COME L’ITALIA PUÒ RECUPERARE L’INDIPENDENZA ECONOMICA E RIDURRE IL DEBITO
GLI INTERESSI MILIARDARI DEL DEBITO PUBBLICO SONO UNA SCIAGURA PER LA NOSTRA ECONOMIA. ECCO UNA SOLUZIONE PER ELIMINARE QUESTA DISGRAZIA
di Filippo Russo
03/10/2018
Economia pratica

Oggi il “pacchetto di controllo” del nostro debito è nelle mani dei francesi e dei tedeschi, che ci hanno imposto l’austerity, e questo ci ha condannato dal 1995 ad oltre venti anni di crescita insufficiente negli anni “buoni” e di decrescita negli anni “cattivi”.
Se saranno gli USA, ad esempio attraverso il fondo di investimento Black Rock, a comprare il pacchetto di controllo del nostro debito, forse potremo avere meno austerity, ma certamente non riavremo piena indipendenza economica, ad esempio nei rapporti con l’Est ed il Sud del Mondo.
Se il debito pubblico non tornerà nelle mani degli italiani e se non ridurremo il debito al 100% del PIL (ora è circa del 133%; quello francese del 96%; quello della Spagna del 99% e quello della Grecia del 180%) mai più riavremo una vera indipendenza economica.
La via politica per recuperare l’indipendenza potrebbe passare attraverso la nascita di una confederazione europea, formata dai paesi che vorranno parteciparvi, con una vera moneta unica, poggiata su un unico debito, su un comune sistema di imposte sul reddito, una comune legislazione sul lavoro; potremmo chiamarla “via Spinelli”, ma occorrerebbe il consenso almeno dei paesi dell’Europa SudOcidentale.
Ma si può immaginare una soluzione economica, che non abbisogni del consenso di altri stati europei?
Sì, basterebbe sfruttare il fatto che gli Italiani sono il popolo con la maggiore propensione al risparmio, dopo i giapponesi. Lo Stato deve ridurre gradualmente l’emissione di BTP e CCT, offrendo invece ai milioni di risparmiatori “BOT Risparmio” annuali a basso interesse, ma esentasse ed a garanzia assoluta, reclamizzati dalle TV. Inoltre per solo 5 anni le imprese, in credito verso lo Stato e gli Enti locali, saranno parzialmente retribuite con CCF (Certificati di Credito Fiscale), che le imprese potranno usare come mezzo di pagamento verso altre imprese e verso lo Stato, ma in quest’ultimo caso in una percentuale non superiore al 10% del dovuto, restituzione però che potrà proseguire, anche dopo che lo Stato abbia smesso di emettere CCF. Attraverso il combinato dei due provvedimenti proposti in 5 anni si arriverebbe a ridurre la massa del debito entro il 100% del PIL, senza ridurre la spesa pubblica e riducendo invece drasticamente il costo degli interessi annuali e la dipendenza da centri di investimento stranieri.