“MALALAI”, UN’EROINA CHE RIMARRÀ NEI NOSTRI CUORI, DI ORTENSIA VISCONTI.

IL RACCONTO DI UNA FUGA DA KABUL A ROMA,COME RISCATTO DI TUTTE LE DONNE AFGHANE

di Cristina Marra 28/02/2020
Recensione
malalaiReggio Calabria. Malalai è una ragazza in fuga, ha diciassette anni e scappa da Kabul pe raggiungere l’Italia, ha un nome importante, lo stesso dell’eroina che nel 1880 aveva combattuto contro gli inglesi nella seconda invasione afghana e aveva incoraggiato e incitato i soldati al suono di poesie. L’eroina è sepolta con i martiri ed è qualcosa di unico per una donna afghana, e Malalai, la protagonista dell’omonimo romanzo di Ortensia Visconti, di eroico sembra non possedere nulla fino a quando si riscopre, si mette addosso una identità nascosta, si sente di appartenere a un mondo anche se non sempre aderente con le sue tradizioni e la sua formazione culturale.

Reporter di guerra in Algeria, Iraq e Afghanistan, fotografa per il Washington Post, Ortensia Visconti è anche una narratrice attenta e sensibile che racconta la storia del viaggio-fuga di una giovane donna che diventa ricerca di identità, integrazione, accettazione e appartenenza. Ortensia si cala nella vita di Malalai cresciuta senza madre ma che in ogni situazione, luogo o donna che incontra la ritrova in un sorriso, una parola, uno sguardo.

Le paure, le esperienze, gli incontri fatti e provati in Afghanistan l’autrice se li porta addosso e attraverso le vicende della sua protagonista tesse le esistenze di due donne, madre e figlia, Bibi e Malalai, che si sono sfiorate per pochi mesi per poi distaccarsi per sempre.

Bibi è stata un’anticonformista, una donna moderna per il suo territorio, un femminista islamica, una figura inusuale sotto i talebani. L’autrice la svela a piccoli pezzi, come in un gioco a incastro di schegge e tasselli messi insieme durante il viaggio- indagine di Malalai per raggiungere le coste italiane e Roma.

Cerca verità sul passato che ha inevitabili ripercussioni sul suo presente. Sul mare Malalai è stipata su un mercantile e poi su un gommone in mezzo ad altri corpi, ad altre vite che galleggiano sull’acqua con la speranza di non toccare mai quel fondo senza risalita. I suoi compagni sono uomini e donne sofferenti, violati, mortificati che sognano di ripartire, di ricominciare a vivere e uno di essi fa capolino nel mondo con gli occhi già chiusi per essere consegnato nella culla eterna che sarà per lui il mare.

Questa è la sorte capitata al piccolo Bedlu, figlio di Kira, una madre in lutto privata del suo neonato ancora prima di toccare terra. Malalai osserva, patisce stringe i denti e serra i pugni per andare avanti e si aggrappa a Zara in cui ricerca un fiato, un gesto materni come era successo a Zabul con la mamma di Faisal il figlio del fattore, da lei “si faceva coccolare fingendo che Fatma fosse la sua vera madre”.

L’autrice ricostruisce l’infanzia di Malalai, i suoi affetti, le sue amicizie, le sue mancanze e la libertà prima dell’arrivo di talebani e ricorda “la favola del bambino che col suo aquilone vuole raggiungere la luna. Non ci riuscirà mai, però diventerà il più grande lanciatore di aquiloni di tutta Kabul”. La presenza della madre prende corpo piano piano e quell’assenza diventa conoscenza della donna la cui vita è sempre stata un enigma “una madre che pretendeva di pregare con gli uomini, una madre piena d’idee è inutile se poi ti lascia affrontare il mondo da sola”.

L’identità della madre, la sua memoria, le sue scelte e le sue imprese diventano nel romanzo non solo ricostruzione di orgoglio nazionale ma voglia di appartenenza al mondo senza barriere culturali e obblighi politici o sociali e religiosi.  Malalai supera ostacoli e va dritta al suo obiettivo che è quello di incontrare il “maestro” amico del padre, artista e studioso eccentrico che vive in via Margutta dove si sentono “richiami amorevoli simili alle grida di Kabul”.

Da quel luogo e da quella casa Malalai si cura, si reinventa e si appiglia di nuovo a un libro come le era successo durante la traversata. Lutto, esilio, convalescenza, la fanno sembrare simile a un “merlo che ritorna sul balcone e resta in attesa guardando altrove” e quel libro insieme a documenti e memorie e saranno la sua àncora di salvezza. Si aggrappa alle pagine, ai fogli di carta che come un romanzo raccontano l’origina e la vita della madre e riempiono quei silenzi che si infilavano nelle conversazioni col padre e sarà la lingua e le nuove lingue che impara, come l’italiano a venirle in soccorso “poiché la mia cultura mi marcisce dentro e non parla italiano, non ho testimoni”.

L’autrice utilizza a meraviglia animali simbolici ed evocativi e li paragona alla sua giovane donna coraggiosa. Come l’antenato della balena, Malalai prova ad accettare la sua metamorfosi fatta di conoscenza del passato e accettazione del presente e appropriazione dei sentimenti con l’aiuto del maestro che ”aveva passato la vita  a cercare cose nascoste che alla fine aveva trovato: pezzi di storia rimasti sotterrati, donne e uomini straordinari, spiegazioni esoteriche sulla teoria dell’anima”  si immerge e trattiene il fiato a lungo fino a quando risale in superficie per respirare ancora.  

INCIPIT “E’ scomparso, l’orizzonte. Cielo e mare si mischiano nell’oscurità che si stringe intorno, sempre più cupa. Il vento flagella le onde che schizzano, facendo tremare le gambe anchilosate dai crampi e dal freddo”

TITOLO MALALAI
AUTORE ORTENSIA VISCONTI
EDITORE RIZZOLI
PREZZO EURO 19,00
 
 

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