“ISTIGAZIONE A SOGNARE” DI LUIGI DE MAGISTRIS

INTERVISTA A ANDREA DE GOYZUETA REGISTA DELL’OPERA TEATRALE

CRISTINA MARRA 14/11/2023
VISTO E RECENSITO
ISTIGAZIONE A SOGNARENapoli (foto di Carlo iavazzo). E’ stato un esordio teatrale da sold out quello di Luigi de Magistris con Istigazione a sognare nel salone di Palazzo Serra di Cassano, sede dell’istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli. Scrittore, politico, ex sindaco della città partenopea, de Magistris si confronta col teatro civile e con la narrazione di storie e vicende in cui la Costituzione italiana diventa l’anima e il collante dei tre momenti dello spettacolo. Costituzione-guida con quattro casi emblematici che la vedono attuata,

Costituzione-vittima con vicende giudiziarie che la calpestano in nome del malaffare mafioso, e infine Costituzione-popolo con alcuni dei suoi articoli esemplificativi del potere popolare  dettato dal mandato costituzionale di rimuovere ostacoli che impediscono la vita democratica di una comunità.
La narrazione scevra da retorica o giudizi, adattata drammaturgicamente da Andrea de Goyzueta e Nicola Capone, è stata inframmezzata dagli interventi musicali di Helen Tesfazghi (voce), Paolo Sessa (pianoforte) e Paolo Fortini (percussioni) e da video clip di Carlo Iavazzo, l’editing è stato a cura di Guido Molea.

Il regista di Istigazione a sognare Andrea de Goyzueta, attore teatrale e cinematografico, curatore e produttore teatrale, fondatore e presidente di Tourbillon Teatro, ha dato la voce dal vivo agli scritti di Calamandrei citati nel corso della rappresentazione che ha coinvolto e entusiasmato gli spettatori per oltre novanta minuti, perchè il teatro civile è condivisione, è racconto per non dimenticare, è esortazione a sentirsi comunità in nome del bene comune. 
 
Andrea, com’è nata l’idea dello spettacolo e come si è costituito il gruppo artistico?ISTIGAZIONE A SOGNARE
 
Con Luigi ne abbiamo cominciato a parlare nel marzo scorso. Sentiva la forte esigenza di veicolare riflessioni e analisi del nostro presente anche attraverso una forma espressiva diversa da quella a cui è abituato solitamente, e in cui provare anche a far interagire linguaggi diversi della creatività, della comunicazione e dello spettacolo. Leggendo i suoi libri e i non pochi testi che hanno ripercorso la sua vita da magistrato, mi sono reso conto che dietro la grande complessità delle vicende che lo hanno riguardato, c'era una possibile linearità drammaturgica nonché una serie di suggestioni, anche drammatiche, molto forti e di grande interesse e attualità. A queste si aggiungevano alcuni azioni politiche che de Magistris aveva intrapreso durante la sua esperienza di sindaco di Napoli; azioni assolutamente originali e di rottura (come la vicenda delle assunzioni delle maestre e del caso delle coppie omogenitoriali) che già conoscevo in quanto abitante informato della politica napoletana.
Vicende che potevano essere legate, anche drammaturgicamente, da un unico comune denominatore, cioè la Costituzione italiana, che è la vera protagonista del nostro spettacolo e da cui, mi sento di dire, parte la reale necessità di Luigi di cimentarsi in questa esperienza: non tanto il racconto fine a se stesso della sua vita, quanto la narrazione - attraverso la sua storia personale, che è allo stesso tempo costellata di vicende pubbliche che riguardano tutto un paese - di quanto possa essere viva la carta costituzionale se fosse realmente attuata e non costantemente attentata. Da qui la nascita del gruppo artistico a cominciare da Nicola Capone, filosofo del diritto, compagno di tante battaglie civili e di tanti progetti culturali, molto sapiente nella costruzione di composizioni artistiche complesse, con il quale abbiamo lavorato a un adattamento drammaturgico che potesse avere una sua coerenza anche con l'innesto di estratti di brani dei grandi padri costituenti, come Piero Calamandrei, e la scelta dei brani musicali. E ancora Carlo Iavazzo, bravissimo fotografo e video maker conosciuto in questi anni di intense sperimentazioni di politiche culturali sul territorio napoletano, che ha curato i video. E infine il comparto musicale composto dalla cantante Helen Tesfazghi, dal pianista e compositore Paolo Sessa, autore dei respiri musicali dello spettacolo, e dal percussionista Paolo Forlini: cantante e musicisti non solo di talento e professionalità, ma anche di grande generosità e umanità, una componente che si è rivelata fondamentale per la riuscita del lavoro.
 
