L’INTERVISTA DI CRISTINA MARRA A GIANLUCA LIONI, AUTORE DE “LA PROCESSIONE DEI FANTASMI”

GARIBALDI COINVOLTO IN UN ORIGINALISSIMO GIALLO STORICO.

di Cristina Marra 19/10/2020
Le interviste di Cristina
giancarlo lioniReggio Calabria. La Maddalena nel 1864 “era diventata meta di un costante pellegrinaggio: vecchi amici, commilitoni, scrittori, politici, cospiratori, aristocratici, agenti segreti, sognatori e avventurieri provenienti da ogni parte del mondo si recavano in visita all’Eroe”.

Da Garibaldi alla fine del mese di gennaio, arriva anche l’anarchico Bakunin, e nel frattempo avviene qualche crimine che la gente del luogo associa a un’antica superstizione. In questo clima celebrativo e marinaro Gianluca Lioni ambienta il suo primo giallo storico “La processione dei fantasmi”(Tre60) , la prima indagine del maresciallo Tanchis, un romanzo che indaga un territorio, uno spaccato di Storia e pone in evidenza un personaggio come Giuseppe Garibaldi che tra verità e finzione viene coinvolto in una investigazione che sa di mistero e dicerìa.

L'isola de La Maddalena di Gianluca Lioni, giornalista e già autore di “I grandi discorsi che hanno cambiato la Storia” insieme a Michele Fina, è quella che vedono con gli occhi di un maresciallo disilluso ma ancora pronto ad agire per il bene e la sicurezza comuni. La morte di Loriga, proprietario di un emporio, scuote la tranquillità del borgo perché si  apprende che la vittima in  carne e ossa aveva raccontato, ubriaco e  nello scherno generale, di aver assistito alla Réula, rito e parole che portano sfortuna  essendo la Rèula “un macabro corteo portatore di sventura” e morte.

Una superstizione che attira la curiosità dl vecchio Daniel Robert,s settantenne inglese, ex ufficiale della Marina, amico dei poeti Shelley e Byron, che vive da oltre venti anni a La Maddalena. Cosa ha causato la morte di Loriga e ci saranno davvero altri decessi? Questa e altre sono le domande che tormentano Roberts e che ben presto saranno le stesse che si pone il maresciallo Tanchis. Mentre Bakunin sta “incontrando una leggenda.

Una vita quella del Generale che sembrava partorita dalla vita del suo amico Alexandre Dumas per un romanzo di cappa e spada
” e Roberts di notte è spesso preda di ricordi dolorosi di “pallidi miraggi: la testa lavorava incessante rievocando altri momenti, scoloriti e tenui come un vecchio acquerello”, la morte non smette di colpire. Inizia una doppia indagine gestita da Tanchis e da Roberts, una coppia che si compensa e che ha come obiettivo comune la verità. Lioni appassiona con la sua scrittura limpida e cristallina e propone un romanzo che lascia tantissimo spazio alla Storia senza trascurare la finzione che si insinua senza appesantire la realtà dei fatti e non dimentica di inserire tra i personaggi, una gatta, tenetela d’occhio!.
 
Gianluca nel tuo romanzo, mescoli brillantemente Storia, crimini e superstizioni. Da quale di questi elementi parte l'idea del romanzo? Giancarlo lioni
 
Si tratta di tre ingredienti che si mescolano nel romanzo, spero rendendolo sapido al punto giusto. Nella ricostruzione storica e nel riportare la superstizione popolare della Reula  ho cercato di rimanere il più possibile fedele alle fonti, mentre il crimine, l’omicidio, è frutto esclusivamente della mia fantasia.  
 
Le indagini istituzionali sui delitti condotte da Tanchis e dalla sua squadra si intersecano con quelle personale di Roberts. Il doppio piano investigativo vede collaborare Roberts e Tanchis a cui dedichi la serialità. Quanto sono diversi e in cosa sono simili? 
 
