“FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR”, CON EDOARDO SIRAVO
ORIGINALE L’AMBIENTAZIONE NEGLI ANNI VENTI VOLUTA DAL REGISTA CARLO EMILIO LERICI
SALVATORE SCIRE'
10/11/2024
VISTO E RECENSITO
Roma. Il personaggio di Falstaff è uno dei più riusciti del grande autore inglese William Shakespeare, tanto che lo stesso compare in ben tre commedie.
“La leggenda vuole che la Regina Elisabetta, conquistata dal personaggio di Falstaff visto nell’ENRICO IV e nell'ENRICO V, ordinò la stesura di una nuova commedia che lo vedesse protagonista assoluto. Shakespeare scrive quindi in quattordici giorni Le Allegre Comari di Windsor, una commedia dove inserisce il meglio del proprio repertorio: l'amore contrastato tra giovani, equivoci, scambi, travestimenti e beffe.
Commedia condotta interamente dalle donne; donne che sarebbe giusto definire, in senso contemporaneo, “libere”, oltre che “allegre”; proprio perché libere di pensare e agire come le donne di oggi. Il personaggio di Sir John Falstaff diventerà il più amato della produzione comica shakespeariana ed entra, a pieno diritto, nella storia del teatro e nel cuore degli spettatori di tutti i tempi . Alla pari di Amleto.”
Non solo, ma Falstaff ha fatto sognare anche gli amanti del bel canto: l’omonima opera di Giuseppe Verdi (l’ultima creazione e forse anche la più bella, musicalmente parlando, su libretto di Arrigo Boito) è tra le più apprezzate. Non solo, ma pochi sanno dell’esistenza di un altro melodramma, dal titolo Le Allegre Comari di Windsor, scritto da un compositore tedesco di fine Ottocento, Otto von Nicolai, molto gradevole e rappresentata, specialmente nei paesi di lingua tedesca.
Lasciando da parte il melodramma, veniamo al Bardo: un grande autore, capace di cimentarsi con successo nel drammatico e anche nel comico. L’opera di cui stiamo parlando nella versione e e nell’adattamento di Roberto Lerici risulta super brillante. Addirittura sembra essere un precursore del genere alla Feydeau, con personaggi che entrano ed escono velocemente, a ritmi incalzanti e piacevoli.
Lasciamo al regista Carlo Emilio Lerici il compito di spiegarci il perché di questa scelta:
“Perché Falstaff oggi? Perché oggi, più che mai, ci sentiamo tutti presi i ii in giro da qualcuno o da qualche entità. E Falstaff e la sua ‘armata Brancaleone’ rappresentano quello che noi siamo. Perché oggi è l’epoca dei “tutti gabbati“.
E alla fine ‘Allegri’ sono gli spiriti, ma ‘Tristi’ i risultati. E Falstaff diventa così esempio di decadenza fisica e morale dell’uomo, visto come pagliaccio per il mondo. In un mondo che è già pagliaccio. Divertente come ‘Bisbetica domata’ e filosofico come ‘As you like it’, le ‘Allegre comari’ si colloca in un ‘mondo di mezzo’ che vuol far ridere delle nostre lacrime. Invitato giornalmente alla “cena delle beffe’’ l’uomo di oggi resta stritolato dal suo stesso meccanismo misto di vanità e interessi personali. Ma l’uomo per Shakespeare, fatto della stessa materia di sogni, contraddizioni che si assommano, utopie che svaniscono, si rassegna ma non muore. L’uomo esiste e resiste. E, nonostante tutto, resta al centro del Globo”.
Come si può intuire, un punto di vista quanto mai attuale, sotto il profilo sociologico.
La storia è fin troppo nota: una storia fatta di equivoci, di lettere consegnate sbagliando destinataria (o forse no?), di amori in serie non corrisposti. Insomma, la classica commedia degli equivoci che poi porterà a un atteso happy end (usiamo pure questa espressione anglofona in omaggio al grande Autore!).
Questo delizioso allestimento, peraltro ambientato negli Anni Venti/Trenta, che non a caso inizia con un bel charleston ballato da tutta la compagnia, si fa apprezzare e notare per la freschezza che la regia di Carlo Emilio Lerici ha saputo imprimere a tutto il lavoro, dosando bene tempi e ritmi.
Gli attori sono stati tutti molto bravi. Non a caso si tratta della compagnia del Teatro Belli, fondata da Antonio Salines, che ci piace ricordare con affetto
Edoardo Siravo si trova magnificamente a suo agio nel ruolo di Falstaff, personaggio che sembra gli sia stato cucito addosso da Shakespeare in persona.
Ma tutto il resto della compagnia brilla per le singole caratterizzazioni e interpretazioni: ogni personaggio, infatti, viene reso in maniera egregia. Li ricordiamo tutti: (in ordine alfabetico ) Francesca Bianco, Marco Bonetti, Fabrizio Bordignon, Francesca Buttarazzi, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Alessandro Laprovitera, Antonio Palumbo, Germano Rubbi, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi, Tonino Tosto.
Le musiche sono di Francesco Verdinelli e i costumi sono di Annalisa Di Piero
Le scene sono di It Allestimenti Scenografici di Giacomo Celentano.
Lo spettacolo ha ufficialmente aperto la stagione della Prosa 2024/2025 del Teatro Ciak di Roma, la cui direzione artistica è di Mariano Rigillo. Purtroppo è rimasto in scena sono 2 sere, ma riteniamo (e ci auguriamo) che ritorni presto a calcare il palcoscenico!