Il teatro civile in Italia che riscontro ha?
 
Credo sia un tipo di teatro che non perde mai di interesse; il teatro di narrazione è una forma antica, da sempre un po' connaturata alla vita degli esseri umani. In Italia poi abbiamo grandi artisti in questo campo come Paolini, Baliani, Curino, Enia.
Nel nostro caso, si tratta più di un'idea di teatro di testimonianza portata avanti da una persona, Luigi de Magistris, che non è un attore, ma che ha una grandissima carica comunicativa.
 
ISTIGAZIONE A SOGNAREÈ stato un lavoro di squadra, com’è lavorare con de Magistris?
 
È stato decisamente un lavoro di squadra, infatti non mi sento il regista, mi definirei semmai più il coordinatore di una serie di proposte portate da ognuno per arricchire il senso poetico del lavoro, sulla base di un'idea drammaturgica precisa che però abbiamo elaborato in partenza con Luigi e con Nicola Capone.
Luigi è un grande motivatore. In questa esperienza ha mostrato da subito grande rispetto nei confronti di questo nuovo linguaggio, quello più prettamente teatrale, verso il quale si stava approcciando per la prima volta; conoscevo già il suo amore per il teatro, durante i suoi anni di sindaco non era difficile incontrarlo nelle sale ad applaudire spettacoli di tutti i tipi, sempre attento a salutare e ringraziare nei camerini e dietro le quinte attori e maestranze. Abbiamo lavorato con grande ascolto, serietà e passione.
 
Sei attore di teatro e cinema, produttore. Che esperienza è stata mettere su questo
spettacolo di teatro civile?
 
Sono un attore, un produttore e anche un'attivista nel campo delle politiche culturali, mi piace muovermi su più fronti, credo nell'alleanza tra arti e saperi diversi, penso che la complessità del nostro contemporaneo non possa che essere affrontata attraverso una visione sistemica creativa in cui le diverse discipline dell'arte e della ricerca interagiscono in un'ottica di interdipendenza. In questo caso per esempio abbiamo sentito anche la necessità storica di riproporre delle vicende (quelle di PM di Luigi in Calabria) dimenticate o peggio cancellate o mistificate dalla confusione mediatica delle campagne elettorali dell'ultimo decennio. Vicende che nell'arco di 15/20 anni si sono chiarificate anche in virtù di nuove prove, fatti e testimonianze, che sono diventate storia e che ormai riguardano uno spaccato amaro del nostro paese che crediamo vada assolutamente condiviso e raccontato. Particolare attenzione, infatti, l'abbiamo riposta nel far emergere, all'interno della drammaturgia, passaggi della vicenda di Luigi che lui stesso ricordava meno o tendeva a dare un po' per scontato, mentre ci sembravano estremamente significativi per comprendere la complessità del suo caso.
 
Esordire nel palazzo storico dell’istituto degli studi filosofici che emozione ti ha trasmesso e che valore in più ha dato a Istigazione a sognare?
 
In effetti esordire a Palazzo Serra di Cassano ha assunto anche un valore simbolico per lo spettacolo; il palazzo è di uno dei luoghi della rivoluzione napoletana del 1799, il suo portone storico, quello che dà verso Piazza Plebiscito e Palazzo Reale, fu chiuso più di 200 anni fa (lo è ancora oggi) in segno di protesta contro la corona che giustiziò i più grandi intellettuali repubblicani dell'epoca. La sua storia e la sua energia sono sinonimo di risveglio civile, così come l'Istigazione a sognare vuole essere un messaggio volto alla partecipazione collettiva contro l'indefferentismo politico.
L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è da decenni uno dei centri di cultura più importanti al mondo, come ci diciamo spesso con il presidente Massimiliano Marotta, “l'istituto ci è padre e madre”, è il frutto di grandissimi sacrifici, e dunque è compito un po' di tutti noi di prendercene cura.
 
Regista e anche voce dal vivo dei brani di Calamandrei, l’attore de Goyzueta non poteva mancare.
 
I brani sono tratti da “Uomini e città della Resistenza. Discorsi, scritti ed epigrafi” di Piero Calamandrei. Sono il nostro punto di contatto con la Resistenza e soprattutto con quella particolare dinamica per cui in maniera spontanea e collettiva uomini e donne di quel tempo sentirono l'esigenza di adunarsi da sé senza necessariamente sentire il richiamo di un capo.
Dovevano essere dei brani registrati, alla fine ho preferito leggerli “in diretta” per stare in connessione con i compagni di scena e con il pubblico. Diciamo che l'indole attoriale alla fine prevale sempre....

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