LOTTA DI CLASSE AL TEATRO ARGOT SCRITTO E DIRETTO DA ANGELO LONGONI

LIBERAMENTE ISPIRATO A NEMICO DI CLASSE DI NIGEL WILLIAMS

di Salvatore Scirè 16/06/2019
Teatro
lotta di classeRoma. C’era una volta la lotta di classe.
Poi la società dei consumi ha annullato il conflitto sociale malgrado l’aumento delle disuguaglianze. Poi è arrivata la crisi. La politica non aiuta. La sinistra ha perso contatto con i ceti sofferenti. La destra ha perso tutte le partite sulla riduzione delle tasse. Tutti cercano un nemico a cui dare la colpa e nuovi soggetti politici si sono fatti testimoni del sentimento dominante: la paura.
E la paura non si può più combattere con la lotta di classe.
 
Era il 1978 quando Nigel Williams scriveva Nemico di Classe.
Nel mondo c’erano la Thatcher, Pinochet, Reagan. Da noi c’erano Andreotti e Pertini, ma le BR uccidevano Moro, la Guerra Fredda spaventava il mondo. Oggi c’è una rabbia diversa, dopo la morte di ogni ideale, è rimasta l’ignoranza, la disoccupazione, la povertà, la paura degli stranieri e di chi ruba i diritti.
 
Se il lavoro di Williams oggi è visto unicamente come una testimonianza storica di un epoca che ci appare lontana anni luce, le situazioni, le dinamiche, le tensioni, sono facilmente proiettabili ai nostri giorni, quando il primo “arruffapopoli” che promette qualcosa di eclatante, prende voti e viene esaltato... fino alle prossime elezioni! Quando sarà fatalmente sostituito da un altro “parolaio”.
 
La mancanza di ideologie, forse di idee, ma soprattutto di guide coscienti, riesce a trasformare lo spettacolo eversivo in una testimonianza viva della nostra attualità:
I nemici siamo tutti, noi e i nostri figli e le nostre figlie. Il vuoto degli adulti rende impotenti i giovani.
Se Nemico di Classe era, all’origine, uno spettacolo eversivo perché nato negli anni dell’eversione e della protesta, oggi, ironicamente, Lotta di Classe, sottolinea l’assenza di un nemico contro cui protestare.
I giovani protagonisti sono, tutto sommato di buona famiglia ma annoiati, capricciosi e appagati, ma una violenza nascosta che ribolle in loro.  È una
disperata contrapposizione del singolo contro il singolo, il conflitto per il gusto del conflitto e per dare la colpa sempre ad altri. La periferia di allora qui diventa metaforicamente l’intero Paese e la scuola è il simbolo della convivenza sociale a pezzi.
 
Lo spettacolo narra la storia di nove tra ragazze e ragazzi che si trovano all'interno della propria classe in attesa di un insegnante che non arriva, che non c’è e che, forse, non è mai esistito. Sono stati lasciati soli con le proprie pulsioni distruttive, la loro noia e i loro luoghi comuni. Tutto quello che fanno e dicono è frutto del sentito dire dal mondo adulto che li condiziona.
Visto che nessuno vuole occuparsi di loro, decidono di attivare un’autogestione in cui ognuno terrà una lezione per insegnare qualcosa agli altri. Dalle lezioni emerge il vuoto, la rassegnazione, l’impotenza e qualche spiraglio di luce.
 
Questi ragazzi attendono qualcuno che li venga a salvare prendendoli per mano e guidandoli in acque più sicure. Alla ricerca un senso di umanità nuovo per riuscire ad affrontare la vita.
  
TEATRO ARGOT
Via Natale del Grande, 27, Roma   - tel. 06.5898111
Dal 25 al 30 giugno dal martedì al sabato ore 20,30
domenica ore 17,30

Articoli SPETTACOLO

Contattaci