INCONTRO CON SEBASTIANO VILELLA AUTORE DI “FRIEDRICH LO SGUARDO INFINITO”
È TRA I PIÙ GRANDI ILLUSTRATORI ITALIANI. LA SUA ULTIMA OPERA È PURA ARTE VISIONARIA.
di Cristina Marra
15/10/2019
Le interviste di Cristina

Quell’uomo ritratto nel celebre dipinto “Viandante su un mare di nebbia” nel 1818 da Caspar David Friedrich ritorna magnificamente nell’ultimo graphic novel di Sebastiano Vilella “Friedrich Lo sguardo Infinito”, edito da Oblomov.
Un racconto disegnato e sceneggiato da Vilella che ripercorre un tratto di vita del grande artista romantico Friedrich e indaga sulla sua arte e sulla sua ricerca artistica in totale immedesimazione con il creato, con gli occhi del detective e anche dell’autore che da quel pittore ha attinto e assimilato la visione del mondo e la considerazione dell’essere umano come testimone del mistero dell’universo.
Vilella omaggia Friedrich con la sensibilità dell’artista e la mano decisa del disegnatore d’esperienza che tratteggia con decisione o leggerezza suggestionando il lettore. Friedrich, nel racconto di Vilella, è colto nel momento di ricerca e di estraniamento dagli obblighi che la sua attività di insegnante d’arte o di marito gli impongono, è un uomo in fuga che cerca nella natura della montagna rifugio, ispirazione e immedesimazione.
Cosa insegue Friedrich che gli altri non comprendono? Sulle sue tracce Vilella mette due uomini diversissimi e rappresentanti di due differenti categorie professionali e estrazioni sociali e culturali: un medico amico e seguace artistico di Friedrich, e un ispettore di polizia di Dresda. Un uomo in fuga, Friedrich, senza una colpa o un’accusa plausibile eppure ricercato come un criminale. Vilella mette a confronto lo status dei tre uomini, i loro limiti e le loro ambizioni, le loro esigenze e il loro rapporto con la realtà. L’artista romantico appare nella sua veste piu’ affascinante e nel suo misterioso esistere pur volendo scomparire per mescolarsi con l’universo.

L’indagine si carica di introspezioni e di giochi narrativi che puntano a scavare nelle dinamiche intime e personali dell’animo umano. Entrano in scena superstizioni e timori, ricordi e dolori, natura e soprannaturale e l’autore calca sulle espressioni degli sguardi, si sofferma sui colori e le sfumature dei paesaggi che si fanno personaggi e creando una coralità che fonde natura con esseri umani. Vilella si riconferma un grande maestro e dove si ferma la parola continua il disegno come in una staffetta che ha l’effetto ipnotico di far perdere il lettore nei paesaggi e negli sguardi nei personaggi.
Il tuo è un omaggio a Friedrich, quanto l’artista è stato un innovatore e quanto è stato per te un modello?
R- Caspar David Friedrich è considerato uno degli artisti più importanti ed innovativi della stagione romantica di primo Ottocento. La sua visione del mondo e la presenza dell’uomo come testimone solitario del mistero più profondo dell’universo, fanno della sua pittura qualcosa di unico e di incredibilmente originale. Attraverso la rappresentazione dei luoghi della sua terra d’origine, Friedrich riesce a cogliere gli aspetti più interiori e spirituali della condizione umana e a muovere domande e riflessioni, che ancora oggi affascinano ed emozionano chi si avvicina a queste opere. Si può dire che la sua visione pittorica sia pari per intensità emotiva ed espressiva a quella di Giacomo Leopardi che per altro era suo coevo. Non a caso il celebre Viandante su un mare di nebbia, si associa spesso alla celebre lirica l’Infinito, opere realizzate addirittura nello stesso anno (1818). L’opera di Friedrich è stata modello di riferimento per moltissimi autori legai alle avanguardie pittoriche del Novecento, per la capacità di attraversare il reale fino alla forma più alta e indefinibile di astrazione, di trascendenza visiva e concettuale. Trovo sia molto difficile restale insensibili rispetto al magnetismo ipnotico che sprigionano queste opere, ed io stesso non ho potuto sottrarmi al loro fascino, lasciandomi completamente avvolgere dal loro mistero.
