RICORDIAMO CARLO LIZZANI A CINQUE ANNI DALLA SUA SCOMPARSA
IL MAESTRO DELLA CINEMATOGRAFIA ITALIANA IN UNA TESTIMONIANZA INEDITA DEL NOSTRO SALVATORE SCIRЀ -
di Salvatore Scirè
04/09/2018
Ricorrenze
ROMA. Purtroppo il nostro paese ha memoria corta; e dimentica facilmente fatti e persone. Uno di questi straordinari personaggi, troppo presto “trascurato”, si chiamava Carlo Lizzani. E io ho avuto il privilegio di essere suo amico.
Quando è venuto a mancare in modo tragico e inatteso (era il 5 ottobre 2013), mi aspettavo che le principali reti TV lo ricordassero adeguatamente, riproponendo – come di solito avviene - le sue opere migliori; soprattutto mi aspettavo che lo facesse la Rai, per la quale il Maestro aveva realizzato lavori di straordinaria importanza come Le Cinque Giornate di Milano o Maria José l’ultima Regina. Speravo pure che in edicola avrebbero messo in vendita i dvd dei suoi film, ma tutto questo non c’è stato, presumo per una questione di diritti piuttosto ingarbugliata.
Un vero peccato per la cultura e per tutta la cinematografia italiana: Carlo Lizzani è stato un vero Maestro, un esponente straordinario del cinema italiano del dopoguerra, radicato nel neorealismo di derivazione rosselliniana, ma che poi si è saputo sviluppare in tanti campi, dalla commedia al documentario d’autore.
Ebbi la fortuna di conoscere Carlo Lizzani al Liceo Visconti, quando l’Associazione Ex Alunni gli conferì il “Premio Mattonella”. Erano i tempi in cui stava girando “Roma bene”. Ricordo che legammo subito: il presidente dell’Associazione all’epoca era il grande commediografo Sandro Giovannini ed io, come Segretario, tiravo le fila delle attività, sotto l’aspetto organizzativo. Pochi anni dopo, con la scomparsa di Sandro, pensammo subito a Carlo, come nuovo presidente; una carica che accettò con entusiasmo e che gli è stata sempre rinnovata, fino a quel drammatico giorno di ottobre!
Lizzani in quel periodo divenne anche Direttore della Biennale del Cinema di Venezia. Anzi, nella città lagunare realizzò un bellissimo ed elegante documentario, “Venezia Capitale Culturale”. La mia innata curiosità e la voglia di viaggiare che mi ha sempre spinto, mi indussero ad andare a Venezia, per assistere a qualche ciak. In quei giorni stavano girando in un palazzo storico, ma la preparazione del set era in ritardo per qualche problema tecnico, ne approfittai per andare a prendere un caffè. Il caso volle che quando risalii, entrai nel salone e mi ritrovai innanzi a Carlo, appollaiato sul carrello, che stava girando: insomma, gli rovinai la scena e dovettero farla di nuovo! Per fortuna, il tutto finì in una grande risata! Lizzani era molto ironico; e anche autoironico. Ricordo un intervista in TV fatta al Liceo Visconti dopo un nostro evento. In quel periodo, se non ricordo male, ben quattro ex alunni erano ministri (Guido Carli, Giuliano Vassalli, Massimo Severo Giannini, Adolfo Battaglia) : e Lizzani, evidenziando la circostanza, disse “mi sento quasi il Primo Ministro di un governo ombra!”
Ricordo ancora oggi con grande emozione ed orgoglio l’invito ad assistere al primo ciak del capolavoro “Celluloide” nella spettacolare location di Villa Lante sul Gianicolo (Accademia di Finlandia). Fu un evento che si trasformò in una festa, anche se per pochi addetti. Ho assistito alle riprese di vari lavori, come Mamma Ebe, o Il Caso Dozier: evidentemente, il seme dello spettacolo dentro di me stava lentamente crescendo.
Carlo Lizzani mi è sempre stato vicino sin da quando ho iniziato a fare teatro: dal lontano debutto a I MITI, nel lontano 1995, impegni permettendo, è sempre venuto alle mie prime, senza perdersi uno spettacolo e incoraggiandomi ad andare avanti. Ultimamente, stavamo pensando addirittura di scrivere una sceneggiatura cinematografica insieme.
Negli ultimi mesi, avevo preso l’abitudine di andarlo a prendere sotto casa la domenica mattina, per fare una passeggiata nei dintorni. Una puntata a Cola di Rienzo, in uno dei tanti caffè di zona, dove si parlava: della nostra Associazione, di spettacolo, di progetti; e Carlo dimostrava una lucidità incredibile. Una volta mi raccontò che Robert De Niro gli aveva dato disponibilità per l’anno a seguire. Ma “in un anno potevano succedere tante cose...” – mi disse - ; e lui ne era ben consapevole; quasi un presagio!
