“PREMIATA PASTICCERIA BELLAVISTA”, COMMEDIA SCRITTA DA VINCENZO SALEMME
AL SALA UMBERTO CON FRANCESCO DI LEVA • ADRIANO PANTALEO • GIUSEPPE GAUDINO
SALVATORE SCIRE'
28/04/2025
VISTO E RECENSITO

Stiamo parlando di “Premiata Pasticceria Bellavista”, un lavoro messo in scena dalla Compagnia Nest di Napoli, sotto l’attenta regia di Giuseppe Miale Di Mauro, realizzando un piacevole acquerello, tra l’altro impreziosito anche da alcune canzoni.
La trama è un classico: i fratelli Ermanno e Giuditta Bellavista sono i proprietari di una pasticceria annessa alla loro casa ed ereditata dal padre. Al piano di sopra vive la madre, sofferente di diabete e pressione alta.
Ermanno ha una relazione segreta con Romina, (che non vede l’ora di ufficializzare il fidanzamento, cui si oppone la madre) ma allo stesso tempo il giovanotto si diverte a giocare con le procace Rosa, una dipendente della pasticceria.

Anche la sorella Giuditta, peraltro, ha una relazione segreta con Aldo, un pasticcere alle dipendenze dei Bellavista, che però non è affatto innamorato di Giuditta ma mira alle sue ricchezze. Anzi, ha pure qualche amicizia “strana”...
Il meccanismo comico vero e proprio scatta quando si scopre che Ermanno, tre mesi prima, è stato sottoposto a trapianto di cornea. E gli occhi, erano stati prelevati da un tale Carmine, un barbone entrato in coma dopo un incidente automobilistico e ritenuto morto. Purtroppo, un giorno si presenta in pasticceria proprio il barbone Carmine, che si è miracolosamente riporeso, ma ritrovandosi cieco. Non solo, ma si presenta accompagnato da due curiosi personaggi: Memoria e Gelsomina, una specie di compagna, pretendendo la restituzione dei suoi occhi oppure di installarsi in pasticceria, visto che ormai erano diventati “una sola cosa”: vedevano il mondo con gli stessi occhi!
Ovviamente il paradossale si trasforma in commedia: oltre all’exploit di Carmine, assistiamo a straordinari pezzi di bravura di Memoria e a una vivace presenza di Gelsomina: Ermanno e Giuditta non sanno che pesci prendere, mentre l’ingombrante presenza della madre malata li rimprovera attraverso un curioso citofono, minacciando di diseredarli. A questo punto, sarò proprio Carmine, il cieco, che tenterà di trovare una soluzione definitiva per tutto! Ma altro non vi diciamo per correttezza. Pensiamo che uno spettacolo così carino ritornerà presto in scena, a Roma e non solo. Interessanti le note di regia, che ci aiutano a capire meglio l’essenza della commedia:
“Ci bastano gli occhi per guardare la vita? Premiata Pasticceria Bellavista racconta la differenza tra guardare e vedere. Una storia di cecità, di uomini e donne incapaci di osservare la vita e il mondo che li circonda. Il racconto di una condizione sociale e culturale in cui ogni personaggio della commedia è incapace di affrontare il percorso che la vita gli ha messo di fronte e agisce fingendo di non vedere. Non a caso arriverà proprio un cieco ad aprire gli occhi di tutti e metterli al cospetto della verità che nessuno di loro ha il coraggio di dire e dirsi. Paradosso Kafkiano che Salemme dipana lungo tutta la commedia con la sua penna ispirata fatta di battute fulminanti e tirate esistenziali che mettono in risalto un mondo ipocrita e vigliacco, guidato da una voce che viene dall’alto, la voce di una madre, figura creatrice come quella di Dio. Una commedia in cui si ride a crepapelle anche se non ci sarebbe molto da ridere.”

Giuseppe Gaudino, nella parte di Ermanno, è perfetto nel ruolo che oscilla tra il playboy e il fratello dubbioso, ma che ha una carta in più: infatti canta e suona egregiamente la chitarra. Nel ruolo della sorella Giuditta dà il meglio di sé Viviana Cangiano, frizzante, incisiva e vivace, mentre Francesco Di Leva è molto abile nel ruolo di Aldo, il fidanzato interessato ai suoi soldi e dalle dubbie amicizie: bravo anche nell’interpretare Che Bambola (il celebre brano di Fred Buscaglione) .
Energica ed espressiva risulta Dolores Gianoli, nel ruolo di Romina fidanzata segreta che smania dalla voglia di ufficializzare. Per completare la “sezione” pasticceria, una particolare menzione ad Alessandra Mantice, nella parte della procace e seducente Rosa (non a caso inciucia con Ermanno e con Aldo!!!!!!), peraltro capace di esibirsi in numeri impensabili, come un acuto cinguettare con la gola!
Passiamo ora, al resto della compagnia: Adriano Pantaleo è impeccabile nel ruolo di Carmine: ironico e graffiante, spesso cinico, ma dalla mente fervida e pronta a cercare una soluzione al grosso problema che incombe su tutti. Del suo terzetto fa parte il poliedrico Stefano Miglio, nei panni di Memoria, che alla minima occasione si scatena in numeri imprevisti, sciorinando una forte padronanza di dialetti, cui associa una mimica efficace e tamburellante. E infine Federica Carruba Toscano interpreta Gelsomina, la ragazza romantica e sognatrice venuta da Sassuolo innamorata di Carmine! Un pizzico di Emilia-Romagna ci sta sempre bene.
La regia di Giuseppe Miale Di Mauro ha saputo imprimere un buon ritmo a tutta la struttura drammaturgica, ben sfruttandone la vis comica in ogni sua potenzialità. Forse qualche passaggio meriterebbe di essere leggermente asciugato, ma nel complesso lo spettacolo funziona agilmente e soprattutto piace.Il pubblico si è dimostrato molto soddisfatto e divertito.
Ricordiamo le scene di Luigi Ferrigno e i costumi di Chiara Aversano.
In altre parole, un titolo da tenere a mente! Ritornerà di sicuro, secondo noi! Ideale per una serata diversa e spensierata!
di Salvatore Scirè
fino al 27 aprile 2025
SALA UMBERTO Via della Mercede, 50, 00187 Roma
Info: 06.87606075 - prenotazioni@salaumberto.com