INSIEME AL CAPITANO ULTIMO NEL GIORNO DELLA MORTE DEL GENERALE DALLA CHIESA

DA ANNI, IL 3 SETTEMBRE, IL GIORNO DEL SUO ASSASSINIO, IL GENERALE VIENE RICORDATO DAL CAPITANO ULTIMO IN UNA COMMOVENTE CERIMONIA.

di Vito Bruschini 04/09/2019
Per non dimenticare
capitano ultimoRoma. Anche quest’anno il Capitano Ultimo, il carabiniere che ha messo le manette a Totò Riina, ha voluto ricordare il sacrificio del generale Dalla Chiesa con una semplice, ma toccante cerimonia nella Tenuta La Mistica, il complesso nel quale ormai da anni sviluppa progetti di solidarietà e aiuto nei confronti degli “ultimi”.

Alla Mistica s’incontrano somali fuggiti dalla terribile guerra tribale che insanguina da decenni quelle regioni dell’Africa; rom recuperati alla vita civile avendo offerto loro la possibilità di un lavoro, per toglierli dalle tentazioni della microcriminalità, ma anche uomini sfrattati dai loro apparttamenti per morosità, disoccupati e un’umanità intera bisognosa di qualcuno che possa porgergli una mano per riappropriarsi della dignità che un destino avverso ha loro rubato.

Ecco, ieri sera, nel ricordare il generale, onore e vanto non soltanto dell’Arma, ma di tutti gli italiani onesti, c’erano loro, gli “ultimi”, e molti amici, civili e carabinieri, quelli ancora in servizio, ma anche quelli in congedo, quelli che ti dicono sempre che quella divisa ce “l’hanno cucita addosso”.capitano ultimo

A fare gli onori di casa il capitano Ultimo attorniato dai fedelissimi della sua scorta, tutti con il volto nascosto dietro una sorta di gorgiera a dimostrare che la loro lotta contro la criminalità non è ancora terminata e che non bisogna mai abbassare la guardia.

«Vi ringrazio perché siete qui, in una periferia dove devono stare i carabinieri», ha esordito Ultimo. «al confine tra la sopravvivenza e la violenza. Dove c’è l’abbandono, il degrado, i carabinieri devono essere presenti come scudo all’abuso, alla prevaricazione. E queste cose ce le ha insegnate con l’esempio il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ed è per lui che questa sera siamo qui. Lui diceva che la legalità non può esistere al di fuori dell’uguaglianza e della fratellanza, ma bisogna praticarle queste cose e non soltanto parlarne. Bisogna fare».

Uguaglianza e fratellanza dunque, sono questi i capisaldi che il Capitano Ultimo ha ribadito più volte ai numerosi amici accorsi alla tenuta La Mistica.

Sono trascorsi 37 anni da quella notte in cui Cosa Nostra uccise il Generale, la giovane moglie Emanuela Setta Carraro e il poliziotto che lo scortava, Domenica Russo. Dispiace constatare che in questa ricorrenza non c’erano colleghi giornalisti della televisione di stato a dare risalto alla commemorazione.

Infine vale la pena ricordare che per i tre omicidi al maxiprocesso vennero condannati all’ergastolo come mandanti i vertici della Commissione di Cosa Nostra: Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Successivamente nel 2002 quali esecutori dell’attentato furono condannati, anche loro all’ergastolo, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia. Mentre come fiancheggiatori, subirono una condanna a 14 anni Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

capitano ultimoAll’uscita del piazzale dove si è svolta la cerimonia i volontari hanno disegnato un grande cartellone con i volti di Falcone, Ultimo e Borsellino. La scritta diceva: Riina: «chi siete, chi vi manda?» Ultimo: «Ci mandano Falcone e Borsellino».

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