Nella primavera 2013, organizzammo al Visconti una proiezione del suo magnifico documentario “Non eravamo solo ladri di biciclette”. Nonostante le sue ormai precarie condizioni fisiche, Carlo si fece accompagnare in taxi fino al Collegio Romano, per dare un saluto affettuoso ai suoi compagni di scuola. Alla fine della proiezione, in pochi lo accompagnammo fuori, fino al taxi; e Carlo, attraverso il finestrino, fece un gesto per lui inconsueto: ci mandò un bacio con la mano! Presentimenti? Forse!
Il 5 ottobre, era un sabato, lo chiamai all’ora di pranzo: non lo sentivo da qualche giorno, in quanto avevo debuttato la settimana prima al Teatro dei Satiri con una mia commedia. Mi rispose con una voce molto triste. Lo sentii veramente strano; era appena uscito dall’ospedale dopo un ennesimo ricovero; non si riprendeva fisicamente. E alle mie parole di incoraggiamento, rispose con una frase che non posso dimenticare: “No! Questo è l’inizio della fine!”.
A quanto pare, io sono stato l’ultima persona a parlare con lui. Dopo avermi salutato, pare sia andato a riposare, salvo rialzarsi poco dopo, per compiere il gesto estremo, al quale si stava evidentemente preparando da tempo. Così mi spiego la sua frase, altrimenti senza senso.
La sua mente non aveva accettato l’idea che il fisico non la sostenesse più! Non accettava neanche l’idea di essere portato in ospedale e trattato come un numero (e questo effettivamente ebbe modo di confidarmelo); insomma, aveva deciso per una soluzione fortemente drammatica ma risolutiva del suo dramma personale.
Lizzani ha lasciato un grande vuoto, sia a livello affettivo, tra quanti gli stavamo vicino, sia a livello culturale, in quanto ritengo che avrebbe potuto creare ancora qualcosa di eccezionale e di raffinato.
In lui ho conosciuto e apprezzato l’uomo: una persona mite, equilibrata, disponibile. In un’intervista, mi disse che se non avesse fatto il cineasta, avrebbe voluto fare il diplomatico! E non ho alcun dubbio che gli sarebbe riuscito bene. Meglio per tutti che abbia optato per l’ottava musa, grazie alla quale ci ha lasciato un’opera vasta e multiforme: dalla poesia di Fontamara, all’ironia precursiva de La vita agra; dalla cruda drammaticità di Banditi a Milano, alla trattazione di quei soggetti storici che tanto amava, in cui Lizzani sapeva evidenziare soprattutto gli aspetti umani dei vari protagonisti.
Ecco, mi piace ricordarlo così, con una testimonianza diretta e forse inedita di momenti speciali e significativi: una figura esemplare, un vero signore, un uomo di classe; un artista!
Quando è venuto a mancare in modo tragico e inatteso (era il 5 ottobre 2013), mi aspettavo che le principali reti TV lo ricordassero adeguatamente, riproponendo – come di solito avviene - le sue opere migliori; soprattutto mi aspettavo che lo facesse la Rai, per la quale il Maestro aveva realizzato lavori di straordinaria importanza come Le Cinque Giornate di Milano o Maria José l’ultima Regina. Speravo pure che in edicola avrebbero messo in vendita i dvd dei suoi film, ma tutto questo non c’è stato, presumo per una questione di diritti piuttosto ingarbugliata.
Un vero peccato per la cultura e per tutta la cinematografia italiana: Carlo Lizzani è stato un vero Maestro, un esponente straordinario del cinema italiano del dopoguerra, radicato nel neorealismo di derivazione rosselliniana, ma che poi si è saputo sviluppare in tanti campi, dalla commedia al documentario d’autore.
Ebbi la fortuna di conoscere Carlo Lizzani al Liceo Visconti, quando l’Associazione Ex Alunni gli conferì il “Premio Mattonella”. Erano i tempi in cui stava girando “Roma bene”. Ricordo che legammo subito: il presidente dell’Associazione all’epoca era il grande commediografo Sandro Giovannini ed io, come Segretario, tiravo le fila delle attività, sotto l’aspetto organizzativo. Pochi anni dopo, con la scomparsa di Sandro, pensammo subito a Carlo, come nuovo presidente; una carica che accettò con entusiasmo e che gli è stata sempre rinnovata, fino a quel drammatico giorno di ottobre!
