“BELLEZZA ORSINI. LA COSTRUZIONE DI UNA STREGA” QUANDO IL TEATRO INCONTRA LA STORIA

PRIMO APPUNTAMENTO DELLA SERIE TEATRALE "NASCOSTE. STORIE PERSE TRA LE PAGINE DEL TEMPO", A CURA DI MICHELE DI SIVO, EMANUELA LUCCHETTI E FABRIZIO OLIVERIO.

di Salvatore Scirè 29/12/2022
Visto e recensito
BELLEZZA ORSINIRoma. Di recente, è andato in scena al Teatro Manzoni di Roma un interessante spettacolo, anche se rappresentato in unica replica. Ne scriviamo a posteriori, poiché, in realtà, si è trattato di una specie di anteprima: non solo perché verrà riproposto in primavera, ma anche perchè il lavoro è particolarmente adatto per agili tournées, vedendo impegnati due attori e un musicista.   

Stiamo parlando di “Bellezza Orsini. La costruzione di una strega”, ovverosia del primo appuntamento della serie teatrale Nascoste. Storie perse tra le pagine del tempoa cura di Michele Di Sivo, Emanuela Lucchetti e Fabrizio Oliverio.

Nello specifico, la drammaturgia e la regia sono di Silvio Giordani, mentre l’interpretazione è affidata a Maria Cristina Gionta Luca Negroni; le musiche dal vivo sono state eseguite da Emiliano Ottaviani.BELLEZZA ORSINI

La serie vede protagoniste figure storiche poco note, spesso dimenticate ma in qualche modo eroiche. Vite e racconti persi tra le pieghe del tempo, gesti di emancipazione e resistenza. Si tratta di vicende che approdano a teatro grazie all’incontro del Centro Teatrale Artigiano diretto da Pietro Longhi con il Dipartimento di Comunicazione Storica dell’Università Roma Tre.

BELLEZZA ORSINIMa l’aspetto più interessante nasce dal fatto che la narrazione si riferisce a un fatto storico ben preciso e documentato: Silvio Giordani (gliene va dato atto doverosamente) si è trasferito, infatti, per diverso tempo presso gli Archivi di Stato alla ricerca dei documenti, grazie ai quali è riuscito a raccontare in maniera veritiera fatti e situazioni veramente accaduti.

“Bellezza Orsini. La costruzione di una strega”  ci racconta quasi in diretta (o come una telecronaca, se preferite) la straordinaria e incredibile storia di Ines-Bellezza Orsini, figlia illegittima di un principe Orsini (famiglia nobiliare romana che diede alla chiesa ben 5 papi). Pur essendo evidentemente una presenza ingombrante, Ines-Bellezza (suggestivo ed evocativo questo nome di battesimo) venne riconosciuta anche se non equiparata ai discendenti legittimi.

Nonostante appartenesse alla importante casata, nel XVI secolo la donna venne ingiustamente accusata di stregoneria, e quindi processata e torturata atrocemente, al punto che si tolse la vita in carcere;  ma prima di compiere questo gesto estremo, Bellezza volle raccogliere le sue misteriose confessioni in un prezioso quaderno.

Come si può immaginare, si tratta di un documento rarissimo scritto nel 1528, con “mano da strega”, tra urla e torture in dialetto sabino–medievale, e che tutt’oggi risulta gelosamente conservato tra le carte dell’Archivio di Stato di Roma. Proprio questo manoscritto, redatto in un linguaggio asciutto e secco, che addirittura sembra ancora vibrare tra le oscure sale della tortura, è stato il potente elemento ispiratore del libro di Michele Di Sivo, archivista e storico, e di conseguenza del percorso drammaturgico di Silvio Giordani, che ha dato vita ad una rappresentazione carica di pura emozione, narrando efficacemente lo svolgimento del processo inquisitorio avvenuto nel ‘500.

Ci riserviamo di ritornare sull’argomento in maniera più analitica quando lo spettacolo verrà riproposto (ci auguriamo presto). Al momento, il plauso per un’operazione storico-teatrale di tutto rispetto, di cui va dato ampiamente merito a Silvio Giordani.

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