VISTO... DA VICINO: GIULIO ANDREOTTI

UN RICORDO DEL POPOLARE SENATORE, GRANDE INNAMORATO DI ROMA

di Salvatore Scirè 11/09/2018
Visto... da vicino
andreotti scirèROMA. Tra le persone che ho avuto la ventura di conoscere, un posto di rilievo spetta di sicuro al Senatore Giulio Andreotti, uno dei maggiori uomini politici della Prima Repubblica. Premetto subito che la politica non c’entra assolutamente nulla, in quello che sto per raccontare!

Ma andiamo con ordine!  Avevo appena pubblicato il libro fotografico ROMA NEL CUORE, edito dalla Rizzoli  (il mio primo editore!!!). Ero gasatissimo, ma all’epoca lavoravo ancora nelle assicurazioni: tra l’altro mancavano pochi giorni al Natale.

Una bella mattina mi telefonò in ufficio mio padre, per avvertirmi che era arrivato per posta un bigliettino strano, con stampigliato il Palazzo di Montecitorio. Gli chiesi di aprire, ovviamente incuriosito. Papà provò a leggere, ma non capiva bene di che cosa si trattava; la firma gli sembrava di Giulio Andreotti!

Appena giunto a casa, afferrai il biglietto e c’era scritto testualmente: “Egregio Scirè, ho visto il suo magnifico libro di fotografia romana. Una mi ha commosso: quella di Piazza Capranica, con la chiesa dove sono stato battezzato. Potrei averne una copia? Cari auguri Giulio Andreotti”. Chiamai subito la Rizzoli, dove mi spiegano il retroscena. In effetti, anche Andreotti era un “autore Rizzoli” (all’epoca così ci definivano!) e, visto il suo importante ruolo istituzionale, la casa editrice era solita inviargli quei volumi che si pensava potessero interessargli. Una volta ricevuto il mio “Roma nel Cuore”, Andreotti, grande innamorato di Roma, era rimasto effettivamente colpito da uno scatto  che riprendeva la chiesa di S.Maria in Aquiro, riflessa in una pozzanghera particolarmente fotogenica, adagiata sul selciato di Piazza Capranica. La chiesa era anche la mia parrocchia:   abitavo infatti in Via del Collegio Capranica 33, praticamente lo stesso blocco di palazzi in cui c’era lo studio personale di Andreotti, in Piazza Montecitorio.andreotti scirè

Mi precipitai dal parroco, Padre Giovanni, che lo conosceva abbastanza bene e così decidemmo di andare insieme a portargli un ingrandimento della famosa foto.
Il giorno di Capodanno, ci presentammo al suo studio per salutarlo e fargli gli auguri. Il Presidente mi accolse con grande simpatia. Mi disse che aveva acquistato diverse copie del mio libro, per farne omaggio.

Chiacchierammo di varie cose, tra l’altro ricordammo con nostalgia i tempi in cui il postino passava tre volte al giorno, ma la cosa che mi impressionò di più fu il notare come l’uomo Giulio Andreotti riuscisse a fare tre o quattro cose contemporaneamente. Altro livello, altro spessore. Qualunque confronto con l’attuale classe politica sarebbe impietoso!

Lo rividi qualche anno dopo, quando gli feci omaggio del mio libro GARGANO, SPETTACOLO DELLA NATURA, che egli apprezzò moltissimo. In quella stessa occasione gli chiesi di scrivere la prefazione per il libro ROMA COLORI DEL TEMPO, di imminente pubblicazione; e lui accettò di buon grado, nonostante fosse stato appena nominato Presidente del Consiglio.

Quando il volume uscì, il Presidente ne restò entusiasta: al punto che il mio ROMA COLORI DEL TEMPO divenne omaggio di rappresentanza di Palazzo Chigi. Così concordammo insieme la data (nel senso che la fissò lui!)  e il luogo della presentazione (S.Michele, Sala dello Stenditoio). Si preannunciava un evento di grande prestigio, programmato di venerdì tardo pomeriggio: di solito, nel fine settimana, la politica si prende una pausa. Quella volta non andò esattamente così. Ci fu una imprevista crisi politica, con ben due consigli dei ministri straordinari: una corrente di partito stava sul punto di far cadere il governo. Insomma, alle 14 del giorno prefissato, venni convocato a Palazzo Chigi dal Capo di Gabinetto, il quale mi ragguagliò sulla situazione, comunicandomi ufficialmente l’impossibilità per il Presidente di venire al San Michele. Era tutto vero, ovviamente! Tutto verificato e confermato dai giornali! 

Successivamente ci siamo rivisti in varie occasioni. Una volta, al Pantheon, una gelateria organizzava la gara di gelato (il vincitore era un tale che ne aveva fatti fuori 6 chili!). Finita la manifestazione, il titolare ci portò a cena; e c’era anche l’on. Andreotti, con la signora Livia. Non posso dimenticare le frasi dette: il Presidente si rivelò una buona forchetta e cercava di  assaggiare  più cose possibili e la moglie lo redarguiva: “Giulio, domani devi andare a Bruxelles, stai attento!”. E lui, per tutta risposta: “ma come si fa, con questo straordinario ordine del giorno!”

In un’altra occasione, ci siamo rivisti proprio a S.Maria in Aquiro, durante la cerimonia per il benvenuto a un nuovo parroco. E successe una cosa curiosa: il Presidente si mise a parlare tutto il tempo con me e soprattutto con mio padre, glissando abilmente gli inviti del parroco uscente ed evitando così di salutare il nuovo parroco. Guarda caso, quest’ultimo poco dopo venne coinvolto in un torbido scandalo. Secondo me Andreotti aveva assunto informazioni e sapeva... A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina! (ipse dixit!).

L’ultima volta che lo vidi di persona, fu in Senato, quando lo intervistai per Riflessi (la rivista di Trenitalia) e gli scattai anche alcune foto. Poi, ci siamo sempre scambiati gli auguri per le Feste: i biglietti li scriveva sempre di suo pugno!
Di lui si è detto e scritto di tutto. La si può pensare come si vuole, ma sicuramente sotto il profilo umano stavamo su un altro pianeta: altro spessore, altra cultura, altro livello!

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