“LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI”, FAVOLA NOIR IN MUSICA

FABIO CANINO, UNA RIVELAZIONE, GIAMPIERO INGRASSIA E BELIA MARTIN DIVERTONO IL PUBBLICO TRA OMICIDI, RISATE, BALLETTI E CANZONI.

di Salvatore Scirè 05/12/2019
Recensione musical
Piccola bottega orrori recensioneRoma. Al Teatro Sala Umberto, innanzi a un ricco “parterre”  di VIP e di addetti ai lavori, ha debuttato con successo “La piccola bottega degli orrori”,  un divertente horror musical diretto da Piero Di Blasio (che ne ha curato l’adattamento), e tratto dall’omonimo film di Roger Corman del 1960.
 
La storia è ambientata nella New York degli anni... beh, diciamo qualche decennio fa: il regista Di Blasio, infatti, nell’adattamento che ha brillantemente realizzato, ha preferito togliere quelli che erano dei riferimenti cronologici ben precisi, proprio per non datare esattamente nel tempo la storia. La quale ci racconta di un certo Seymour, studioso e appassionato di botanica (ma nella vita molto timido e impacciato, specialmente con le donne) il quale lavora nel negozio di fiori del signor Mushnik. Grazie ai suoi studi, sviluppa una pianta molto particolare, che si nutre si sangue umano e carne umana; e che con lui parla!

La pianta ha un aspetto “accattivante” e incuriosisce il pubblico e i media: Seymour diventa così un personaggio da giornali e televisione, gli offrono contratti di collaborazione di tutti i tipi, favorendo anche gli affari del titolare.

Nella fioreria, lavora anche Audrey, di cui Seymour è segretamente innamorato. Purtroppo, lei frequenta un dentista, il dottor Orin Scrivello, un tipo violento ed esaltato, che la maltratta e la picchia. Seymour vorrebbe aiutare la ragazza, ma lui è un debole, un timido; finché un giorno anche il dentista commette un errore e perde la vita soffocandosi in un casco che lui non riesce più a sganciare.
La pianta (denominata Audrey 2 in omaggio alla sua amata) ha fame: quale migliore occasione? E così il timido fioraio vince la sua ritrosia e usa il dentista... come cibo per la pianta, che cresce, cresce... ma diventa sempre più affamata e pericolosa.  Ovviamente, la storia d’amore va a buon fine, ma la pianta è in agguato e così.... Non riveliamo null’altro, ma diciamo che stavolta manca il classico happy end. D’altro canto, si tratta di una favola, ben confezionata e ottimamente messa in scena, tra omicidi e risate, tra balletti e canzoni.

Il cast è di prim’ordine: Giampiero Ingrassia, protagonista maschile nel ruolo di Seymour (che  torna ad interpretare dopo 30 anni)  è come sempre impeccabile: sa essere impacciato e scattante, romantico e deciso; recita, canta e balla. Una certezza, per uno spettacolo!

Accanto a lui, nel ruolo di Mushnik, il bravissimo Fabio Canino, alla sua prima esperienza di musical: insieme danno vita a momenti veramente comici e deliziosi; con loro due spicca l’esuberante e brava attrice madrilena Belia Martin (già a suo tempo apprezzata in Sister Act), che recita con disinvoltura – arricchendo la parte con qualche simpatica battuta nella lingua di Garcia Lorca) -  e conquista il pubblico con la sua voce.

Molto bravo anche  Emiliano Geppetti, nel ruolo di Orin (ma anche in altre “caratterizzazioni” di personaggi che compaiono una tantum). Incuriosisce la prima volta in un musical di una drag-queen, Vekma K (al secolo Lorenzo Di Pietro) che se la cava magnificamente nel ruolo della pianta; e ancora una menzione particolare per Giovanna D’Angi, Stefania Fratepietro e Claudia Portale, le bravissime coriste sempre in scena, che interagiscono cantando, ballando, recitando. Interpretano rispettivamente i ruoli di Crystal, Chiffon e Ronnette

Ricordiamo anche l’ensemble, composto da Michele Anastasi, Lucrezia De Matteis, Rosita Denti e Mario Piana, i quattro performers, che contribuiscono ulteriormente ad arricchire lo spettacolo.

Piero Di Blasio ha messo in scena un lavoro di pregio,  pieno di brio, di ritmo, di momenti gustosi e piacevoli: citiamo, uno per tutti, il tango accennato simpaticamente da Ingrassia e Canino!
Uno musical complesso da realizzare e ben riuscito, grazie anche alla funzionale scenografia ideata da Gianluca Amodio, impreziosito dai costumi di Francesca Grossi e dalle coreografie di Luca Peluso. Ricordiamo infine, che il libretto e i testi sono di Howard Ashman, mentre le musiche sono di Alan Menken.

Nel complesso, uno spettacolo assai piacevole da vedere e da gustare fino in fondo. 
 
                                                                                            
Fino al 22 dicembre 2019
TEATRO SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 – Roma
Info: 06.6794753
www.salaumberto.com                                                                                             
 

Articoli SPETTACOLO

Contattaci