La ricerca dell’infinito diventa anche ricerca di un uomo accusato di indurre all’estasi, se possiamo dire così, ma che vorrebbe solo confondersi nella natura e coglierne l’essenza. E’ un thriller metafisico, un ispettore e un medico pittore dilettante, si mettono sulle sue tracce, come hai scelto i due personaggi?
R- La necessità del pittore di sottrarsi al suo presente, per calarsi completamente nella dimensione trascendentale della natura, isolandosi tra le montagne dell’Alta Sassonia, è la condizione imprescindibile per poter avvicinarsi al mistero del suo essere. La bellezza solenne dei luoghi, ma anche la loro terribilità, nascondono un enigma ancestrale, che preesiste alla stessa presenza umana, e che è in grado di procurare quel senso di estasi assoluta, la beatitudine di chi gode della vista di Dio, che rappresenta l’idea stessa del Sublime. Qualcosa di profondamente contemplativo e talmente spirituale, da diventare condizione di estremo privilegio nell’approccio dell’uomo alla Natura e all’Universo stesso.
La struttura del racconto ha sicuramente un andamento e una tensione narrativa di impianto poliziesco o thriller, del resto è questa una componente presente in quasi tutti i miei racconti disegnati a fumetti. La figura dell’ispettore, con la sua concretezza e il suo distacco rispetto al mistero insoluto che anima la vicenda, si fa portatore di un atteggiamento pragmatico, ma anche ottuso e insensibile, rispetto alla fascinazione che invece investe il giovane medico, quel Gustav Carus che in vita, pur essendo uomo di scienze, fu realmente così vicino al sentire del maestro, da diventare uno dei sui pochi frequentatori, sostenitori e seguaci della sua pittura.
Raccontami i tuoi paesaggi, anche tu ti sei immedesimato con la natura? Come è stato il tuo lavoro di ricerca, ma anche di creazione del graphic novel?
R- Mi sono immerso spiritualmente nelle atmosfere evocate dalla pittura di Friedrich e di altri straordinari paesaggisti di epoca romantica, sensibili alla sua visione. Un approccio ideale con i luoghi rappresentati nei quadri, mi ha consentito di avvicinarmi al sentimento e al pensiero rivelato da Friedrich. Ho scoperto la sua arte da ragazzo, proprio attraverso l’opera e le testimonianze di de Chirico, che lo aveva scelto, come prima aveva fatto Boecklin, come uno dei suoi artisti di riferimento, durante gli anni giovanili di Accademia a Monaco di Baviera.Sono sempre stato terribilmente attratto da Friedrich, per la sua straordinaria capacità di evocare l’Assoluto, il Divino, attraverso la semplice rappresentazione della Natura. Ho sempre provato una forma di autentico incantamento osservando le sue opere, trovandomi, in alcune particolari occasioni, difronte agli originali dipinti. E’ strano a dirsi, ma ho provato una sorta di spaesamento estatico, di stordimento, che ha fatto scattare in me il desiderio e poi l’esigenza di raccontare questa misteriosa condizione, vale a dire l’idea di poter abbracciare l’Infinito e la bellezza suprema per tramite della sua opera pittorica. Così ho elaborato questo racconto e, ricostruendo passo dopo passo, la vicenda dell’artista, ho fantasticato sui significati più interiori e trascendentali della sua esperienza terrena e della sua vita.
Anche il tuo tratto è un omaggio al Romanticismo velato di noir?
R- Lo stile che ho scelto per questa novella grafica, mi sembra il più pertinente e adeguato, rispetto all’opera del maestro tedesco. Senza mai osare di imitare pedissequamente gli originali, ho preferito lasciare il segno a pastello, nero e deciso, ma fresco e vibrante, cercando di avere sempre cura per i dettagli oltre che per le ampie vedute d’insieme. Ho poi esaltato le luci e le ombre attraverso un fitto tratteggio, come già avevo fatto per L’Armadio di Satie ed anche per Interno Metafisico con biscotti; infine ho colorato il tutto con velature a tempera e ravvivato le zone più in luce, con tocchi leggeri di bianco. Una tecnica che mi ha permesso di avvicinarmi a quella degli antichi maestri, ma che ho comunque conciliato con il linguaggio del fumetto e le atmosfere più noir che mi sono proprie.