Roberts e Tanchis sono due personaggi realmente esistiti, che loro malgrado ho reinventato nella finzione letteraria. Roberts, era effettivamente un ex capitano della marina inglese, amico di Byron e Shelley, che si ritirò a vivere a La Maddalena. Era colto e brillante e ho scelto di trasformarlo nell’incarnazione del metodo deduttivo, quello del giallo “tradizionale” alla Sherlock. Il maresciallo Tanchis, invece è uno di noi, senza “super-poteri”. Vive in un’isola e non sa nuotare, l’ho immaginato disincantato, pigro, allergico alla retorica ma saldo nei principi.  Animato però da buon senso e ragionevolezza, doti che spesso rappresentano una bussola più preziosa della fredda logica. Il primo insegue i guai, il secondo vorrebbe sfuggirli. Sono accomunati da una certa insofferenza verso i prepotenti.  
 
 Racconti La Maddalena con i suoi paesaggi, i riti marinari, la sua gente. Perchè hai scelto il genere giallo per raccontare il territorio? 
 
Tu che sei una profonda conoscitrice del genere, sai bene quanto il giallo possa essere straordinariamente versatile. Gli indizi, i sospetti, l’indagine, il famoso Whodunit anglosassone ma anche la possibilità di raccontare luci ed ombre dell’animo umano, di approfondire i personaggi, di restituire in filigrana contraddizioni e dinamiche della società. Ho pensato che il sapore esotico e misterioso potesse essere trovato non per forza in lidi lontani ma in un’isola del Mediterraneo, dove in molti ogni estate trascorrono le vacanze, compiendo però un tuffo nel passato.  Nel 1864, nell’Italia appena unificata. E ho cercato di farlo senza prendermi troppo sul serio, con un filo di ironia. Mi sono divertito a scrivere e spero possa divertirsi anche il lettore.  
 
 La Maddalena ti è familiare, come hai proceduto al lavoro di ricerca? 
 
Ho compulsato decine e decine di libri di storia nazionale e locale. Del resto ho scelto di ambientare il romanzo nel 1864 a la Maddalena proprio perché per una serie di congiunzioni astrali, in quell’epoca, in questa piccola isola la Storia con la maiuscola si è intrecciata con le piccole storie di paese. Era un crocevia, un piccolo melting pot tra la Sardegna e la Corsica, un pò colonia e un pò Tortuga.  Poi si sa, le isole sono mondi a parte, luoghi della geografia ma anche dell’immaginario.  
 
Garibaldi lo proponi in una versione inedita, è l'Eroe ritratto nei momenti di relax? 
 
Garibaldi ha vissuto a Caprera per 25 anni, tra una avventura e l’altra ritornava sempre nel suo “buen retiro”.  Ma dopo l’impresa dei Mille l’isola divenne meta di un costante pellegrinaggio: vecchi amici, commilitoni, scrittori, politici, cospiratori, aristocratici, agenti segreti, sognatori e avventurieri da ogni parte del mondo si recavano in visita all’Eroe. E trovavano un Garibaldi diverso, quotidiano, che zappava, sarchiava, pescava. E’ questo il Garibaldi della “Processione dei Fantasmi”. 
 
Avevi già in mente la serialità quando hai scritto di Tanchis? 
 
Diciamo che già questa in prima storia sono sparsi qua e là, semi che potrebbero svilupparsi in futuro. Nel momento stesso in cui scrivevo, avvertivo la consapevolezza che fossero piste e sentieri che meritavano un ulteriore seguito. 
 
Sei giornalista ma anche grande lettore, hai autori di riferimento? 
 
Ho cercato di non seguire modelli, l’eventuale inadeguatezza è tutta farina del mio sacco.  Ma come lettore sono vorace e curioso. Nei gialli amo i classici, Conan Doyle, Chesterton, la Christie, Simenon e leggo volentieri gli italiani, maestri come Camilleri, Lucarelli, De Giovanni, De Cataldo, Fois, Carlotto.  
 
Il tuo giallo storico è molto attuale, esistono ancora superstizioni tanto radicate? 
 
Viviamo il tempo della rivoluzione digitale, nella bolla del web possono riproporsi dinamiche simili. Il sonno della ragione lascia spazio alle nuove superstizioni, non meno inquietanti, forse più pericolose:  bufale e fake news. 

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