“CLITENNESTRA, IL PROCESSO” FORTI SUGGESTIONI NEL TESTO RIVOLUZIONARIO DI ALMA DADDARIO

GRANDE SUCCESSO, NELL'AMBITO DELLA RASSEGNA DEI TEATRI DI PIETRA CURATA DA AURELIO GATTI, GRAZIE ALLA MAGICA INTERPRETAZIONE DI VALERIA CONTADINO.

di Bianca Salvi 08/08/2019
Teatri di Pietra
clitennestra alma daddarioVolterra. E’andata in scena lo scorso luglio all’anfiteatro di Sutri questa versione di Clitennestra, di Alma Daddario.

Uno spettacolo di grande suggestione, sia per il testo che rivisita volutamente questo controverso personaggio mitologico, alla mercè di interpretazioni maschiliste, riabilitandolo non senza motivazioni storico realistiche legate alle vicende dell’infelice regina di Micene.

La raffinata prosa dell’autrice, originale seppur con qualche voluta citazione classica, è stata efficacemente supportata da un’altrettanta raffinata coreografia realizzata dal maestro Aurelio Gatti, direttore artistico della rassegna Teatri di Pietra,  e dalla sensibile regia di Sebastiano Tringali.

In scena nei panni di Clitennestra, una talentuosa Valeria Contadino, appassionata e sanguigna, che nella scena finale, si cimenta in dialetto siciliano, come le sue origini, in una tirade volutamente riecheggiante i versi del cantastorie Otello Profazio: “Oreste, figghiu, chi venisti a fari? – Signura matri, vi vinni a ammazzari, l’onuri di mi patri a vinnicari”, a simboleggiare  l’accostamento del matricidio compiuto da Oreste, al delitto d’onore, oltre che al femminicidio.

L’autrice ha scavato nella personalità di Clitennestra, che attraverso le descrizioni soprattutto di Eschilo e Omero conosciamo come la  fedifraga  assassina, prototipo che si contrappone alla mite e fedele Penelope. Ma Clitennestra ha le sue ragioni, e qui le rivendica.

E’ un dramma a tinte forti quello della mitica  regina di Micene, sorella di Elena, prima vittima di stupro e bottino di guerra, poi sposa dell’ambizioso Agamennone, diventa emblema  dell’umanità femminile schiavizzata, utilizzata come merce di scambio, privata di ogni libertà di scelta. La vicenda ha una grandezza biblica:infarcita di passioni, delitti, vendetta, che questa versione della Daddario mostra sottolineando  evidenti parallelismi riconducibili a tematiche ancora oggi drammaticamente attuali.

Qui l’animo femminile del personaggio si ribella alla sorte di vittima-carnefice che il fato le ha destinato, reclama a gran voce attenzione ai testimoni del passato, e  ascolto alle generazioni future. Straordinaria l’ attualità di questa vicenda:

“La protagonista diventa una sorta di campione di un’umanità femminile – ha affermato a proposito il regista Sebastiano Tringali – abusata e mortificata, costretta a sposare il suo violentatore, qui inseguita dalle Erinni, nel vortice di una danza che ne evoca i fantasmi”. Oltre alla “polifonica” Valeria Contadino, che incarna le varie voci del mito, in scena i virtuosi danzatori della compagnia MDA: Carlotta Bruni, Luca Piomponi, Rosa Merlino, Paola Saribas, Matteo Gentiluomo, che accompagnati da musiche consone al pathos del racconto, hanno contribuito a creare un mix di grande intensità e impatto emotivo.

Pubblico rapito e tanti applausi. Dopo Sutri e Volterra, lo spettacolo proseguirà in Sicilia in siti dall’atmosfera magica: Selinunte, Eraclea, Modica, Buscemi, nel corso della tournèe estiva nell’ambito della programmazione dei Teatri di Pietra, che hanno il merito di valorizzare siti archeologici e architettonici attraverso il teatro, la danza, la musica, rendendoli vivi agli occhi del pubblico. Bellezza struggente: da non perdere.

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