LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DELL’ATIP AL PRESIDENTE.DEL CONSIGLIO

A SEGUIRE IL COMMENTO DI SALVATORE SCIRE’ AL DISINTERESSE PER LA CULTURA DEI NOSTRI GOVERNANTI

Global Press Italia 28/10/2020
Covid 19
COVID-Roma, 26 Ottobre 2020 

  Al Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte
- Al Ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo On. Dario Franceschini;
- Al Ministro della Salute On. Roberto Speranza;
- Al Commissario per l’emergenza Dott. Angelo Borrelli;
- Al Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Dott. Agostino Miozzo;
Loro Sedi
 
Oggetto: Il nuovo DPCM emanato in data 24 Ottobre u.s. desta sconcerto e delusione nel settore dei lavoratori e delle Imprese dello Spettacolo dal Vivo Privato.
 
Nonostante i ripetuti accorati appelli rivolti alle Istituzioni attraverso ogni forma di comunicazione pacata e responsabile, il settore dello Spettacolo dal Vivo Privato sta subendo un’ennesima battuta d’arresto che potrebbe rivelarsi fatale per la sopravvivenza stessa dell’intero comparto.
 
Nella assoluta consapevolezza che l’emergenza sanitaria sia concreta, preoccupante e vada quindi affrontata con forza e determinazione, le Imprese che producono e organizzano Spettacoli dal vivo si sono adoperate con ogni mezzo, anche affrontando serie difficoltà di liquidità, affinché i propri spazi e le proprie attività fossero altamente rispondenti ai criteri indicati dal Governo attraverso il proprio organo consultivo (CTS).
 
Diamo atto al Governo di aver cercato di sostenere il settore annunciando sussidi e fondi di ristoro all’intero Settore della Cultura. Tuttavia rileviamo che la maggior parte dei fondi sono stati destinati al Cinema e alle Istituzioni Teatrali di carattere Pubblico, riservando parti marginali di intervento alle Imprese Private.
 
ATIP, unendosi al coro unanime della protesta di queste ore, chiede a gran voce di poter continuare a svolgere il proprio lavoro con serietà e rispetto delle regole, salvaguardia della salute e dell’incolumità dei propri lavoratori nonché del proprio pubblico, e invita formalmente gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico, nonché  gli On.li Ministri Franceschini e Speranza, a fare visita ai nostri locali per accertarsi di persona dell’alto livello di sicurezza garantito, affinché possano rivedere con sollecitudine il provvedimento emanato: non ci sarà una seconda chiamata se oggi si vanificherà lo sforzo compiuto dalle nostre Imprese per la ripartenza –seppur già ampiamente contingentata- di un bene così prezioso come “la cura della mente e dell’anima” che solo la Cultura sa somministrare.

FIRMATO
Massimo Romeo Piparo

                Presidente ATIP

LA CULTURA È L’HUMUS DI UNA NAZIONE.
 
Ancora una volta è la cultura a pagare un prezzo spropositato. Premesso che io non sono affatto un “negazionista”: anzi, aspetto con ansia il vaccino targato Oxford-Pomezia; premesso che ho cercato di vivere, anzi di convivere con questa terribile vicenda umana, sociale ed economica, che è andata a sommarsi alle altre vicende personali (ma queste sono un’altra faccenda!); e l’ho fatto mantenendo costanti atteggiamenti di prudenza e conseguenti comportamenti.

Tutto ciò premesso, si dà il caso che io, oltre a scrivere di teatro come giornalista, sia anche un drammaturgo: quindi conosco abbastanza bene i meccanismi dei teatri (dai piccoli spazi off a quelli grandi, realtà diverse e distanti, ma vicine e adiacenti, soggette a un continuo processo di osmosi artistica, che favorisce la crescita dei giovani talenti).

E allora, nell’ospitare, sempre con molto piacere ed entusiasmo, le battaglie dell’ATIP e di tutte le altre associazioni di categoria, permettetemi di fare alcune considerazioni sul “danno” che il mondo della cultura sta subendo ingiustamente.

Per onestà intellettuale, voglio aggiungere che non mi sarei voluto trovare nei panni di chi ha dovuto affrontare un’emergenza inimmaginabile e certamente più grande di noi, al momento.  Probabilmente, però, chi decide non conosce i meccanismi del teatro. Sorge il dubbio che i governanti non abbiamo mai messo piede in un teatro.

