“I DUE PAPI” CLAMOROSO DEBUTTO AL SALA UMBERTO

MAGNIFICA PROVA DI MARIANO RIGILLO E GIORGIO COLANGELI DIRETTI DA GIANCARLO NICOLETTI

di Salvatore Scirè 15/04/2023
Visto e recensito
i due papiRoma. Al Teatro Sala Umberto di Roma, ha debuttato trionfalmente una pièce teatrale di grande spessore: I DUE PAPI, scritta da Anthony MacCarten, e portata in scena nella bella traduzione di Edoardo Erba.

Si tratta di un lavoro di grande attualità; e anche di una certa delicatezza, trattando una tematica molto particolare, anzi, praticamente unica: il racconto di 48 ore trascorse all’interno del Vaticano, che hanno cambiato la storia e le prospettive della cristianità: la narrazione di una decisione epocale, che viene offerta al pubblico con assoluto rispetto della religione e degli “uomini” che ne sono protagonisti, e che l’Autore riesce a sviluppare e condurre alla conclusione, fondendo notizie e fatti storicamente certi, con elementi di fantasia coerenti, specialmente per quanto concerne proprio l’umanità dei due Papi.i due papi

Protagonisti sul palco sono due grandissimi del teatro italiano: Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, magnificamente diretti da Giancarlo Nicoletti, che per questa regia ha vinto il Premio Nazionale Franco Enriquez 2023.

E non solo: questo spettacolo ha vinto anche il Premio “Mulino Fenicio” per la Migliore Scenografia, grazie alla stupefacente scenografia firmata da Alessandro Chiti, che riproduce dai giardini di Castel Gandolfo alla terrazza di San Pietro fino alla maestosa Cappella Sistina.
Insieme al magnifico duo Colangeli-Rigillo, sul palco, Anna Teresa Rossini (nel ruolo di suor Brigitta),  Ira Fronten (nel ruolo di suor Sofia) e Alessandro Giova.

Il lavorio interiore che tormenta Papa Benedetto XVI viene ampiamente ed efficacemente narrato all’inizio dello spettacolo, in una scena molto intensa che racconta un viaggio di Ratzinger nella sua Baviera, alla ricerca di ricordi, di sapori, di impressioni: il dialogo con  suor Brigitta fa emergere le difficoltà e la stanchezza dell’uomo, che non riesce più a sostenere l’onere del papato. Suor Brigitta cerca di dissuaderlo, ma senza riuscirci.

Specularmente segue la scena tra Bergoglio e suor Sofia. Anche l’allora arcivescovo di Buenos Aires vuole rinunciare alla porpora cardinalizia e decide di recarsi a Roma, pere farsi accettare le dimissioni dal Papa Ratzinger.
Ed ecco finalmente, l’incontro fra “i due Papi” (e i due uomini, soprattutto).

i due papiNel secondo atto, infatti, i due si trovano, si scontrano (Bergoglio che vuol far recedere Ratzinger dalla decisione di dimettersi e Ratzinger che rifiuta di accogliere le dimissioni di Bergoglio: la spiegazione è semplice, Benedetto XVI spera ardentemente che il suo successore sulla cattedra di Pietro sia proprio il porporato argentino, di chiare origini italiane).

Il momento è molto affascinante: entrambi si confessano reciprocamente, ciascuno mettendo a nudo i propri peccati; confrontandosi reciprocamente, uno apparentemente conservatore, e l’altro più progressista, ma tutto sommato e fondamentalmente stimandosi ed essendo amici in modo profondo.

La regia esalta molto bene proprio gli aspetti di umanità “delle due Santità”: le battute, l’ironia che si scorge qua e là, l’autoironia e la modestia di ciascuno, i momenti di relax al pianoforte (che Papa Ratzinger suonava molto bene), servono a impreziosire ed alleggerire una drammaturgia di grande spessore, che si conclude con uno scambio di due sciarpe delle nazionali di calcio.

Se la pièce apre con un papa che si veste e si affaccia al balcone, si chiude con il suo successore e, nel suo stile, compie lo stesso gesto, benedicendo la folla plaudente di fedeli.

Come spiega Giancarlo Nicoletti,  “I due Papi parla, anzitutto, di due uomini e, allo stesso tempo, parla di tutti gli uomini. Parla del potere, di come a volte sia difficile, se non impossibile, per un solo uomo il fardello delle responsabilità e ci pone l’interrogativo di quanto, veramente, sia giusto o meno perseverare o se non valga la pena, a volte, scendere dalla propria croce. Parla del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’etica, delle aporie e degli interrogativi di ogni giorno della contemporaneità che corre, lasciandoci il dubbio se sia giusto sposare i tempi o ammettere l’esistenza di un che di immutabile ed eterno.”

Per concludere, ricordiamo i costumi, di Vincenzo Napolitano - Alessandra Menè e il disegno
luci e fonica curati da David Barittoni.

Uno spettacolo impegnativo, ma interessante: sicuramente da vedere!
                                                                      
Salvatore Scirè

Trailer ufficiale https://youtu.be/FIC4tev2ca8
 
fino al 30 aprile 2023
Teatro SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 – Roma
Info: 06.80687231/ 06.6794753
www.salaumberto.com                                  

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