“ARMADIETTO 7” DI MASSIMO STINCO
ALL’OFF-OFF THEATRE È IN SCENA FRANCESCO BUTTERI
SALVATORE SCIRE'
07/05/2025
VISTO E RECENSITO

“Armadietto 7” ci racconta qualcosa del genere: qualcosa che “nasce da un’ispirazione reale, sorta dall’osservazione di un particolare ambiente e dai giovani che lo frequentano. Un qualsiasi spogliatoio di una qualsiasi palestra di una qualsiasi città. – come ci spiega l’Autore e Regista Massimo Stinco – Un luogo simbolo, dove ogni giorno questi ragazzi (e non solo) compiono le stesse azioni, gli stessi gesti, spesso pronunciano le stesse parole.”

Ma la ripetitività dei gesti (come lo spogliarsi e rivestirsi dopo la doccia), anzi la ritualità dei medesimi e delle parole, anch’esse appartenenti come a un rito già scritto; i discorsi sempre uguali a se stessi (donne, calcio, discoteca, apericene e via discorrendo) a volta sfuggono all’ovvia banalità della automatica reiterazione come una litania e nascondono invece qualche cosa di intimo, di personale, di fortemente drammatico.
L’Autore confessa infine di essersi ispirato a questi comportamenti che hanno richiamato alla sua fantasia proprio la ritualità teatrale. E poi ci spiega che: “Una volta la mia attenzione è caduta su un ragazzo in particolare. Un bel ragazzo, fra i 25 e 30 anni, studente universitario fuori corso, simpatico ma spesso scostante, con attacchi d’ira talvolta anche piuttosto violenti, probabilmente bipolare, quasi sicuramente dipendente da psicofarmaci che spesso gli vedevo prendere dopo certi attacchi. Spesso questi ragazzi si mettono una maschera, dietro le futili conversazioni si nascondono situazioni personali difficili, segreti, problematiche.”
Nasce e si sviluppa così la storia personale di Cosimo, un ragazzo come tutti gli altri, ma che nel suo cuore porta un peso enorme: infatti, il dolore per la morte del suo miglior amico David, compagno di palestra, lo tormenta inesorabilmente, scatenando o aggravando la sua probabile sindrome bipolare. E alla fine (che non riveliamo), capiremo il perché di tanto dolore che diventa senso di colpa.
Lo spettacolo ha una sua suggestione, fatta anche di luci, di effetti particolari, di simbolismi. Nella prima parte, forse si nota qualche pleonastica ripetizione e anche un eccesso di esibizionismo, ma nel complesso l’attenzione dello spettatore rimane ben desta.

In questa sua interpretazione, Francesco Butteri si è impegnato ad affinare le sue capacità espressive, che ben si prestano alle corde drammatiche come quelle che pervadono l’intero monologo.
Nel complesso, nella magnifica cornice dell’OFF-OFF THEATRE, (diretto da Silvano Spada) abbiamo assistito a un lavoro interessante, ben scritto, ben interpretato e ben diretto. L’accoglienza del pubblico è stata lusinghiera.
Un lavoro comunque non facile, che sicuramente crescerà e migliorerà quando verrà riproposto nuovamente al pubblico. Ricordiamo l’assistente ala regia Leonardo Paoli e le luci curate da Marco Faccenda.
Complimenti a tutti!
OFF/OFF THEATRE Via Giulia 19,20,21 00186 Roma - INFO:info@off-offtheatre.com