Preparare uno spettacolo comporta, mediamente, da almeno un mese, fino a tre mesi di prove, serrate, faticose, snervanti. Laddove il debutto è liberatorio e, spesso, ha del miracoloso! Per poi restare in scena una settimana, un mese, quello che sia (dipende dalla capacità economica della produzione (quando c’è….).

Pensate a tutti gli spettacoli che dovevano debuttare in questa prima settimana di “clausura”. Chi può mai “ristorare” la fatica, le emozioni represse, le molle psicologiche inutilmente caricate, la mancata gratificazione dell’applauso agognato?

Ma scendiamo più terra terra: giustamente, il lockdown primaverile ha sorpreso tutti, governanti in primis.  Poi, a metà maggio, sono iniziate le aperture condizionate. Diciamo che teoricamente i teatri hanno riaperto. Peccato, però, che a fine maggio finisce la stagione e alcuni spazi ospitano appena i saggi delle varie scuole (recitazione, ballo, canto etc.).  Guarda caso – ça va sans dire – pochissimi erano gli spazi in grado di ripartire. Nessuno aveva spettacoli pronti (per il motivo di cui sopra).

Qualcuno ha allestito letture, spettacoli ripresi o semipronti; insomma il mondo teatrale ha cercato soprattutto di “battere un colpo”, per mandare segni di vitalità. Le strutture hanno approfittato della pausa estiva per investire in adeguamenti e lavori, richiesti dalle normative in funzione di sicurezza. 

Essenzialmente lo hanno fatto riducendo la capienza, per garantire la sicurezza degli spettatori e degli artisti, installando barriere in plexiglas; insomma preparandosi  alla ripartenza autunnale. A fine settembre, primi di ottobre,  molti spazi teatrali hanno indetto le tanto attese conferenze stampa di presentazione della prima stagione post Covid. Purtroppo, mancano ancora i grandi teatri (è questa le ferita maggiore). Infatti, hanno dei parametri economici tutti diversi.

Una cosa è metter su uno spettacolo di cabaret, magari un one-man-show, piuttosto che un  musical con 30/40 artisti sul palco. Non le faccio una questione di qualità, mi riferisco unicamente alla difficoltà organizzativa e alla capacità economica, ovviamente.

Finalmente i primi debutti, grande entusiasmo, ed ecco nuovamente la mazzata. E già, perché nel frattempo, alcuni (non pochi, in verità) si sono lasciati andare a movide, a vacanze “billionarie” o proletarie, comunque a eccessi: un’isola Covid free come la Sardegna è stata invasa da “turisti” spesso anche maleducati. E la tendenza è continuata anche dopo nei luoghi di assembramento. E il Governo dov’era?  Giocava a “Tanaliberatutti”, ordinava banchi e sedie con le rotelle, cincischiava, se ne fregava dei mezzi pubblici (vecchia nota dolente): totalmente assente. Ignorando ogni segnale di pericolo sulla seconda ondata. 

Tirando le somme, vediamo che i “ristoratori”, bene o male, durante l’estate hanno lavorato bene, recuperando in parte le perdite del lockdown. I teatri (ma quando dico “teatri” intendo tutto lo spettacolo dal vivo, intendiamoci!) no! Avranno lavorato si e no due settimane; dico due settimane da marzo a ottobre!!!  Ecco perché il mondo della cultura è indignato, arrabbiato, disilluso: oggi, se ci sta un posto relativamente sicuro (parlando di Covid) è il teatro (et similia).

Purtroppo, ormai i buoi sono scappati dalla stalla, la situazione è sfuggita di mano e rischia di diventare incontrollabile: in attesa che “arrivino i nostri”, (ossia la scienza con i suoi passi da gigante, in materia di vaccini e di farmaci antivirali specifici, di cui poco si parla), certamente il mondo della cultura e dello spettacolo non si tirerà indietro e farà, come sempre, i sacrifici che gli vengono dolorosamente richiesti.

Però, chi di dovere, è bene che ascolti anche le voci e le ragioni che si levano anche da questo settore, che è comunque produttivo e che genera lavoro e benessere (materiale e spirituale).

Pubblichiamo con piacere una lettera che l’ATIP (Associazione Teatri Italiani Privati) ha inviato al Presidente Conte ed alle altre Autorità competenti. Oggi il Governo avrebbe dovuto ricevere varie delegazioni, tra cui una rappresentanza dello spettacolo. Vedremo! Ma è fondamentale non dimenticare!
 
di Salvatore Scirè 
 

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