“ERAVAMO LA TERZA C”, IN SCENA L'ENTUSIASMANTE RICORDO DEGLI ANNI FELICI
LA COMMEDIA PIÙ MATURA DEL COMMEDIOGRAFO SALVATORE SCIRÈ DOVE OGNUNO DI NOI TROVERA' IL SUO ALIAS
di Vito Bruschini
12/06/2023
Visto e recensito
Roma. C’è un momento nella vita professionale di uno scrittore in cui certe forze creative magicamente e all’improvviso confluiscono nella creazione di quella che è destinata a diventare l’opera della sua vita.
Sono le energie del cuore, della memoria, dei ricordi più cari, della passione, perché no, anche della nostalgia di un tempo irripetibile, ecco questo concentrato di forze le troviamo nella brillante commedia di Salvatore Scirè che con questa sua opera ha voluto rendere un omaggio particolare alla scuola che lo ha formato culturalmente. L’istituto è l’Ennio Quirino Visconti che negli anni Sessanta (ma ancora oggi) era considerato il liceo classico più rinomato e prestigioso di Roma, tra l’altro il più antico liceo d’Europa, fondato da S. Ignazio de Loyola nel 1583, con il nome di Collegio Romano.
Qualche decennio dopo il diploma i compagni della Terza C decidono di ritrovarsi (chi di noi non l’ha fatto?) e l’incontro darà luogo a un confronto esistenziale sia con i propri antichi compagni, sia con la propria “coscienza” (in carne e ossa interpretata dalla brava Francesca Rasi).
Questa è una delle trovate più brillanti dell’Autore (ma ce ne sono altre) che consente ai nostri protagonisti di rivivere antiche rivalità, ma soprattutto amori sfiorati e perduti ancor prima di nascere per banali equivoci o mancanza di coraggio (esattamente come è accaduto a tutti noi).
Stupendo il ballo dei due compagni (nell’intensa interpretazione di Pierre Bresolin e Antonella Arduini) che finalmente, trent’anni dopo, ballano il lento che non fecero in una lontana estate tornando a dirsi parole d’amore che allora non dissero. Ritornano così a galla piccoli e grandi segreti che tormentarono le giovani vite dei nostri protagonisti.
Alla rimpatriata interviene il bidello dell’epoca (e questa è l’altra bella trovata) con la sua scatola dei ricordi. Una scatola dove ha raccolto tutti i bigliettini, tutti i pensieri e gli oggetti abbandonati dai ragazzi nel cestino o sotto i loro banchi della scuola. Biglietti rivelatori di altri mai svelati segreti.
Ma non vogliamo raccontare troppo perché la commedia riserva sul finale una serie di colpi di scena, che ribalteranno tutto ciò a cui abbiamo assistito fino a quel momento.
La pièce si avvale di una affiatatissima compagnia che con brani musicali dell’epoca (siamo negli anni ‘60/’70) ci accompagna tra momenti di nostalgia e sfrenata allegria all’imprevedibile finale (vale la pena non perderla soltanto per questo intelligente risvolto che naturalmente non riveleremo). Dirompente nel suo personaggio è la simpaticissima Marina Vitolo.
Bravissimi tutti gli altri: Carlo Capolino, Laura Giannotta, Federica Mora, Giacomo Palmeri, Matilde Tursi, Silvano Vecchio e Stefano Scaramuzzino, che ha emozionato gli amici (e il pubblico) con il brano di Gino Paoli “E m’innamorerai”.
La regia è dello stesso autore e le coreografie sono state curate da Valeria Palmacci. La commedia, andata in scena al Teatro Tirso de Molina, speriamo che venga ripresa la prossima stagione perché non è possibile perderla.
Sono le energie del cuore, della memoria, dei ricordi più cari, della passione, perché no, anche della nostalgia di un tempo irripetibile, ecco questo concentrato di forze le troviamo nella brillante commedia di Salvatore Scirè che con questa sua opera ha voluto rendere un omaggio particolare alla scuola che lo ha formato culturalmente. L’istituto è l’Ennio Quirino Visconti che negli anni Sessanta (ma ancora oggi) era considerato il liceo classico più rinomato e prestigioso di Roma, tra l’altro il più antico liceo d’Europa, fondato da S. Ignazio de Loyola nel 1583, con il nome di Collegio Romano.
Qualche decennio dopo il diploma i compagni della Terza C decidono di ritrovarsi (chi di noi non l’ha fatto?) e l’incontro darà luogo a un confronto esistenziale sia con i propri antichi compagni, sia con la propria “coscienza” (in carne e ossa interpretata dalla brava Francesca Rasi).
Questa è una delle trovate più brillanti dell’Autore (ma ce ne sono altre) che consente ai nostri protagonisti di rivivere antiche rivalità, ma soprattutto amori sfiorati e perduti ancor prima di nascere per banali equivoci o mancanza di coraggio (esattamente come è accaduto a tutti noi).
Stupendo il ballo dei due compagni (nell’intensa interpretazione di Pierre Bresolin e Antonella Arduini) che finalmente, trent’anni dopo, ballano il lento che non fecero in una lontana estate tornando a dirsi parole d’amore che allora non dissero. Ritornano così a galla piccoli e grandi segreti che tormentarono le giovani vite dei nostri protagonisti.
Alla rimpatriata interviene il bidello dell’epoca (e questa è l’altra bella trovata) con la sua scatola dei ricordi. Una scatola dove ha raccolto tutti i bigliettini, tutti i pensieri e gli oggetti abbandonati dai ragazzi nel cestino o sotto i loro banchi della scuola. Biglietti rivelatori di altri mai svelati segreti.
Ma non vogliamo raccontare troppo perché la commedia riserva sul finale una serie di colpi di scena, che ribalteranno tutto ciò a cui abbiamo assistito fino a quel momento.
La pièce si avvale di una affiatatissima compagnia che con brani musicali dell’epoca (siamo negli anni ‘60/’70) ci accompagna tra momenti di nostalgia e sfrenata allegria all’imprevedibile finale (vale la pena non perderla soltanto per questo intelligente risvolto che naturalmente non riveleremo). Dirompente nel suo personaggio è la simpaticissima Marina Vitolo.
Bravissimi tutti gli altri: Carlo Capolino, Laura Giannotta, Federica Mora, Giacomo Palmeri, Matilde Tursi, Silvano Vecchio e Stefano Scaramuzzino, che ha emozionato gli amici (e il pubblico) con il brano di Gino Paoli “E m’innamorerai”.
La regia è dello stesso autore e le coreografie sono state curate da Valeria Palmacci. La commedia, andata in scena al Teatro Tirso de Molina, speriamo che venga ripresa la prossima stagione perché non è possibile perderla.