“IL DELITTO DI VIA DELL’ORSINA”ALL’AMBRA IOVINELLI
MASSIMO DAPPORTO E ANTONELLO FASSARI IN UNA COMMEDIA TRATTA DA LABICHE
SALVATORE SCIRE'
12/12/2023
VISTO E RECENSITO

Ma vediamo di raccontare con ordine e meglio.
Partiamo dall’autore: Eugène Labiche (Parigi 1815-1888) ha firmato in quarant’anni ben 174 copioni fra commedie e atti unici, tra cui la famosa pièce Il cappello di paglia di Firenze. La sua opera è caratterizzata da una acuta ironia, così come avviene ne L’Affaire de la rue de Lourcine scritto nel 1857 e in cui l’Autore mette in atto una forte satira nei confronti della borghesia alla quale lui stesso appartiene, e che – come spesso accade – presta maggior importanza all’apparire, piuttosto che all’essere.
Con un bel volo pindarico, Andrée Ruth Shammah e Giorgio Melazzi, nel realizzare l’adattamento, hanno spostato in avanti le lancette del tempo di una novantina di anni.
Non solo, ma l’affaire si sposta in Italia, a Piacenza, negli anni 30/40, comunque in epoca anteguerra, come ci testimoniano anche un paio di piacevoli canzoni dell’epoca, cantate dal duo Dapporto- Fassari.
Veniamo ora alla storia, senza rivelare troppo: due vecchi compagni di scuola partecipano a una riunione della loro classe. Purtroppo alzano un po’ troppo il gomito e capita che il Mistenghi (Antonello Fassari) si risvegli nel letto dell’amico Zancopè (Massimo Dapporto).
In effetti, entrambi non hanno ancora smaltito la sbornia e hanno ricordi confusi dell’accaduto: anche perchè sono sporchi di carbone e ne hanno pure le tasche piene .

Ma non ricordano nulla di quanto effettivamente accaduto la notte precedente. Quando Norina, la moglie di Zancopè (Susanna Marcomeni) porta loro un giornale, i due amici apprendono della morte di una giovane carbonaia, e così si convincono di essere stati loro a commettere l’omicidio. I due protagonisti, a questo punto, si dimostrano pronti a tutto pur di sfuggire alla colpa e mantenere le apparenze. Per far sparire ogni prova, sono pronti a far fuori parenti e testimoni scomodi. Poi, il colpo di scena finale restituirà loro la tranquillità e lo smaltimento della sbornia ricondurrà le loro menti a una più sobria lucidità.
Come è facile immaginare, il meccanismo ideato dall’Autore dà luogo a un susseguirsi di comiche gags che divertono e lasciano pensare.
Massimo Dapporto e Antonello Fassari danno vita a due personaggi impeccabili: il primo elegante e raffinato, come si conviene a nobile ricco ed elegante, il secondo di estrazione più popolare, a volte rozzo e volgarotto: ma l’aver studiato nella stessa scuola è un collante troppo forte per rompere un’antica amicizia. Anche perché un tragico delitto sembra legarli indissolubilmente, fino alla dissoluzione degli incubi da alcol!
Tutti bravi gli altri componenti della compagnia, a partire dalla efficace Susanna Marcomeni nel ruolo di moglie, a finire con Marco Balbi (il cugino), Andrea Soffiantini e Christian Pradella (il maggiordomo anziano e quello giovane).
La regia di Andrée Ruth Shammah è elegante e impeccabile e il risultato finale è un affascinante spettacolo certamente surreale, ma di grande qualità e di estrema attualità. Certe tematiche socio-culturali sono ricorrenti nella società e attraversano i secoli con disinvoltura. L’egoismo, il perbenismo di facciata, l’ipocrisia, sono delle presenze costanti nell’animo umano.
Le musiche sono di Alessandro Nidi, le scene Margherita Palli, i costumi di Nicoletta Ceccolini, le luci Camilla Piccioni e le sagome sono tratte dalle opere di Paolo Ventura.
Uno spettacolo da vedere!
Salvatore Scirè
Fino al 29 ottobre 2023
Teatro Ambra Jovinelli
Via Guglielmo Pepe, 45, 00185 Roma RM
Informazioni e Prenotazioni 06 83082884 – 06 83082620