INTERVISTA A MAROSELLA DI FRANCIA E DANIELA MASTROCINQUE

"LA DONNA CHE VISSE NELLE CITTÀ DI MARE”, APPASSIONANTE SAGA FAMILIARE DEL MERIDIONE LUNGA UN SECOLO

di Cristina Marra 15/03/2023
Le interviste di Cristina
LA DONNA CHE VISSEReggio Calabria. La storia della vita di Costanza Andaloro e della sua famiglia inizia a Messina nel 1904 e continua a Napoli un secolo dopo, è una storia fatta di rinunce, sacrifici, dolori ma anche di conquiste, viaggi e grandi verità. Le autrici, Marosella Di Francia e  Daniela Mastrocinque, non nuove all’esperienza della scrittura a quattro mani, partono da un personaggio realmente vissuto e intessono sapientemente una trama che ripercorre un secolo e rende protagoniste due città del Sud, Messina e Napoli, che diventano lo specchio dell’epoca  e di Costanza che passerà il testimone della sua storia alla giovane Lucilla.
Il terremoto di Messina, i viaggi della speranza verso l’America, il successo del teatro San Carlo, la condizione di una donna indipendente e anticonformista regalano pagine in cui la saga familiare diventa indagine sociale e ricerca di verità nascoste.
 
La storia trae spunto da eventi realmente accaduti. Verità, ricerca, storia e finzione. Com’è stato il vostro lavoro di scrittura a quattro mani?
 
Sì, la storia trae spunto dalla turbolenta vita di Giuseppina Tarro, nonna di Marosella. che fin dalla prima giovinezza dovette affrontare disgrazie e dolori difficilmente sostenibili.
Ma molto, anzi moltissimo è invenzione letteraria e frutto di fantasia, specialmente nella terza parte, quella di Napoli, dove i fatti andarono in tutt’altro modo rispetto a quanto narrato nel romanzo.LA DONNA CHE VISSE
Per dare risalto al racconto è stato necessario naturalmente creare un contesto storico dettagliato e convincente per tutte e tre le città e, a dire la verità, questo non è stato lavoro da poco. Ma era indispensabile e da esso sono nati nuovi personaggi sia di totale fantasia, sia ispirati a persone realmente esistite. Il dott. Vitale, per esempio, è stato creato sulla falsariga della vita di un medico (Vincenzo Sellaro) che si spese molto a New York a quel tempo per cercare di curare gli immigrati italiani. Il personaggio di Giuseppina, l’amica di Costanza, si ispira a Margareth Sanger infermiera scrittrice ed educatrice sessuale pioniera della riproduzione consapevole. E ce ne sono tanti altri ancora, realmente esistiti, che interagiscono con i protagonisti del romanzo.
Quanto alla scrittura a quattro mani, dobbiamo dire che siamo al terzo libro e che il nostro affiatamento ormai è consolidato. Ci è stato di aiuto iniziare con una sceneggiatura che ci ha indicato il giusto metodo di lavoro. Inoltre anche la tecnologia digitale ci ha facilitato il lavoro. Google drive e meet ci hanno permesso di lavorare a distanza con il testo davanti.
Un po' ribelle e anticonformista, Costanza era una donna moderna per l’epoca. Quanto è attuale una figura di donna come lei?
 
Mentre la donna dell’800 si realizza attraverso il matrimonio, agli inizi del 900 le cose iniziano lentamente a cambiare e Costanza che vive in una città cosmopolita, com’era Messina assorbe, anche se in maniera confusa quell’atmosfera. In più l’esperienza americana prima e le vicissitudini anche economiche a Napoli, poi, saranno determinanti per la sua evoluzione di donna. E’ sicuramente una donna ribelle nelle scelte che fa e moderna nella ricerca di un’affermazione di sé che vada al di là del semplice ruolo di moglie e madre.
Costanza e Lucilla vivono in due epoche diverse e sono specchio del loro tempo, cosa le accomuna?
 
LA DONNA CHE VISSELucilla e Costanza in apparenza sono lontane come possono essere due donne che appartengono a secoli diversi, ma hanno in comune più di quanto possa apparire a prima vista: la passione per il proprio lavoro che le rende tenaci. Per entrambe non è solo un modo per procacciarsi da vivere ed essere indipendenti, ma è il mezzo attraverso cui possono acquisire la stima di sé. Lucilla impara dall’esperienza di Costanza a contare sulle proprie forze , a sfidare il mondo e ad amarsi.
“Il mare protegge e ostacola come fa un genitore con i figli”sul mare verso l’America Costanza impara a ascoltare?Le città di mare sono particolari, diverse e oserei dire più ricche, rispetto alle altre. La mutevolezza stessa del mare allena la mente e lo spirito al cambiamento, alla flessibilità. Ci si piega, di fronte alle difficoltà, ma non ci si spezza. Chi è abituato al mare sa che comunque, anche dopo la più grande tempesta, verrà la calma e dal mare prenderà l’energia necessaria per affrontare i marosi della vita. Le due traversate dell’Atlantico faranno maturare in Costanza quel cambiamento di cui forse lei neppure si avvede. Se dopo il primo strappo, appena parte da Messina Costanza “soffre” il mal di mare, in seguito si abbandonerà ad esso assorbendone i movimenti e percependo come rassicurante il suo respiro.
 
 Dalla morte di Jules Verne alla lettura di Little Women, il romanzo è anche un omaggio alla letteratura del tempo? E quanto per Costanza che annota i suoi pensieri sul diario perché “solo mettendo nero su bianco riusciva a guardare la sua vita in maniera distaccata” la scrittura è salvifica?
 
Certamente. Già i nostri libri precedenti erano un omaggio alla letteratura, come Amiche di penna, l’epistolario di Anna Karenina ed Emma Bovary e la sceneggiatura Gli amanti di Parigi, tratta dalle lettere di Abelardo e Eloisa. E’ un tratto connotativo della nostra narrativa. La scrittura, se è sincera, è sempre salvifica e tanto più lo è per Costanza. Il diario ha un ruolo determinante nella vita di C., non solo perché le permette di comprendere meglio se stessa, ma soprattutto perché agevola il suo processo di guarigione. E’ il primo passo che compie per prendersi cura di sé e riprendere il controllo della propria  vita , tenendo a bada sofferenze, paure e dubbi.

CRISTINA MARRA

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