“IL COMPLEANNO” CON MADDALENA CRIPPA
AL SALA UMBERTO DI ROMA UN’OPERA GIOVANILE DI HAROLD PINTER
di Salvatore Scirè
02/02/2023
Visto e recensito
Roma. Al Teatro Sala Umberto di Roma, è in scena uno spettacolo particolare, impegnativo e raffinato insieme: stiamo parlando della pièce intitolate “Il Compleanno”, di Harold Pinter, scritta dal drammaturgo inglese nel 1957, quando aveva appena 27 anni.
Un’opera che non è facile da definire: presenta, infatti, una scrittura dai contorni sfumati, dalla traccia vagamente accennata, che volutamente non segna un percorso certo e netto, ma che presumibilmente è stata così concepita per esaltare le doti espressive di attori di grande spessore, capaci di disegnare al meglio i rispettivi profili psicologici e le interazioni tra di loro. Una drammaturgia sicuramente influenzata dal teatro dell’assurdo di Beckett e dal Processo di Kafka
La storia tutto sommato è semplice, proprio per i suddetti motivi. Ci troviamo in uno sperduto paesino, immerso nella campagna inglese, all’interno di una pensioncina semisconosciuta, dove vive un unico ospite da circa un anno. Un ospite che presenta da subito problematiche psichiche, non meglio spiegate. Si chiama Stanley ed è (o era) un bravo pianista, che però ha smesso di suonare.
Titolare della pensione è Meg, una piacente signora di mezza età, che in cuor suo vorrebbe uscire dalla monotonia del quotidiano, che condivide stancamente con il marito Petey Bowles. Un qualsiasi fatto nuovo può accendere la sua fantasia, probabilmente alla ricerca anche di qualche trasgressione: pure il compleanno di Stanley diventa un diversivo, da festeggiare con una festa, magari anche con l’acquisto di un regalo (un tamburo), che verrà portato in casa da Lulu, un’amica di famiglia.
Lo stesso giorno, però, arrivano due ospiti da fuori, tali Goldberg e MacCann: due perfetti sconosciuti, dai comportamenti strani, spesso anche duri e violenti, probabilmente pericolosi. Stanley evita di farsi vedere da costoro, fin quando non si dà inizio alla festa, dove si balla tutti insieme, si beve molto e si... trasgredisce alla grande!
La mattina dopo, però, i due personaggi misteriosi, portano via con sé Stanley, che durante la notte è notevolmente peggiorato, perdendo addirittura la parola. Petey tenta timidamente di chiedere delle spiegazioni, ma i due rimangono sul vago, assicurando che se ne sarebbero occupati loro, del povero Stanley.
E così la vita nella pensioncina riprende stancamente, monotona, grigia, scialba, nell’attesa perenne che arrivi qualcos’altro a portare un pizzico di novità.
Questa è in soldoni la labile storia che serve a giustificare e costruire dei personaggi, ciascuno dei quali esprime magistralmente un modo di essere e di sentirsi.
Bravissimi gli attori: Maddalena Crippa ci presenta una magnifica Meg, allo stesso tempo semplice e curiosa nel suo modo di agire, mentre Alessandro Averone interpreta grandiosamente il criptico e complesso personaggio di Stanley, che nasconde chissà cosa e che si nasconde non si sa da chi.
Gianluigi Fogacci dà vita a un Goldberg misterioso e sicuro di sé, quasi un boss spietato, ma deciso anche nel darsi da fare con la giovane Lulu, ingenua ma non troppo.
Fernando Maraghini è perfetto nel ruolo flemmatico e molto british di Petey, marito rassegnato a tutto, mentre Alessandro Sanpaoli dà il meglio di sé nel personaggio di MacCann, misterioso e violento, affetto da piccole manie infantili, complice o “guardaspalle” di Goldberg: ma chi saranno realmente questi due? Non lo sapremo mai!
Infine Emilia Scatigno ci regala una Lulu frizzante e spumeggiante, pronta ad allettare uno Stanley recalcitrante, ma ancora più pronta a lasciarsi sedurre da un signore maturo come Goldberg.
La regia è di Peter Stein: ineccepibile, nel rendere al meglio le atmosfere e le dinamiche psicologiche che permeano tutta l’opera, che ha uno spessore prettamente attoriale.
Per concludere, ci sembra opportuno riportare la chiave di lettura di questo lavoro che lo stesso Stein ci dà: “63 anni che sono passati dalla creazione del Compleanno di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente con un passato non molto chiaro è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana. L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione, La domanda: chi siamo noi? Alla quale non possiamo mai rispondere perché́ una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore.”
Belle e ben riferite all’epoca di svolgimento, le scene di Ferdinand Woegerbauer; lo stesso dicasi per i costumi firmati da Anna Maria Heinreich.