Lizzani in quel periodo divenne anche Direttore della Biennale del Cinema di Venezia. Anzi, nella città lagunare realizzò un bellissimo ed elegante documentario, “Venezia Capitale Culturale”. La mia innata curiosità e la voglia di viaggiare che mi ha sempre spinto, mi indussero ad andare a Venezia, per assistere a qualche ciak. In quei giorni stavano girando in un palazzo storico, ma la preparazione del set era in ritardo per qualche problema tecnico, ne approfittai per andare a prendere un caffè. Il caso volle che quando risalii, entrai nel salone e mi ritrovai innanzi a Carlo, appollaiato sul carrello, che stava girando: insomma, gli rovinai la scena e dovettero farla di nuovo! Per fortuna, il tutto finì in una grande risata! Lizzani era molto ironico; e anche autoironico. Ricordo un intervista in TV fatta al Liceo Visconti dopo un nostro evento. In quel periodo, se non ricordo male, ben quattro ex alunni erano ministri (Guido Carli, Giuliano Vassalli, Massimo Severo Giannini, Adolfo Battaglia) : e Lizzani, evidenziando la circostanza, disse “mi sento quasi il Primo Ministro di un governo ombra!”
Ricordo ancora oggi con grande emozione ed orgoglio l’invito ad assistere al primo ciak del capolavoro “Celluloide” nella spettacolare location di Villa Lante sul Gianicolo (Accademia di Finlandia). Fu un evento che si trasformò in una festa, anche se per pochi addetti. Ho assistito alle riprese di vari lavori, come Mamma Ebe, o Il Caso Dozier: evidentemente, il seme dello spettacolo dentro di me stava lentamente crescendo.
Carlo Lizzani mi è sempre stato vicino sin da quando ho iniziato a fare teatro: dal lontano debutto a I MITI, nel lontano 1995, impegni permettendo, è sempre venuto alle mie prime, senza perdersi uno spettacolo e incoraggiandomi ad andare avanti. Ultimamente, stavamo pensando addirittura di scrivere una sceneggiatura cinematografica insieme.
Negli ultimi mesi, avevo preso l’abitudine di andarlo a prendere sotto casa la domenica mattina, per fare una passeggiata nei dintorni. Una puntata a Cola di Rienzo, in uno dei tanti caffè di zona, dove si parlava: della nostra Associazione, di spettacolo, di progetti; e Carlo dimostrava una lucidità incredibile. Una volta mi raccontò che Robert De Niro gli aveva dato disponibilità per l’anno a seguire. Ma “in un anno potevano succedere tante cose...” – mi disse - ; e lui ne era ben consapevole; quasi un presagio!
Nella primavera 2013, organizzammo al Visconti una proiezione del suo magnifico documentario “Non eravamo solo ladri di biciclette”. Nonostante le sue ormai precarie condizioni fisiche, Carlo si fece accompagnare in taxi fino al Collegio Romano, per dare un saluto affettuoso ai suoi compagni di scuola. Alla fine della proiezione, in pochi lo accompagnammo fuori, fino al taxi; e Carlo, attraverso il finestrino, fece un gesto per lui inconsueto: ci mandò un bacio con la mano! Presentimenti? Forse!
Il 5 ottobre, era un sabato, lo chiamai all’ora di pranzo: non lo sentivo da qualche giorno, in quanto avevo debuttato la settimana prima al Teatro dei Satiri con una mia commedia. Mi rispose con una voce molto triste. Lo sentii veramente strano; era appena uscito dall’ospedale dopo un ennesimo ricovero; non si riprendeva fisicamente. E alle mie parole di incoraggiamento, rispose con una frase che non posso dimenticare: “No! Questo è l’inizio della fine!”.
A quanto pare, io sono stato l’ultima persona a parlare con lui. Dopo avermi salutato, pare sia andato a riposare, salvo rialzarsi poco dopo, per compiere il gesto estremo, al quale si stava evidentemente preparando da tempo. Così mi spiego la sua frase, altrimenti senza senso.
La sua mente non aveva accettato l’idea che il fisico non la sostenesse più! Non accettava neanche l’idea di essere portato in ospedale e trattato come un numero (e questo effettivamente ebbe modo di confidarmelo); insomma, aveva deciso per una soluzione fortemente drammatica ma risolutiva del suo dramma personale.
Lizzani ha lasciato un grande vuoto, sia a livello affettivo, tra quanti gli stavamo vicino, sia a livello culturale, in quanto ritengo che avrebbe potuto creare ancora qualcosa di eccezionale e di raffinato.
In lui ho conosciuto e apprezzato l’uomo: una persona mite, equilibrata, disponibile. In un’intervista, mi disse che se non avesse fatto il cineasta, avrebbe voluto fare il diplomatico! E non ho alcun dubbio che gli sarebbe riuscito bene. Meglio per tutti che abbia optato per l’ottava musa, grazie alla quale ci ha lasciato un’opera vasta e multiforme: dalla poesia di Fontamara, all’ironia precursiva de La vita agra; dalla cruda drammaticità di Banditi a Milano, alla trattazione di quei soggetti storici che tanto amava, in cui Lizzani sapeva evidenziare soprattutto gli aspetti umani dei vari protagonisti.
Ecco, mi piace ricordarlo così, con una testimonianza diretta e forse inedita di momenti speciali e significativi: una figura esemplare, un vero signore, un uomo di classe; un artista!