IL CENDIC, IL CENTRO NAZIONALE DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA, PORTA IL TEATRO IN PROVINCIA
INCONTRO CON DUSKA BISCONTI, L’IDEATRICE DEL PROGETTO
BIANCA SALVI
09/04/2025
EVENTI

D – Come nasce l’idea di questa iniziativa ?
Teatro in Provincia nasce quando nel 2013, in una delle nostre assemblee del Cendic , tutti gli autori si lamentavano del fatto che solo pochissimi erano presenti nei cartelloni dei teatri di giro. E dunque nessuno o quasi riusciva a raggiungere il pubblico. Per questo mi venne in mente che se il pubblico non poteva raggiungerci l’avremmo raggiunto noi. Pensai ai tanti teatri sparsi per l’Italia ed inutilizzati e alle tante piccole compagnie dei territori che avrebbero potuto portare all’attenzione del pubblico i brevi testi degli autori professionisti. E siccome un autore ha comunque bisogno di un riscontro valeva la pena invitare le persone ad esprimere una preferenza sui corti a cui aveva assistito. Il fine è quello di creare un contatto reale e partecipe fra chi scrive ed il pubblico.
D – Si dice che in Italia scarseggino nuovi autori e nuove idee, è vero o è un alibi perché il sistema rimanga immutato ?
I nuovi autori e le nuove idee non scarseggiano affatto, sono solo seppellite nell’indifferenza del sistema teatrale che è diventato un circuito di “mercato”. Sono insomma mercanti che debbono far quadrare i conti e per fare questo devono andare sul sicuro. Il sicuro è : un classico interpretato da un nome, possibilmente televisivo o il protagonista di uno scandalo, scandaletto, scandaluccio. La motivazione che si sente dire è sempre la stessa: il pubblico non capisce gli spettacoli un po’ diversi, vuole solo ridere. Eppure proprio con Teatro In Provincia abbiamo la prova del contrario: il pubblico desidera vedere spettacoli nuovi che parlino dell’oggi, e non vuole solo ridere ma anche pensare!
D – Questa iniziativa è giunta alla nona edizione, in che percentuale hanno partecipato dal sud al nord Italia, sia come territori che come età anagrafica ?
Non abbiamo fatto una ricerca approfondita su questo tema ma ho l’impressione che la partecipazione è la stessa sia al nord che al sud.
D – E la percentuale delle donne rispetto agli uomini (si dice che in Italia le drammaturghe siano in minoranza rispetto ai maschi)
Assolutamente falso. Le donne sono moltissime, il problema è che quelli che emergono nel “mercato” sono prevalentemente uomini.
D – Diffondere il teatro nei centri minori, può agevolare la socializzazione e il coinvolgimento, oltre che di normali cittadini, di chi opera nelle scuole (docenti, ecc)
Certo! È però assolutamente necessario che il teatro sia diffuso da professionisti che se ne occupano attivamente da tempo. Purtroppo è in diffusione la convinzione che il teatro sia letteratura così troviamo degli ottimi insegnanti di lettere, competentissimi nella loro materia, che si dedicano al teatro senza averne vera cognizione ed esperienza. Il teatro infatti si fa sulle tavole del palcoscenico… Lo stesso vale per chi fa teatro amatoriale, non sempre imparare un copione a memoria e ripeterlo davanti a parenti ed amici significa fare teatro.
D – In un’epoca monopolizzata, e anche schiavizzata da un eccesso di tecnologia che porta soprattutto le nuove generazioni a un impoverimento dell’uso della lingua, e ora che si aggiunge anche una new entry: l’intelligenza artificiale (contro la quale tra l’altro hanno protestato pesantemente gli sceneggiatori in America), quanto può essere di attualità e di utilità, continuare a scrivere per il teatro (anche per il cinema, la letteratura…) ?
Scrivere, scrivere, scrivere, e ancora scrivere! Chi crede di “scrivere “ un copione grazie all’intelligenza artificiale non fa altro che cambiare le parole ad un copione già scritto. Non inventa nulla e quindi spreca il suo tempo che potrebbe utilizzare per farsi una bella passeggiata…. E invece l’arte tutta, teatro compreso, è invenzione! E l’invenzione è una prerogativa umana che va esercitata oltre che protetta.