione. Sono state attaccate, censurate, messe all’indice. Per decenni i giovani hanno visto nel jazz e nei fumetti un luogo di libertà tanto è vero che molti sono stati artisti in entrambi i linguaggi. Si sono cercate e incontrare e continuano a farlo. Ognuna con i propri mezzi.
Ripercorrendo un excursus storico che parte dalla nascita del Jazz e dalle origini socio-politiche in che modo intreccia la strada del fumetto?
Basterebbe dire che la prima rappresentazione del jazz, nel 1890, è un fumetto, o protofumetto. Oppure che la celebre canzone Heebie Jieebies di Louis Armstyrong è un omaggio al fumetto Barney Google. Il fumetto ha sempre raccontato il jazz e continua a farlo. Ne racconta i luoghi, i musicisti, le leggende. Il jazz è un ottimo argomento narrativo.
Quanto è presente nel fumetto moderno il Jazz?
Oggi molto meno che negli anni Venti, Trenta e Quaranta perché quelli erano gli anni nei quali il jazz era pop e la sua fruizione di massa. Oggi ci sono molte biografie degli Eroi e delle Eroine del passato; il jazz è visto nella sua dimensione storica . Dove il jazz è ancora presente come realtà contemporanea sono i manga. Blue Giant è l’esempio più evidente.
Perché “ASSOLI DI CHINA”? Ci spieghi il titolo?
Il titolo lo ha scelto l’editore, come è normale. Richiama l’idea di imitare l’improvvisazione del jazz con il pennello e la china del disegno.
Domanda difficilissima: quale brano Jazz racchiude il senso di questa arte meravigliosa e quale fumetto per te esplora il Jazz nel migliore dei modi?
Impossibile rispondere. Posso dirti che ci sono due compositori che amo particolarmente e che rappresentano bene il jazz che piace a me: Duke Ellington e Charles Mingus. Oppure due solisti : Eric Dolphy e Albert Ayler. Dovendo indicare un fumetto non ho dubbi: Billie Holiday di Josè Munoz e Carlos Sampayo.
Nei tuoi studi cosa ti ha particolarmente colpito? Quale nuova scoperta relativa a queste arti meravigliose?
La prima cosa evidente è stato scoprire che il legame era profondo, continuativo e numericamente ampio. E che nessuno prima di me aveva compiuto una ricognizione dettagliata.
Andiamo più nel personale: quali sono i tuoi artisti preferiti, sia nel Jazz che nel Fumetto? E perché?
Come ho detto prima Ellington e Mingus per la capacità di costruire nuove forme attraverso la composizione, per la loro creatività nel dirigere gruppi e valorizzare i musicisti, nelle composizioni di Mingus e Ellington c’è tutta la Storia del Jazz, passata, presente e futura. Dolphy è un marziano che ha suonato cose inaudite, Ayler è il Santo Nero, il predicatore del free jazz. Da ultimo Sun Ra, quello che mi ha fatto innamorare del jazz quando ancora non lo conoscevo, ad un concerto a diciassette anni. Per quanto riguarda il fumetto sono particolarmente legato all’universo narrativo di Hugo Pratt. Ho amato alla follia i suoi fumetti, Corto Maltese su tutti. Leggendolo ho avuto per la prima volta la coscienza che il fumetto è un linguaggio.
La lettura di Arzach di Moebius mi ha fatto capire che con quel linguaggio si poteva esprimere qualsiasi cosa. Per completare una cinquina ideale : la coppia Munoz e Sampayo (tutto) per la loro tremenda forza espressiva; Akira di Otomo per la visionarietà; Chris Ware per l’innovazione formale e la densità narrativa.
Come, secondo te, si potrebbe far avvicinare maggiormente un giovane di oggi sia al Jazz che al Fumetto?
Non ho ricette e da tempo ho rinunciato al proselitismo. Penso che chi si occupa di queste due espressioni (io lo faccio organizzando e scrivendone) debba essere semplicemente onesto, curioso, aperto. La serietà e la competenza pagano sempre alla lunga. Sia il jazz che i fumetti si rivolgono a tutti i tipi di pubblico e a tutte le generazioni. Ognuno può trovare al loro interno occasioni di lettura e ascolto che li coinvolga e li appassioni.
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