“SICILIANO PER CASO?” GIANFRANCO JANNUZZO RACCONTA LE SUE RADICI

AL GOLDEN DI ROMA, UN AFFASCINANTE MONOLOGO, CARICO DI NOSTALGIA E RICCO DI COLORE.

di Salvatore Scirè 20/01/2020
Recensione teatrale
gianfranco jannuzzo sicilianoRoma. Debbo dire che da siciliano, anche se totalmente “romanizzato”, mi commuove sempre sentir parlare della Sicilia.  Specialmente se si tratta di quella Sicilia di altri tempi, in parte raccontatami da mio padre, “musicante e mandolinista”, in parte affiorante ancora dalla palude dei ricordi che a volta si dirada nei miei pensieri, dispersa nelle immagini sfocate di un bambino di 4 anni.

Proprio questi ricordi ha stimolato la preziosa performance di Gianfranco Jannuzzo, la quale ha la forma di un affascinante monologo, carico di nostalgia e ricco di colore, che ci riporta indietro nel tempo, con l’ausilio di una scenografia semplice: la colorita porta del Bar Alba, punto di ritrovo dei ragazzi di Saponara Marittima,  in provincia di Messina, e una “Madunnuzza” incassata in un’edicola votiva. Al centro, uno schermo, dove vengono proiettate antiche foto (molte delle quali sono proprio foto di famiglia del bravissimo attore agrigentino).

E così, partendo idealmente da questo paesotto del messinese dal nome immaginifico, Jannuzzo ci racconta la storia di un siciliano tipo, tale Giovannino Pattarizzuti, precariamente muratore, di famiglia povera – genitori, 12 fratelli, più un nonno minotauro, metà uomo e metà sedia, e una nonna piuttosto energica, soprannominata Gengis Khan! – Però, la nonna organizzava gite in pullman alla Madonna Nera di Tindari, e durante il viaggio organizzava la recita del rosario, che a poco a poco diventava una specie di Novella 2000 del paese! Divertentissimo il passaggio naturale dalla preghiera al pettegolezzo e alla notizia piccante!  Storie di corna alternate ad “avemaria e gloriapatri”.

Ovviamente, al Bar Alba si parlava di donne, i giovanotti “ardevano” di strane e inconfessabili voglie, ma una ragazza si poteva solo guardare da lontano (la celebre “taliata”!), salvo un inatteso colpo di fortuna. E infatti, Giovannino, una volta, capita per lavoro in casa del sindaco, la cui moglie, ben messa in carne, si trovava in notevole... “arretrato”. Ma la bella vita durò poco: purtroppo esistevano le lettere anonime e il sindaco “cornuto” si presentò armato di fucile. Per fortuna, un rapido calcolo di quanti elettori avrebbe perso uccidendo i due fedifraghi, fa si che la vita era salva, ma Giovannini dovette lasciare subito il paese.

E così il nostro eroe inizia a girovagare per l’Italia, in cerca di lavoro, dalla Calabria a Napoli, da Milano a Roma, in un racconto sempre brillante, colto, raffinato.
Se è vero che il racconto ci illustra la Sicilia del passato, quella della cultura antica, degli anziani cantastorie, dei picciotti malinconici, delle campagne assolate, con altrettanta efficacia Jannuzzo ci fa rivivere il fatalismo dei calabresi, la immediata spontaneità dei napoletani, il pragmatismo nordico.

In definitiva, abbiamo assistito a uno spettacolo di livello, che riesce a fondere comicità e cultura, sentimento e nostalgia, scritto piacevolmente da Roberto D’Alessandro e Andrea Lolli.
Uno spettacolo che consigliamo a tutti, siciliani e non!
 
 fino al 2 febbraio 2020
Teatro Golden
Via Taranto, 36 - Roma
Info: tel. 06.70493826 –  www.teatrogolden.it    

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