LA CONQUISTA DEL SUD E IL SILENZIO DELLA “SINISTRA” ITALIANA

6) GARIBALDI PROIBI’ IL GIOCO DEL LOTTO PERDENDO LA SIMPATIA DEI NAPOLETANI

di Filippo Russo 15/05/2018
Storia Segreta d'Italia
garibaldi Il 7 di settembre 1860 Garibaldi arrivò a Napoli senza esercito, accolto trionfalmente  dalla sollevazione pacifica del popolo, che era stata spontanea nei quartieri borghesi e sollecitata negli affollati quartieri popolari da poliziotti e camorristi, entrambi al servizio del ministro degli Interni don Liborio Romano.

Il giorno 8 si svegliò alle 2 dopo mezzanotte, con il solito caffè amaro, trovò la città insonne e in festa. Poi però nessun napoletano si arruolò nel suo esercito, e lui coi suoi 15 mila Garibaldini nulla poteva contro i 50 mila soldati di Francesco II, asserragliati in una piccola regione, ma ricca di risorse, tra Gaeta e il Volturno.

Nella situazione di stallo l’ultimo re di Napoli lasciò intendere che si sarebbe accontentato di mantenere la sovranità su una parte dei suoi stati, sul Tirreno le terre a nord del Volturno e sull’Adriatico gli attuali Abruzzo e Molise, ove quelle popolazioni rurali gli restavano fedeli.

Magari fosse stata accolta questa proposta! Ma Vittorio Emanuele voleva sbarazzarsi della concorrenza dinastica di Francesco, mentre Garibaldi e Mazzini rifiutavano di prendere atto della realtà: l’Italia non era pronta per divenire un paese unito, democratico, laico, equo a livello sociale.

Lo stallo militare e politico fu superato quando Napoleone III, esplicitamente, e Francesco Giuseppe, implicitamente, autorizzarono l’invasione dell’esercito del Nord delle Marche e dell’Umbria, poi dell’Abruzzo.

Passato il Tronto, l’avanzata dell’esercito del Cialdini divenne criminale “marcia della morte”, massacro dei rurali in rivolta, bastava aver conservato un ritratto del re Francesco per finire davanti al plotone d’esecuzione.

Garibaldi si giocò la simpatia dei napoletani vietando il gioco del lotto, ma aveva avviato salutari riforme; lotta alla corruzione e ai privilegi dei funzionari pubblici, amnistia per i briganti che deponevano le armi, consegna alle comunità locali delle vaste aree del demanio statale.

I nuovi padroni piemontesi non si sforzarono di capire le necessità del Sud, imposero le loro leggi, favorirono la loro borghesia, smantellando persino i cantieri navali di Napoli.
Nelle città l’inizio di sviluppo industriale venne arrestato, ma commercio ed artigianato trassero anche dei vantaggi, perciò le città rimasero isole di pace sociale, ma nelle zone rurali, la brutalità delle truppe d’occupazione, l’arroganza dei nobili, la perfidia accaparratrice dei borghesi, la disonestà dei funzionari, spinsero i villani alla disperazione ed alla rivolta. E fu massacro. Forse 100 mila morti. Intere aree antropologicamente desertificate.

Ma fu segreto. Fu silenzio. Sì, qualche deputato e qualche giudice denunciò quel che stava accadendo, ma le loro parole non trovarono eco nella stampa e nell’opinione pubblica. Altri, Mazzini e Garibaldi, se avessero parlato, sarebbero stati ascoltati. Tacquero. “Peccato originale” della Sinistra italiana!

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