È MATTO O CATTIVO CHI UCCIDE? LA RISPOSTA NEL PRIMO NOIR DI CORRADO DE ROSA

INDAGINE SULLA GENERAZIONE DEI QUARANTENNI DI ANTONIO COSTANZA, LO PSICHIATRA NATO DALLA PENNA DI DE ROSA -

di Cristina Marra 16/04/2018
Letto e recensito
Corrado de rosaREGGIO CLABRIA. L'esordio narrativo di Corrado De Rosa è una commedia nera che punta lo sguardo sulla generazione dei quarantenni impigliata in una rete di dubbi, ansie, situazioni in sospeso, quella a cui appartiene il protagonista, Antonio Costanza, psichiatra salernitano e consulente del Tribunale per i crimini violenti.

Due anziane prostitute vengono brutalmente uccise e Costanza, tra mille impegni familiari, l'ex moglie che vuole rifarsi una vita sentimentale, il figlio che cresce e fa le sue scelte, gli amici di sempre che lo sostengono, ma non sempre gli stanno dietro, si sente un uomo profondamente irrisolto che subisce i mutamenti sociali e quelli del microcosmo dei suoi affetti. Antonio Costanza rimane imbrigliato nel passato e impigliato in una ragnatela rassicurante, ma limitante. Gli omicidi attribuiti a un killer seriale richiedono la sua collaborazione e la perizia psichiatrica sul sospettato.

De Rosa racconta con leggerezza espressiva e una miscela narrativa che dosa comicità, ironia, amarezza e malinconia una gran bella storia, una fetta di vita nostra Italia che Costanza osserva  con pigrizia ma mettendo in moto e sfrecciando sulla sua Vespa PX 200.

Dai saggi al romanzo. Cosa ti ha spinto a dedicarti alla narrativa?

La possibilità di affrontare, dall’angolo di visuale del romanzo, uno dei temi attorno a cui ruota gran parte del mio lavoro di psichiatra: cosa si nasconde dietro un crimine? Chi uccide è matto o cattivo?
 
Il titolo può anche essere interpretato come il sonno, il non guardare dell'uomo rispetto al male, il compiere un crimine quasi ad occhi chiusi?

Si. Il sonno è una sottotraccia del romanzo: il rifugio di Antonio Costanza e il miraggio dei “cattivi”.
 
Uno psichiatra e una giornalista, entrambi indagano su un crimine e su chi lo ha commesso con metodi e obiettivi diversi, l'indagine istituzionale resta in secondo piano?

L’indagine è psicologica. Il tentativo è stato portare il lettore nel mio campo. Non chi è stato, ma perché un uomo può arrivare a tanto.
 
Il dottor Costanza ha un rapporto forte con i suoi pazienti, quanto di De Rosa psichiatra c'è in Antonio Costanza?

Pochissimo. A parte la professione, naturalmente. E la passione per il calcio. 
 
I legami: da quelli sentimentali a quelli amicali sono fortemente evidenti nella storia che non tralascia neanche i rapporti padre figlio. Costanza ha 40 anni ed ha tanto da risolvere e capire della sua vita e delle sue scelte, è l'esponente di una generazione che vive diversi disagi?

Antonio è un indolente, uno che pensa che la pigrizia sia una virtù. Uno che nel suo lavoro è molto bravo, ma che nella vita è un irrisolto. Come tanti suoi rappresentanti della generazione dei quarantenni di oggi.
 
Donne vittime e donne in carriera, oltre a Costanza sono i personaggi femminili a emergere nel romanzo?

Direi di sì. Sara, la ex compagna di Antonio, è il suo contraltare perfetto: la vera donna con la testa sulle spalle. Laura, la giornalista, è una combattente, una donna curiosa, è una che non si accontenta. La dottoressa Crisci, il PM a cui sono affidati i casi, è una che sa tornare sui suoi passi.
 
Antonio Costanza ha la passione per gli amari e teme i cani di taglia piccola, che altre manie o fobie ha Costanza?de rosa

Antonio è un coacervo di manie! È scaramantico, sociopatico, vagamente antisociale, molto narcisista, decisamente ossessivo.
 
C’è tanta musica nel libro, come hai scelto i brani che hai citato?

Le passioni musicali riflettono spesso la personalità di chi le coltiva. Elvezio, il barbiere del romanzo, è un uomo fuori tempo. Volevo che il suo salone fosse invaso da musica anni Settanta. Teresa Capone, la collega di Antonio, è donna da passioni forti e che va fino in fondo nelle cose. È una feticista dei Pink Floyd. E così via.
 
Ironia e malinconia è con questo mix che fai affrontare a Costanza i suoi dubbi?

Ci provo. L’ironia è una chiave di lettura della vita. Ti aiuta ad affrontare meglio situazioni da cui, altrimenti, rischi di uscire con le ossa rotte. Nel libro ci ho giocato molto, in effetti. Antonio, però, è un inquieto, uno che almeno in superficie cerca di distaccarsi il più possibile da tutto. E rischia spesso di accartocciarsi nel sarcasmo.
 
Sei l'autore esordiente di una collana che vanta grandi nomi del noir italiano, come ti senti a far parte del gruppo e che rapporto hai con i tuoi colleghi scrittori? 

Sono un lettore seriale, per cui essere in catalogo con autori che leggo abitualmente mi onora e mi imbarazza. Mi sento come un calciatore della primavera che si allena in prima .
 
LA CITAZIONE MEMORABILE
«Antonio è un coacervo di manie! È scaramantico, sociopatico, vagamente antisociale, molto narcisista, decisamente ossessivo».

Corrado De Rosa
“L'uomo che dorme”
Rizzoli Editore
Euro 17,00

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