Prima di Friedrich ti sei occupato di Giorgio de Chirico ed Erik Satie. Cosa ti attrae particolarmente di questi artisti?
R- Semplicemente la loro straordinaria evocatività, la forza interiore che trapela da molte loro opere: il messaggio che conduce alla trascendenza e che ho cercato di prendere a modello di riferimento per i miei racconti. La capacita di immergersi con assoluta semplicità tecnica ed espressiva, nella parte più profonda e sconfinata dell’essere, di proiettarsi così nello spazio più illimitato, vertiginoso e infinito dell’universo, per essere, nel tempo che ci è concesso, spettatori e testimoni privilegiati di un mistero cosmico.
La spiritualità, il modo di contemplare la natura, l’estasi difronte alla bellezza di un paesaggio. Quanto è attuale la visione del mondo di Friedrich?
R- E’ attuale nella misura in cui si riesca a tornare ad essere pienamente consapevoli della nostra funzione in questa minuscola porzione di universo. Solo quando riusciremo a vivere (ed anche a morire) percependo il mondo, lo spazio e il tempo come qualcosa di assoluto che ci avvolge, ci accoglie e ci sovrasta; quando riusciremo veramente a stupirci delle meraviglie che ci circondano e a riconoscere anche la forza incontenibile della Natura, accettandola,assecondandola, rispettandola, senza illuderci di poterla piegare alle nostreesigenze utilitaristiche; quando saremo in grado di percepire in questo il valore del Sacro, solo allora potremo finalmente armonizzarci con la Natura e forse anche a trovare le risposte alle paure che ci attanagliano da sempre. Per questo, anche la poetica puramente romantica di Friedrich, può essere d’aiuto ad imboccare la strada giusta per una ritrovata visione del mondo.
Che rapporto hai con la natura? Cosa ti piace disegnare di più?
R- Cerco di sentirmi parte della natura, di goderne con semplicità per quanto mi è possibile. Di non sfidarla mai, evitando di superare i miei limiti naturali. Non amo misurarmi con qualcosa di estremo, stili di vita forzati, per dimostrare a me stesso e agli altri di essere capace di chissà quali prodezze. Mi piace vivere semplicemente, lentamente, contemplare i momenti migliori del giorno e della notte: i colori trasparenti del primo mattino, quando mi reco al lavoro; le luci meridiane, quando hai l’impressione che tutto si fermi; le piogge d’autunno, mi piace molto andare a zonzo, senza una meta precisa; mi perdo nelle ombre lunghe del tramonto quando ritorno a casa; e poi nei silenzi più profondi della notte, quelli che puoi percepire se non sei troppo stanco, nervoso e annoiato, quando riesci a non pensare. Se posso ancora incantarmi difronte a certe cose, allora so che è proprio questo che mi piace disegnare e raccontare di più.
I colori scelti lasciano molto spazio a luci ed ombre, ma il blu, se non sbaglio, domina sempre.
R- Si, il blu è dominante, in tutte le sue gradazioni, quando si trasforma in delicati violetti, in indaco, oppure quando si incupisce fino a diventare tenebroso e simile al nero assoluto.
Prossimo progetto? Hai un altro artista da omaggiare o magari scriverai un nuovo thriller?
R- Sono già all’opera su un nuovo progetto, un mistery naturalmente…qualcosa di molto particolare i cui chiamerò a raccolta i miei personaggi più amati, non necessariamente i più conosciuti, se mai ve ne fossero, ma quelli che per me hanno significato di più nel mio personale percorso di narratore e di disegnatore. Farò così incontrare il commissario Italo Grimaldi con Pietro Sartorio, l’operaio uxoricida…e poi il giovane de Chirico e i due Erik Satie, naturalmente ci sarà anche Friedrich e su tutti peserà l’ombra di SpasmoX! So ben io come trattare questo nuovo e strano enigma. Del resto il filosofo diceva: “Quid amabo nisi quod aenigma est?” Cosa amerò se non l’Enigma?