Salvatore Scirè
TEATRO CIAK
Via Cassia, 692 - 00189 Roma
www.teatrociakroma.it
info@teatrociakroma.it
Per info e prenotazioni 06.33249268
“La leggenda vuole che la Regina Elisabetta, conquistata dal personaggio di Falstaff visto nell’ENRICO IV e nell'ENRICO V, ordinò la stesura di una nuova commedia che lo vedesse protagonista assoluto. Shakespeare scrive quindi in quattordici giorni Le Allegre Comari di Windsor, una commedia dove inserisce il meglio del proprio repertorio: l'amore contrastato tra giovani, equivoci, scambi, travestimenti e beffe.
Commedia condotta interamente dalle donne; donne che sarebbe giusto definire, in senso contemporaneo, “libere”, oltre che “allegre”; proprio perché libere di pensare e agire come le donne di oggi. Il personaggio di Sir John Falstaff diventerà il più amato della produzione comica shakespeariana ed entra, a pieno diritto, nella storia del teatro e nel cuore degli spettatori di tutti i tempi . Alla pari di Amleto.”
Non solo, ma Falstaff ha fatto sognare anche gli amanti del bel canto: l’omonima opera di Giuseppe Verdi (l’ultima creazione e forse anche la più bella, musicalmente parlando, su libretto di Arrigo Boito) è tra le più apprezzate. Non solo, ma pochi sanno dell’esistenza di un altro melodramma, dal titolo Le Allegre Comari di Windsor, scritto da un compositore tedesco di fine Ottocento, Otto von Nicolai, molto gradevole e rappresentata, specialmente nei paesi di lingua tedesca.
Lasciando da parte il melodramma, veniamo al Bardo: un grande autore, capace di cimentarsi con successo nel drammatico e anche nel comico. L’opera di cui stiamo parlando nella versione e e nell’adattamento di Roberto Lerici risulta super brillante. Addirittura sembra essere un precursore del genere alla Feydeau, con personaggi che entrano ed escono velocemente, a ritmi incalzanti e piacevoli.
Lasciamo al regista Carlo Emilio Lerici il compito di spiegarci il perché di questa scelta:
“Perché Falstaff oggi? Perché oggi, più che mai, ci sentiamo tutti presi i ii in giro da qualcuno o da qualche entità. E Falstaff e la sua ‘armata Brancaleone’ rappresentano quello che noi siamo. Perché oggi è l’epoca dei “tutti gabbati“.
E alla fine ‘Allegri’ sono gli spiriti, ma ‘Tristi’ i risultati. E Falstaff diventa così esempio di decadenza fisica e morale dell’uomo, visto come pagliaccio per il mondo. In un mondo che è già pagliaccio. Divertente come ‘Bisbetica domata’ e filosofico come ‘As you like it’, le ‘Allegre comari’ si colloca in un ‘mondo di mezzo’ che vuol far ridere delle nostre lacrime. Invitato giornalmente alla “cena delle beffe’’ l’uomo di oggi resta stritolato dal suo stesso meccanismo misto di vanità e interessi personali. Ma l’uomo per Shakespeare, fatto della stessa materia di sogni, contraddizioni che si assommano, utopie che svaniscono, si rassegna ma non muore. L’uomo esiste e resiste. E, nonostante tutto, resta al centro del Globo”.
Come si può intuire, un punto di vista quanto mai attuale, sotto il profilo sociologico.
La storia è fin troppo nota: una storia fatta di equivoci, di lettere consegnate sbagliando destinataria (o forse no?), di amori in serie non corrisposti. Insomma, la classica commedia degli equivoci che poi porterà a un atteso happy end (usiamo pure questa espressione anglofona in omaggio al grande Autore!).
Questo delizioso allestimento, peraltro ambientato negli Anni Venti/Trenta, che non a caso inizia con un bel charleston ballato da tutta la compagnia, si fa apprezzare e notare per la freschezza che la regia di Carlo Emilio Lerici ha saputo imprimere a tutto il lavoro, dosando bene tempi e ritmi.
Gli attori sono stati tutti molto bravi. Non a caso si tratta della compagnia del Teatro Belli, fondata da Antonio Salines, che ci piace ricordare con affetto
Edoardo Siravo si trova magnificamente a suo agio nel ruolo di Falstaff, personaggio che sembra gli sia stato cucito addosso da Shakespeare in persona.
Ma tutto il resto della compagnia brilla per le singole caratterizzazioni e interpretazioni: ogni personaggio, infatti, viene reso in maniera egregia. Li ricordiamo tutti: (in ordine alfabetico ) Francesca Bianco, Marco Bonetti, Fabrizio Bordignon, Francesca Buttarazzi, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Alessandro Laprovitera, Antonio Palumbo, Germano Rubbi, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi, Tonino Tosto.
Le musiche sono di Francesco Verdinelli e i costumi sono di Annalisa Di Piero
Le scene sono di It Allestimenti Scenografici di Giacomo Celentano.
Lo spettacolo ha ufficialmente aperto la stagione della Prosa 2024/2025 del Teatro Ciak di Roma, la cui direzione artistica è di Mariano Rigillo. Purtroppo è rimasto in scena sono 2 sere, ma riteniamo (e ci auguriamo) che ritorni presto a calcare il palcoscenico!
Salvatore Scirè
TEATRO CIAK
Via Cassia, 692 - 00189 Roma
www.teatrociakroma.it
info@teatrociakroma.it
Per info e prenotazioni 06.33249268