Uno spettacolo impegnativo, ma interessante: da vedere!
Salvatore Scirè
fino al 12 febbraio 2023
Teatro SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 – Roma
Info: 0680687231/ 06.6794753
www.salaumberto.com
Un’opera che non è facile da definire: presenta, infatti, una scrittura dai contorni sfumati, dalla traccia vagamente accennata, che volutamente non segna un percorso certo e netto, ma che presumibilmente è stata così concepita per esaltare le doti espressive di attori di grande spessore, capaci di disegnare al meglio i rispettivi profili psicologici e le interazioni tra di loro. Una drammaturgia sicuramente influenzata dal teatro dell’assurdo di Beckett e dal Processo di Kafka
La storia tutto sommato è semplice, proprio per i suddetti motivi. Ci troviamo in uno sperduto paesino, immerso nella campagna inglese, all’interno di una pensioncina semisconosciuta, dove vive un unico ospite da circa un anno. Un ospite che presenta da subito problematiche psichiche, non meglio spiegate. Si chiama Stanley ed è (o era) un bravo pianista, che però ha smesso di suonare.
Titolare della pensione è Meg, una piacente signora di mezza età, che in cuor suo vorrebbe uscire dalla monotonia del quotidiano, che condivide stancamente con il marito Petey Bowles. Un qualsiasi fatto nuovo può accendere la sua fantasia, probabilmente alla ricerca anche di qualche trasgressione: pure il compleanno di Stanley diventa un diversivo, da festeggiare con una festa, magari anche con l’acquisto di un regalo (un tamburo), che verrà portato in casa da Lulu, un’amica di famiglia.
Lo stesso giorno, però, arrivano due ospiti da fuori, tali Goldberg e MacCann: due perfetti sconosciuti, dai comportamenti strani, spesso anche duri e violenti, probabilmente pericolosi. Stanley evita di farsi vedere da costoro, fin quando non si dà inizio alla festa, dove si balla tutti insieme, si beve molto e si... trasgredisce alla grande!
La mattina dopo, però, i due personaggi misteriosi, portano via con sé Stanley, che durante la notte è notevolmente peggiorato, perdendo addirittura la parola. Petey tenta timidamente di chiedere delle spiegazioni, ma i due rimangono sul vago, assicurando che se ne sarebbero occupati loro, del povero Stanley.
E così la vita nella pensioncina riprende stancamente, monotona, grigia, scialba, nell’attesa perenne che arrivi qualcos’altro a portare un pizzico di novità.
Questa è in soldoni la labile storia che serve a giustificare e costruire dei personaggi, ciascuno dei quali esprime magistralmente un modo di essere e di sentirsi.
Bravissimi gli attori: Maddalena Crippa ci presenta una magnifica Meg, allo stesso tempo semplice e curiosa nel suo modo di agire, mentre Alessandro Averone interpreta grandiosamente il criptico e complesso personaggio di Stanley, che nasconde chissà cosa e che si nasconde non si sa da chi.
Gianluigi Fogacci dà vita a un Goldberg misterioso e sicuro di sé, quasi un boss spietato, ma deciso anche nel darsi da fare con la giovane Lulu, ingenua ma non troppo.
Fernando Maraghini è perfetto nel ruolo flemmatico e molto british di Petey, marito rassegnato a tutto, mentre Alessandro Sanpaoli dà il meglio di sé nel personaggio di MacCann, misterioso e violento, affetto da piccole manie infantili, complice o “guardaspalle” di Goldberg: ma chi saranno realmente questi due? Non lo sapremo mai!
Infine Emilia Scatigno ci regala una Lulu frizzante e spumeggiante, pronta ad allettare uno Stanley recalcitrante, ma ancora più pronta a lasciarsi sedurre da un signore maturo come Goldberg.
La regia è di Peter Stein: ineccepibile, nel rendere al meglio le atmosfere e le dinamiche psicologiche che permeano tutta l’opera, che ha uno spessore prettamente attoriale.
Per concludere, ci sembra opportuno riportare la chiave di lettura di questo lavoro che lo stesso Stein ci dà: “63 anni che sono passati dalla creazione del Compleanno di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente con un passato non molto chiaro è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana. L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione, La domanda: chi siamo noi? Alla quale non possiamo mai rispondere perché́ una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore.”
Belle e ben riferite all’epoca di svolgimento, le scene di Ferdinand Woegerbauer; lo stesso dicasi per i costumi firmati da Anna Maria Heinreich.
Uno spettacolo impegnativo, ma interessante: da vedere!
Salvatore Scirè
fino al 12 febbraio 2023
Teatro SALA UMBERTO
Via della Mercede, 50 – Roma
Info: 0680687231/ 06.6794753
www.salaumberto.com