“TRE UOMINI E UNA CULLA”, RITMI PERFETTI CON LA REGIA DI GABRIELE PIGNOTTA

AL TEATRO MANZONI IN SCENA LA BRILLANTE COMMEDIA CELEBRE PER LE NUMEROSE VERSIONI CINEMATOGRAFICHE

SALVATORE SCIRE' 08/01/2024
VISTO E RECENSITO
tre uomini e una cullaRoma. Al Teatro Manzoni ha appena debuttato Tre uomini e una culla”, una deliziosa commedia di Coline Serreau, resa celebre dalla versione cinematografica “Anni 80” realizzata a suo tempo in Francia. Non a caso – e con felice scelta registica – la commedia rispecchia l’atmosfera in parte bohémienne e un po’ libertina di quell’epoca storica, grazie anche alle deliziose musiche di sottofondo, che ci riportano in pieno clima parigino.

La storia è abbastanza nota: Pierre, Jacques et Michel sono tre gaudenti e piacenti scapoloni, che condividono lo stesso appartamento, dove quasi ogni sera avvengono “cose movimentate”, con donne che vanno e vengono; e di cui i nostri tombeurs de femmes non ricordano neppure il nome!

Jacques è un assistente di volo che ama viaggiare e un bel giorno se ne parte in ferie per la  Thailandia, ma poco dopo – guarda caso -  suonano alla porta e i malcapitati Pierre e Michel si ritrovano davanti all’uscio una carrozzina, con dentro una bambina poco più che neonata: dentro uno scarno biglietto di presentazione della madre, tale Silvia, una delle tante frequentatrici occasionali dell’appartamento, che si rivolge a Jacques dicendogli più o meno: “si chiama Maria e siccome è tua figlia anche se tu non lo sai, occupatene per qualche tempo: io devo partire per lavoro!”

I due poveretti incolpevoli entrano nel panico più assoluto: il padre è in Oriente e, insomma, se la devono sbrigare da soli.

Grazie alla consulenza della portiera, della farmacista e di qualche altra signora, i due malcapitati in breve tempo diventano impeccabili esperti su come gestire una piccola creatura di pochi mesi, non solo, ma si lasciano conquistare dal sorriso di Maria. Come è facile immaginare, la situazione viene narrata in chiave comica: la goffaggine iniziale, l’eccesso di zelo poi, e tutta una serie di circostanze vengono amplificate e trasformate in un “turbinio di risate”: e infatti, il pubblico si diverte tantissimo e applaude fragorosamente.

Pierre, addirittura, tra un consiglio e l’altro, si rimorchia pure la farmacista! Il ritorno del papà ripete e accentua il clima di sorpresa, di panico e di rabbia, che - sempre in chiave fortemente comica - poi si trasformerà in un sentimento tenero. Per rendere tutta la commedia ancora più animata, l’Autrice inserisce una storia di spaccio di droga, in cui i tre playboys vengono coinvolti a loro insaputa, motivo per cui entrano in ballo il commissario e due agenti donne; da questo bizzarro intreccio, ne deriva un continuo rimescolamento di carte, e un susseguirsi di situazioni buffe e di gags.

Alla fine, trionfa comunque l’amore per la piccola Maria, ma non vi diciamo come si conclude la vicenda, perché lo spettacolo va visto e goduto fino in fondo.

Parliamo ora del cast. Giorgio Lupano, ben noto alla platea TV, dimostra grandi capacità attoriali anche a teatro. Lo stesso dicasi di Gabriele Pignotta (che vanta successi anche come brillante autore e regista di teatro e di cinema), e di Attilio Fontana: i tre si calano magnificamente nei loro rispettivi personaggi. Ma accanto a loro spicca Fabio Avaro, che si cimenta nel doppio ruolo del pusher albanese e del commissario parigino, caratterizzando abilmente i due ruoli fino a rendersi quasi irriconoscibile.

Molto brave e duttili anche le le due donne della compagnia, ossia Carlotta Rondana e Malvina Ruggiano, che interpretano con abilità e disinvoltura molteplici ruoli (le due poliziotte, la farmacista, la portinaia, Silvia).

La regia è curata dallo stesso Gabriele Pignotta, abilissimo nell’imprimere ritmi e tempi comici straordinariamente efficaci, sfruttando ogni minimo dettaglio per inserire gags, ma anche nella delicata scelta delle musiche, che ricreano piacevolmente l’atmosfera di una Parigi di qualche decennio fa, passando con disinvoltura dal fascino del valzer “musette” all’Ula Hoop di Plastic Bertrand.

L’impostazione registica si denota anche dalla gradevolissima scenografia, che richiama i tetti di Parigi di pucciniana memoria, con un elemento mobile che serve a identificare ambienti lontani e diversi, grazie alla complicità delle luci.
A tale proposito, va dato atto dell’impegno dimostrato dalla produzione, ArtistiAssociati-Centro di Produzione Teatrale”. E, visto il risultato, ne è valsa la pena.

Ricordiamo che l’adattamento teatrale è stato curato dalla stessa Coline Serreau e da Samuel Tasinaje, mentre la traduzione è di Marco M. Casazza.

Le scene sono firmate da Matteo Soltanto (ancora complimenti!), i costumi di Silvia Frattolillo e le luci di Eva Bruno.
Sicuramente uno spettacolo che consigliamo vivamente. Anzi, da non perdere!

di Salvatore Scirè
 
In scena fino a domenica 28 gennaio 2024.
TEATRO MANZONI
Via Monte Zebio, 14 - Roma
www.teatromanzoniroma.it

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