“NEL VUOTO” DI GIUSEPPE MANFRIDI, ALLE STANZE SEGRETE

QUANDO ANCHE NATURA ED EMOZIONE RISCHIANO DI DIVENTARE OGGETTO DI CONSUMISMO.

di Alma Daddario 30/05/2022
Visto e recensito
NEL VUOTORoma. “Nel vuoto” di Giuseppe Manfridi, è andato in scena al teatro Stanze Segrete, storico salotto romano caratterizzato da proposte originali e di qualità, grazie a una gestione sensibile e attenta anche alla drammaturgia contemporanea.

L'ambientazione è quella di una montagna. Un ameno luogo di villeggiatura che apparentemente conserva tutte le caratteristiche originali di una natura incontaminata, luogo di pace, contemplazione pura, come ci si aspetterebbe. E all'inizio è così.

Una giovane coppia in vacanza si avventura, arrampicandosi sino al belvedere, dove incontra un abitante del luogo, già conosciuto in albergo, che aveva consigliato ai due proprio quell’escursione. Il paesaggio da lassù ispira tranquillità e purezza. L’uomo racconta ai ragazzi della magia di quello che considera l’ultimo baluardo di salvezza dal vuoto che avanza minaccioso, mosso da una speculazione che coinvolge uomini e natura, rappresentato da un turismo selvaggio che periodicamente invade quei luoghi. C'è un mistero in quel luogo apparentemente incontaminato.

Nella fortezza sita sulla montagna, un carcere di sicurezza, è rimasto un unico ospite: un detenuto colpevole di aver ucciso un uomo. Si tratta di un marinaio, uno certamente non abituato a quel paesaggio che non gli appartiene. L'uomo si lamenta, grida a volte, e per sollecitare quelle grida, ai turisti, che arrivano li apposta per ascoltarlo, viene consegnato, o meglio venduto, uno speciale fischietto che funge da richiamo.

Gli abitanti del luogo avendo fiutato l'affare, si sono messi a produrre i fischietti in scala industriale per sfruttare anche quella situazione di sofferenza. Ma il prigioniero non sempre è disposto a rispondere al richiamo. Anche i due giovani turisti sono curiosi di partecipare a questa impresa, e vorrebbero anche loro procurarsi i fischietti.NEL VUOTO

L'uomo della montagna però li sconsiglia: lui ha sperimentato l'efficacia del richiamo, è riuscito a mettersi in contatto con il marinaio prigioniero, ma utilizzando un fischietto artigianale, costruito a mano con materiale naturale, che ha un suono diverso da quelli fatti in serie. Ne procura alla coppia, e mentre spiega loro il corretto utilizzo, ecco che arriva un'orda di turisti su un pullman stracarico.

Finita la pace, rotto il silenzio suggestivo del luogo, le urla, i rumori, i fischietti dei villeggianti arrivano sino alla vetta del belvedere. Malgrado l'agitarsi di quella folla, in attesa di udire finalmente il lamento agognato, il prigioniero non risponde ai richiami, tutto tace. Delusi, i turisti si allontanano.

A quel punto è l’uomo della montagna che invita la giovane coppia a provare, li istruisce sull'utilizzo di quei fischietti speciali, e prova lui stesso. All'inizio tutto tace, ma all'improvviso si ode qualcosa di simile a uno stridio di uccello: forse un gabbiano. Ma è uno stridio strano, che ha qualcosa di umano. Potrebbe trattarsi della voce del prigioniero che imitando il gabbiano, cerca di ricreare un ambiente a lui familiare, di immedesimarsi, di volare verso la libertà. Il verso si moltiplica all’infinito, rispondendo al richiamo dei fischietti dei tre, le voci si innalzano sempre di più, e sembrano un coro, un inno alla libertà che si disperde nel cielo avvolgendo tutto.

E libertà sarà il grido finale dei tre che rispondono a quel richiamo, e che scrutando l’orizzonte credono di intravedere il marinaio che li esorta, con quel grido liberatorio, a riappropriarsi di qualcosa che è stato loro rubato. Il linguaggio alto e raffinato, caratteristico dell’autore, trova un’adesione perfettamente empatica nell'interpretazione di Ennio Coltorti, che è anche regista dello spettacolo. Bravi i giovani protagonisti che si alternano nella rappresentazione. Un mix coinvolgente che crea un’esperienza ricca di riflessioni ed emozioni.
 
Con Ennio Coltorti, Andrea Pannofino o Nathan Macchioni, Erica Intoppa o Sara Giacopello.
Regia Ennio Coltorti.
 
Teatro Stanze Segrete Roma.

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