“PANCRAZIO: LA LIBERTÀ DI AVERE PAURA”. ALMA DADDARIO REINTERPRETA IL MITO DI PAN

SIMONE MIGLIORINI È IL MAGISTRALE INTERPRETE DEL SEMIDIO DEL PANICO, INVENTORE DEL FLAUTO, NEL SUGGESTIVO ALLESTIMENTO PER I TEATRI DI PIETRA DEL LAZIO -

di Bianca Salvi 16/10/2018
Visto e recensito
pancrazio miglioriniMALBORGHETTO (Roma). Avevo letto il testo pubblicato in un’antologia teatrale dedicata all’autrice dall’editrice ChipiùneArt: “Oltre la quarta parete”, e già dalla lettura mi era parso interessante e ben ritmato, ispirato in parte al Caligola di Albert Camus, del quale riecheggiano alcuni passi.

Ma la storia e la struttura del monologo, o meglio dell’assolo, è parsa subito originale, scritta in un linguaggio teatrale molto contemporaneo, di impronta anglosassone, un testo quasi psicoanalitico, colto, e per questo  non mi aspettavo che la sua messa in scena fosse di resa godibile anche per un pubblico molto eterogeneo: è quello che mi ha colpito vedendo lo spettacolo.

Si tratta comunque di un testo che solo degli interpreti di primo livello avrebbero potuto rendere in tutta la sua potenzialità espressiva. Avevo già letto tra l’altro alcune recensioni da edizioni di precedenti messe in scena, anche di firme autorevoli, ma non ne immaginavo l’autentica portata.

Nella rivisitazione contemporanea del mito sul semidio dall’aspetto mostruoso, inventore del flauto, Pan diventa Pancrazio, un musicista dall’infanzia difficile, segnata dall’abbandono della madre e dal controverso rapporto con un padre dispotico, egocentrico e perfezionista che ne mina le sicurezze. Pancrazio cresce con un’insaziabile fame d’affetto, che cerca soprattutto nelle donne.

Maldestri tentativi di seduzione ai limiti della violenza, situazioni paradossali e anche comiche, si alternano ad alterchi con il genitore, a farneticazioni oniriche con figure femminili portanti, in quello che è un vero e proprio viaggio nell’inconscio, attraverso dubbi e paure che  accompagnano l’essere umano nelle varie età dell’esistenza.

Pancrazio è uno spettacolo apparentemente semplice, ma in realtà estremamente complesso e difficile sul piano esecutivo. Nell’edizione andata in scena durante la rassegna estiva dei Teatri di Pietra del Lazio, sotto la direzione artistica del regista e coreografo Aurelio Gatti, ospitata nel suggestivo parco archeologico di Malborghetto alle porte di Roma, all’inizio avevo pensato che avrei assistito a una delle tante reading estive messe in scena durante l’estate romana, spesso senza troppe pretese.

Ma già dalle prime note, dai primi movimenti, dalle prime parole (in scena oltre al protagonista, Simone Migliorini, un musicista Davide Dainelli, anche compositore delle musiche originali, e una danzatrice coreografa: Carlotta Bruni),  capii che si era davanti a qualcosa di ben diverso, qualcosa che “incollava” alla sedia lo spettatore dall’inizio alla fine.

Carlotta Bruni si è dimostrata una danzatrice divina, elegante ed esplosiva, che è riuscita con forza espressiva e grande virtuosismo, a rendersi alter ego del protagonista, danzando a volte sulla musica, a volte sulle parole.

Il musicista Davide Dainelli, che oltre alle musiche originali composte per l’occasione, ha rielaborato musiche dal Pinocchio di Comencini a Bill Evans, a Eric Satie, amalgamandole con rara sensibilità e originalità, ha saputo ben orchestrare tutto lo spettacolo, anche dando l’impressione a tratti, di stare quasi improvvisando.

Simone Migliorini, protagonista e regista, madido di sudore, non si è risparmiato in una prova d’attore che a tratti ricordava le straordinarie performance del primo Carmelo Bene.

C’era dentro tutto in quella voce straordinaria dai molti registri, c’era il patrimonio del grande teatro italiano, ma in una forma moderna, senza autocompiacimento, senza eccessi o barocchismi inutili.

C’era soprattutto Migliorini: presenza scenica imponente, che senza abusare dei suoi mezzi espressivi e senza “gigione rie”, ma condividendo generosamente la sua arte, ha incantato e ammutolito la platea per un’ora di spettacolo, cantando e danzando il testo della Daddario, facendoci sorvolare qualche problema tecnico-acustico, inconveniente che a volte può penalizzare gli spettacoli all’aperto.
 
Lo spettacolo sarà in tournèe nel periodo invernale, in Toscana, Lazio, Liguria.

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